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Il mondo (malato) del calcio

Non seguo lo sport del pallone da anni. Da quando in effetti mi sono reso conto che lo sport era scomparso per lasciare spazio solo a fanatismo, violenza ed isteria collettiva. Non ho mai concepito che una partita debba trasformarsi in una battaglia da guerra civile e sono sempre stato convinto che tali barbarie andassero represse con misure drastiche. Gli inglesi hanno distrutto il movimento hooligan. Da noi siamo arrivati all’omicidio del pre-partita.

Il 5 Ottobre si è giocata una Juventus-Roma che ha avuto un riverbero mediatico enorme. L’accusa: favoritismi del mondo arbitrale alla squadra degli Agnelli.

Il mondo del calcio in Italia è profondamente malato. Vorrebbe rinnovarsi mettendo a capo della FIGC un dirigente prossimo alla pensione. Che follia. Le squadre spendono e spandono soldi in acquisti economicamente insostenibili, trovandosi sempre più indebitate e ricattate dalle bande di facinorosi che si auto-definiscono tifosi. Le squadre annaspano nelle competizioni internazionali e la nazionale è stata spazzata via dagli ultimi due mondiali.

Il calcio va riformato (re)introducendo un’etica persa da troppo tempo. Iniziando dal rispetto delle regole non solo sul campo, ma anche nei bilanci. Ho trovato questo lungo, ma interessante articolo sulla gestione di Lazio e Napoli da parte di Lotito e di De Laurentiis. Tanto odiati dalle rispettive tifoserie – a cui hanno tolto privilegi e soldi – ma che hanno creato realtà economiche capaci di generare utili. Una squadra di calcio della lega professionista deve essere una società che generi utili per la proprietà. Il tempo dei megamiliardari che potevano sperperare in perdita sul loro hobby è tramontato.

In conclusione, che cos’è che vogliono i tifosi col mal di pancia dai loro dirigenti? Di più: più coraggio, più spesa, più trofei. E qui torniamo al discorso della gestione economica. Alle piazze interessa poco lo scudetto del bilancio, cioè il titolo onorifico di essere tra i pochi con i conti a posto.

In un mondo che è cambiato profondamente, in cui i soldi non piovono più sulle squadre per diritto divino, solo così si potrà sperare di tornare ad avere un campionato che restituisca trofei. Al contrario la Serie A si trasformerà in un campionato da oratorio e le nostre squadre man mano scompariranno dal contesto internazionale. Ne parleremo al passato anche se le vedremo ancora annaspare sui campi di calcio prettamente nostrani.

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