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La differenza tra sviluppo e postproduzione di una fotografia

Ho deciso di scrivere questo breve articolo per chiarire una differenza che reputo importante. Quella tra sviluppare un negativo digitale (un file Raw) per ottenere una fotografia (un file jpeg) e l’andare oltre ciò, modificando una fotografia così tanto da renderla un prodotto di arte digitale (photoshopparla come viene spesso detto).

Laguna Colorada at morning

Con la diffusione degli smartphone e delle fotocamere compatte negli ultimi anni tutti hanno preso dimestichezza con il gesto di scattare una foto. Sollevi lo smartphone o la compattina, inquadri la scena, scatti e la foto è bella e pronta. Non che ci sia nulla di male in questo. Una serie di automatismi aiutano chiunque a scattare una bella fotografia. Questa serie di automatismi però comporta che non sia più necessario comprendere il meccanismo dietro la tecnica fotografica. E’ un problema? Normalmente no. Però quando dico a qualcuno che il mio hobby è la fotografia, questa non conoscenza fa si che mi venga posta una domanda breve e diretta: “ma tu utilizzi Photoshop?”. E’ una domanda trabocchetto perché chi te la pone in realtà vuole sapere se quella che vede è una fotografia che anche lui potrebbe scattare o se è una elaborazione fatta al computer che non ha alcun contatto con la realtà. C’è un errore di fondo in questo ragionamento e ne vorrei parlare.

La risposta breve alla domanda è: “si”. Non utilizzo come software il classico Photoshop. Utilizzavo Aperture prima ed ora Lightroom. Ma la sostanza non cambia. Utilizzo un software per lo sviluppo dei negativi digitali ed aggiungo: è ovvio che io lo utilizzi. E’ ovvio perché io sviluppo manualmente i miei file . Al contrario i molti che mi pongono la domanda demandano inconsapevolmente lo sviluppo dei loro negativi digitali al software del loro smartphone o della loro macchina fotografica.

Mi spiego meglio. Quando scattiamo una foto il sensore della macchina fotografica converte la luce in un’informazione digitale. Questa informazione digitale è un file grezzo, non una vera immagine. Corrisponde al famoso negativo dei tempi della pellicola. Il negativo non era una fotografia ma una base da cui sviluppare in camera oscura una fotografia stampata. Se lo guardavate avevate un’idea della fotografia che avreste ottenuto ma finché non passavate per la camera oscura non avreste avuto la vostra fotografia da rimirare e mostrare. Questo negativo digitale è quindi un insieme complesso di dati che viene interpretato dal processore della macchina fotografica e convertito in un file immagine, classicamente un file con estensione jpeg. Il file grezzo, il negativo digitale, detto file RAW, è un file molto corposo, con delle dimensioni rapportabili alla grandezza del vostro sensore. Per esempio con un sensore da 16 Mpx il file Raw sarà di circa 16 Mb. Il file jpeg risultante invece sarà molto più piccolo, spesso della dimensione di 1 Mb o meno. Cos’è successo? E’ successo che il processore della macchina fotografica ha interpretato i dati del file Raw basandosi su due parametri. Uno sono gli algoritmi della casa produttrice e l’altro sono le eventuali correzioni selezionate dall’utente prima dello scatto (le scene panorama, ritratto, ecc presenti nei menu o sulle ghiere). Il risultato è un prodotto finito su cui l’utente potrà apportare minime correzioni. Correzioni minime perché una volta elaborato il file jpeg, il file Raw viene eliminato. Quindi i dati che rimarranno sul file jpeg saranno pochi e se il risultato degli automatismi della macchina o dello smartphone non ci soddisfano, difficilmente potremmo cambiare il risultato.

Le macchine fotografiche più impegnative (bridge, mirrorless, reflex) permettono anche di memorizzare il negativo digitale, il file Raw appunto. Spesso le opzioni a disposizione sono tre: solo jpeg, solo Raw o entrambi. Io personalmente scatto solo in formato Raw. Per cui necessariamente debbo sviluppare questi file per ottenere un jpeg da mostrare. I programmi di elaborazione fotografica possiedono algoritmi per presentare un’immagine che esemplifica il contenuto di un file Raw (torniamo alla similitudine col negativo che potevi guardare per avere un’idea della foto che avresti ottenuto). Per una foto con una buona preproduzione, una foto cioè dove abbiamo avuto cura o possibilità di regolare apertura ed ISO della macchina, questi algoritmi ci presenteranno un’immagine che sarà abbastanza fedele a quello che abbiamo visto con i nostri occhi. In altre situazioni starà a noi regolare i vari parametri (luci, ombre, contrasti, ecc) per ricavare dal negativo digitale il giusto risultato.

Personalmente utilizzo il termine sviluppare le fotografie  per indicare questo lavoro che scelgo di controllare passo passo, mentre relego il termine post produzione  a quelle modifiche più spinte che allontanano molto il prodotto finale da quello che aveva colpito il nostro sguardo durante la fotografia.

Tornando alla domanda di apertura di questo articolo c’è un’altra questione che è opportuno chiarire. Il digitale ha reso meno costose e alla portata di (quasi) tutti delle tecniche che già esistevano ed erano anche molto utilizzate al tempo della pellicola. Compensare le parti sovraesposte o sottoesposte di una fotografia (dodge e burn) è qualcosa che i fotografi analogici hanno sempre fatto in camera oscura. Questo video prodotto da Lynda.com per i 25 anni di Photoshop ci mostra un esempio: [ndr: ci mostrava un esempio, perché con il passaggio della piattaforma Lynda a LinkedIn Learning non è più possibile condividere i loro video promozionali dei corsi. Immagino non sentano il bisogno di pubblicità al di fuori del loro circuito 🤷🏻‍♂️ Comunque ho trovato questo altro video su YouTube che fornisce un esempio di sviluppo della pellicola]

Concludo l’articolo con un’ultima osservazione. Quello che è veramente importante è l’occhio del fotografo più che i mezzi a sua disposizione. Se avrete avuto l’abilità o la pazienza di comporre una scena che trasmetta delle emozioni a chi la guarda, l’ottanta per cento del lavoro sarà già stato fatto. Non c’è software che possa salvare una foto sbagliata. Guardate le fotografie che vi emozionano, chiedetevi come potrebbero essere state scattate e provate a scattarne di simili anche voi. La fotografia è un’arte, un’arte che richiede studio ed applicazione. Ma, come dicevo prima, l’era digitale mette quest’arte alla portata di molti.

Tramonto a Moorea

Ah, dimenticavo: per ottenere una bella fotografia non servono macchine costose. La foto qui sopra la feci con una compattina e mi è sempre piaciuta. E se decidete di comprarvi una reflex ricordate che la cosa più importante non è il corpo macchina ma un buon obiettivo.