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Prism ed il terrore

Durante la Guerra Fredda l’equilibrio tra le due superpotenze, Stati Uniti e URSS, era basato sul deterrente nucleare. Nessuno dei due sarebbe sopravvissuto ad un conflitto termonucleare e quindi i contrasti andavano risolti evitando un confronto diretto.

Edward Snowden

Nel mondo globalizzato di oggi, anche qui con due superpotenze: Stati Uniti e Cina – si, ci sono altri comprimari ma i due maggiori player sono questi – l’equilibrio si mantiene sulla gestione delle informazioni. Dopo aver letto tante lamentele sugli hackeraggi cinesi a danno delle industrie legate alla difesa statunitense, lo scandalo Prism come prima cosa ci insegna che anche adesso viviamo in equilibrio. Come i cinesi forano i firewall di tutto il mondo, così riescono a farlo gli americani. E noi europei – ma soprattutto italiani, visto che addirittura la Svezia ha una normativa sul controllo del traffico dati – ovviamente siamo un vaso di coccio tra vasi di ferro.

In breve con Prism l’NSA copia ed analizza i metadati che transitano per i server delle maggiori aziende tecnologiche americane: Google, Facebook, Apple, ecc. Il tutto in nome della guerra al terrorismo e con la copertura legale del Patrioct Act. Le aziende coinvolte negano qualunque addebito proprio perchè quella legge impone loro il silenzio! Prism mette il governo degli Stati Uniti in grado di collezionare informazioni su una nostra vicenda (politica, economica, militare) nello stesso momento in cui il nostro stesso governo ne verrebbe a conoscenza. In Italia ce ne stiamo preoccupando? Ne stiamo discutendo? Non mi sembra…

ruby-rubacuori

Tempo fa un signore nella carica di Primo Ministro telefonò nottetempo alla questura di Milano per spacciare una marocchina per la nipote di Mubarak. Ne è nato un procedimento giudiziario che è arrivato a sentenza di primo grado con un’ovvia condanna. I politici si dividono sul fatto che l’imputato sia innocente o ingiustamente condannato. Ancora lo debbo vedere uno che condannato dice: è giusto così! I giornali se parlano di Snowden – di Prism già non parlano più – parlano della sua fuga o della fidanzata ballerina che l’ha lasciato. Argomenti rilevantissimi per una nazione piegata da problemi strutturali e da una grave crisi economica.

Letta-Alfano

Cosa ci insegna Prism?

Ci insegna che senza ricerca e sviluppo un paese è condannato all’irrilevanza economica e strategica. E l’Italia non sta messa bene.

Ci insegna che sarebbe ora di smettere di mettere il gossip al primo posto nella nostra agenda politica. Suggerisco magari anche di smettere di votare i soliti partiti e dare fiducia alle piccole startup politiche che stanno nascendo in questi tempi difficili. FARE ne è un esempio.

Ci insegna anche che il defunto Osama Bin Laden una vittoria l’ha ottenuta. Se lo scopo di un terrorista è appunto terrorizzare e quindi modificare lo stile di vita di un popolo, questo è avvenuto. Il Patrioct Act limita le libertà e la privacy degli americani, senza che nè l’integrità territoriale, nè l’operatività del governo degli Stati Uniti venisse intaccata dal seppur tremendo attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono. L’attacco giapponese a Pearl Harbour fu molto più grave come evento e causò una “banale” – mi si passi il termine – dichiarazione di guerra.

Pearl_harbour

E proprio dai giapponesi viene un chiaro esempio di lotta al terrorismo. Lo prova il diverso comportamento del governo nipponico in risposta all’altrettanto tremendo attacco terroristico portato dalla setta Aum Shinrikyo con la diffusione di gas nervino nella metropolitana di Tokyo:

Yet what’s as remarkable as Aum’s potential for mayhem is how little of it, on balance, they actually caused. Don’t misunderstand me: Aum’s crimes were horrific, not merely the terrible subway gassing but their long history of murder, intimidation, extortion, fraud, and exploitation. What they did was unforgivable, and the human cost, devastating. But at no point did Aum Shinrikyo represent an existential threat to Japan or its people. The death toll of Aum was several dozen; again, a terrible human cost, but not an existential threat. At no time was the territorial integrity of Japan threatened. At no time was the operational integrity of the Japanese government threatened. At no time was the day-to-day operation of the Japanese economy meaningfully threatened. The threat to the average Japanese citizen was effectively nil.
Just as important was what the Japanese government and people did not do. They didn’t panic. They didn’t make sweeping changes to their way of life. They didn’t implement a vast system of domestic surveillance. They didn’t suspend basic civil rights. They didn’t begin to capture, torture, and kill without due process. They didn’t, in other words, allow themselves to be terrorized. Instead, they addressed the threat. They investigated and arrested the cult’s leadership. They tried them in civilian courts and earned convictions through due process. They buried their dead. They mourned. And they moved on. In every sense, it was a rational, adult, mature response to a terrible terrorist act, one that remained largely in keeping with liberal democratic ideals.

 

I giapponesi non hanno catturato, torturato o ucciso i terroristi o chi li fiancheggiava. Non gli hanno permesso di terrorizzarli. Hanno indagato, arrestato, processato davanti a tribunali civili e condannato i colpevoli ed i loro fiancheggiatori. Gli Stati Uniti avrebbero ottenuto di più se avessero evitato di farsi prendere dal panico di fronte alla sfida lanciata da Al Qaida.

Adesso sta a noi decidere se continuare ad essere il vaso di coccio o se provare a diventare una nazione di persone adulte e serie.

[considerazioni e link tratti dall’ascolto della puntata 189 di Digitalia]

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