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Dieci anni di passaporto

Si avvicina alla scadenza il mio passaporto. Dieci lunghi anni di viaggi… E’ tempo di rinnovarlo. Il rinnovo di per se è un’operazione burocratica banale. Però… mentre paghi la marca da bollo dal tabaccaio e fai la fila alle poste per il bollettino, la mente si sofferma su quanta strada, quanta vita venga addensata in così poche pagine riempite di timbri e visti.

L’ho sfruttato molto più di quanto avessi mai pensato quando dieci anni fa andai a farmelo rilasciare. Non contando l’Europa, dove per lo più ho viaggiato in paesi dell’Unione, mi ha accompagnato veramente per mezzo mondo. Ho sempre trovato divertente sfogliarne le pagine. Timbri, date, visti. Pezzi di vita, come dicevo prima, fermati nelle forme stilizzate dei loghi e dei vari orpelli diplomatici. Ingressi ed uscite dalle nazioni più diverse: Bolivia, Cile, Australia, Fiji, Botswana, Oman e via dicendo… Ed il pensiero va alla tante persone conosciute durante questi viaggi. A quante di loro sono passate fugacemente nella mia vita ed il cui ricordo è quasi del tutto sbiadito nella mia memoria. Ma soprattutto alle poche, esigue nel numero ma preziose, rimaste a riempire tutt’oggi la mia vita. A quanti luoghi affollati o desolati visti, luoghi assurdamente unici oppure a volte apparentemente ordinari eppure nonostante questo sempre affascinanti. E a quanti posti ancora di là da vedere e a chissà quante persone la cui vita ancora debbo ancora incrociare nei prossimi dieci anni…

Poi penso anche ai tanti spostamenti sottintesi nelle pagine di quel passaporto. Non ho la benché minima idea di quante ore abbia passato in aerei grandi, piccoli ed ancora più piccoli. Rammento però alcune lunghe tratte senza fine. Le quattordici ore da Dubai a Sidney. O le sedici ore da Fiumicino a Buenos Aires, con un noioso scalo tecnico per rifornimento carburante a Rio de Janeiro – un’ora seduti con le cinture allacciate. Rammento distintamente come, quando alla fine atterrai e fui finalmente fuori da quella carlinga, volessi baciare la terra come il vecchio Papa 😂 E come non ripensare alle tante ore passate a guidare una jeep nell’outback australiano? Tremila chilometri con gli occhi colmi dello splendore di un panorama unico: terra rossa, cespugli verdi ed un celo blu cobalto. Bellissimo si, ma così monotono che miglia dopo miglia rischiavi di addormentarti al volante 😂 E lo splendore delle rocce multicolori della cordigliera andina? Tre volte ci sono andato finora, tanto fascino hanno esercitato su di me. Ed i capodanno festeggiati in barca alle Maldive? Quelle volte che arrivi a fine anno con le pile scariche e ti ricarichi con una settimana di mare e snorkeling. O come non ripensare al paradiso? Al mio primo viaggio nel Pacifico, alle Hawaii. L’unico posto – oltre Manhattan – fuori dall’Italia dove ho veramente pensato di potermi fermare a vivere.

Questa qui sotto è la mappa che aggiorno su TripAdvisor, mappa su cui sono appuntate le città dove sono stato. Non so quanto sia accurato il calcolo riportato in calce, comunque sembrerebbe che io abbia già percorso il 23% di questo piccolo pianeta. Piccolo se visto dallo spazio. Piccolo se visto su una mappa. Ma così grande ed affascinante quando lo giri veramente, da sembrarmi infinito.

In vista di iniziare a riempire di timbri e visti le pagine immacolate del nuovo passaporto, ho voluto ripercorrere con delle immagini tutti questi viaggi. E così nella galleria qui sotto troverete una foto, una sola singola fotografia, per ogni nazione il cui timbro o visto sia riportato sul mio vecchio passaporto! La fotografia che più mi ricorda quel viaggio. Guardarle mi ha fatto anche rammentare come sia stato proprio il viaggiare ad avermi fatto scoprire quello che è il mio attuale hobby: la fotografia. Fino al 2010 giravo con una compattina senza pretese, scattavo foto dalle inquadrature improbabili. Neanche vi dico quanti orizzonti storti ho trovato a posteriori in quelle foto o le inquadrature senza senso 😂 Fu nel viaggio in Australia che iniziai a capire che tutto ciò non mi bastava più, che volevo andare oltre e fermare ricordi e visioni in modo più completo. Ricordo bene il disaggio provato nell’avere in mente un’inquadratura dove avrei voluto rendere la profondità di campo… e ritrovarmi in mano un aggeggino di macchinetta fotografica completamente inadatto allo scopo 😬 E così, l’anno successivo, con il viaggio in Argentina, Bolivia e Cile del 2011, grazie alla Nikon D90, risolsi il problema. Quasi una scommessa con me stesso, visto che avevo comprato la reflex neanche due mesi prima della partenza! Una scommessa che sono stato felice di aver affrontato 😄

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