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A Calais

calaisA Calais è un articolo long-form, uno di quei generi nati sul web che tanto si è fatto apprezzare da meritarsi poi l’attenzione degli editori tradizionali. In una quarantina di pagine Emmanuel Carrère ci racconta della Giungla di Calais, di quella favela cresciuta dal nulla dove sono ammassate le anime di migliaia di disperati. Anzi, no. Carrère ce ne dovrebbe parlare, ma tanto lo fanno già in tanti. E allora lui, da scrittore di talento qual’è, non ci parla della condizione dei profughi. Lui preferisce parlarci della città di Calais e dei suoi abitanti. Di quelli che tentano di fare la loro parte per dare dignità ai profughi e a se stessi. Ma anche di quella massa di perdenti che sfogano sui deboli ed i disperati le loro frustrazioni ed i loro fallimenti.

Non è una presa di posizione preconcetta. Carrère intervista tutti, gira dappertutto. Fa il bravo investigatore ed allinea i fatti.

I fatti sono che Calais è una città portuale in declino, in cui quasi tutti erano occupati di padre in figlio nell’industria dei merletti. L’industria ha dato benessere alla città per generazioni fino al suo recente tracollo. Non c’erano immigrati storicamente a Calais, perché non ce n’era bisogno. E non ce n’erano nemmeno dopo la fine dell’età dell’oro dei merletti, perché semplicemente non c’era lavoro. Ce ne sono solo ora, ma di passaggio. O meglio: che vorrebbero essere di passaggio ma sono costretti a restare. Orde di disperati che cercano di attraversare clandestinamente l’Eurotunnel.

Quello che colpisce dell’inchiesta di Carrère è la palese evidenza che l’identificazione del nemico resta un’operazione fine a se stessa che certamente non cambia i motivi profondi del disagio e della miseria in cui versano gli abitanti di Calais.

Quello che appare evidente è che la mancanza di istruzione e di qualificazione professionale impedisce ai disoccupati dell’industria del merletto di fare altro. Prova ne è che alla fine sono i francesi ad aggredire i profughi e non il contrario. Sono i francesi ad attribuire ai profughi malefatte e crimini che non sono poi in grado di dimostrare – le solite voci: ho sentito dire… che si sciolgono come neve al sole alla prima verifica sul campo.

Quello che lascia basiti dei ragionamenti dei calesiani arrabbiati è il loro ostinarsi a voler considerare privilegiati i profughi. Senza però che nessuno di loro scambi la propria grama esistenza con quella disperata di costoro.

Le circoscrizioni elettorali 20 e 21 dell’agglomerato urbano di Calais, che alle ultime regionali hanno dato più del cinquanta per cento dei voti al Front National, si trovano nel Beau Marais, dove si spara a zero sui migranti anche se non ce ne sono perché nemmeno loro hanno voglia di andarci