Argentina-Bolivia-Cile, un viaggio fantastico. Il più duro che affrontato finora. Grandi sbalzi termici, dai 25 gradi diurni ai -15 di notte nel sud ovest della Bolivia. Grandi altezze, fino a 5000 metri sul livello del mare. Meraviglie naturali incredibili come il Salar de Uyuni e la Laguna Colorada. Popolazioni miti ed ospitali. Una povertà sconcertante che ti lascia riflettere sull’opulenza che troppo spesso diamo per scontata nella nostra società.
Ma andiamo con ordine. Continuo a viaggiare con Avventure nel Mondo. Un gruppo di sedici persone. L’itinerario prevede un paio di giorni a Buenos Aires.
La città si affaccia sul Rio de La Plata e tra i docks ristrutturati e zeppi di locali, il centro storico con i palazzi del potere e le chiese ed il quartiere di Boca pieno di vita e di ballerini di tango ci permette di abituarci con calma all’inverno.
Con un aereo raggiungiamo Tucuman, nel nord-ovest dell’Argentina e da lì col pulmino guidato dal fido Juan visitiamo città e quebradas – il termine spagnolo per definire i canyon.
L’Argentina si presenta già come un paese povero. Evidentemente la bancarotta dello stato ancora fa sentire i suoi effetti devastanti. La vita è semplice e le abitazioni misere. Mangiamo ottima carne e gustose zuppe. Visitiamo la cittadina di Salta, con le sue belle chiese e piccole cittadine polverose salendo e scendendo dai 1200 a 3200 metri di altezza.
Passiamo a piedi il confine con la Bolivia nel giorno della festa nazionale per l’indipendenza e raggiungiamo Tupiza.
Tupiza è a 3000 metri, una città povera dove il riscaldamento non è previsto nemmeno nel nostro albergo – che è uno dei migliori! La cittadina è circondata da splendide quebradas che visitiamo a bordo di quattro jeep.
Gli spostamenti in Bolivia li effettuiamo su autobus presi a nolo. Brevi tratti asfaltati si alternano a lunghi tratti di strada bianca.
A Potosì abbiamo varcato definitivamente la soglia dei 4000 metri. La città si erge ripida in salita proprio sotto le miniere di argento. Centomila abitanti con automobili e autobus che se non sono in prima sono in seconda. Un inquinamento allucinante.
Sopra la città, nelle viscere nere della montagna, si estendono le miniere da cui gli spagnoli estrassero quasi tutto l’argento che poi portarono in Europa dal Nuovo Mondo. La vena ormai è agli sgoccioli e le cooperative di minatori scavano alla ricerca di un nuovo filone. La miniera è la prima fonte di sostentamento per la città. Vi si lavora in condizioni pessime e l’aspettativa di vita per un minatore è di quindic’anni. Poi, a via di respirare polvere, la silicosi ti uccide.
Da Potosì abbiamo raggiunto il Salar de Uyuni, una distesa infinita di sale compatto, rimasuglio di un enorme lago preistorico.
Quattro jeep con autisti e due cuoche, quattro notti passate in dei rifugi dormendo nel sacco a pelo.
Due giorni nel Salar e due per vedere le lagune d’alta quota, ognuna con un acqua dai colori diversi e zeppe di fenicotteri rosa. La più favolosa, la Laguna Colorada.
Ma anche la Laguna Verde al confine col Cile lascia senza parole…
Superato il confine andiamo in Cile a San Pedro de Acatama a 2600 metri. Da lì effettuiamo delle escursioni nel Salar de Acatama e poi risaliamo a 4000 metri sui monti circostanti.
E alla fine gli ultimi due giorni a Santiago del Cile così da riprenderci un po’ dalle nostre fatiche!
Un viaggio lungo, duro ed interessante. Con gli indio che rifiutano di farsi fotografare per paura di perdere l’anima. Con la bellezza mozzafiato della natura e un po’ d’affanno superati i 4000 metri. Un’esperienza unica che resterà per sempre nel mio cuore. Un grazie a tutti i miei compagni di viaggio per la splendida avventura 🙂
PS
Su Flickr trovate i quattro album dedicati a questo viaggio: Buenos Aires, Argentina, Bolivia e Cile. Più un autobiografico Le Ande e me.