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Baricco ed i barbari

Interessante come sempre Baricco. Almeno per me. Da quello che si dice Baricco o lo ami o lo odi. Io lo trovo interessante.

Interessante soprattutto la lezione tenuta a Milano sul suo saggio intitolato I barbari e la mutazione.

Non l’ho letto, anche se mi ripropongo di farlo. Comunque ho visto la lezione su Youtube, nel canale della Feltrinelli.

Barbari e mutazione sono semplicemente la nuova generazione, quella del movimento, contrapposta all’altra, quella statica o dell’approfondimento.

La pièce iniziale è pienamente moderna. Si parla di Google. E di come sia un archetipo della differenza tra la vecchia generazione e quella nuova, presente in massa già da dieci anni in America e arrivata ora anche da noi.

Problema: esiste la rete ma senza la possibilità di trovare ciò che cerco, la rete mi serve a ben poco.

Civiltà statica.

I primi motori di ricerca erano molto lacunosi. Indicizzavano le pagine web ma poi non sapevano restituire un risultato sensato per indirizzare l’utente verso quelle pagine che fossero significative per il termine ricercato. Restringevano la ricerca, certo, ma i risultati erano comunque di poca utilità. Troppi e senza un ordine o una gerarchia.

La mente prodotto della vecchia generazione aveva pensato di mettere delle persone a leggere tutte le pagine per poter dare un peso alle stesse, relativamente ai vari termini potenzialmente ricercati. Impresa titanica (attuata da Altavista) ed inutile, vista la soggettività dei giudizi.

Civiltà dinamica.

L’idea nuova viene ai due creatori di Google. Da poco era stato inventato l’ipertesto, il link. I due decidono che non è importante il contenuto della pagina in sè, ma il traffico di visitatori che questa pagina attrae tramite i link. Più link una pagina attrae, più il contenuto sarà pertinente al testo ricercato. Ovviamente subito sorge un altro problema. Come capire se i link indirizzati verso una pagina sono sinceri o un bluff creato solo per scalare il ranking del motore di ricerca? Dando un peso maggiore ai siti che ci linkano e che a loro volta ricevono molti link. Movimento. Dove c’è movimento, lì ci sarà la maggiore probabilità di trovare una pagina pertinente al termine immesso nel motore di ricerca. Da quì affinando e calibrando è nato l’algoritmo che dà vita a Google.

In conclusione quando cerchiamo qualcosa in Google non avremo il sito che dà la migliore definizione di ciò che cerchiamo, ma quello che dà la definizione più condivisa nella rete. Se per esempio cercassimo un racconto il cui testo originale è in aramaico, come primo risultato avremmo una pagina col testo in inglese, magari una traduzione imperfetta, ma maggiormente condivisa dell’originale.

I barbari.

La tesi è che la precedente generazione aveva delineato usi, costumi e canoni estetici mettendo in risalto i canoni della sobrietà e della profondità. In una merce in vendita molto contava la qualità del prodotto e poco come veniva presentato. Se affrontavi per esempio un musicista, un Bach, eri lì che ascoltavi assorto le opere senza distrazioni. Un tempo per ogni cosa. Distintamente.

I barbari, la nuova generazione, così diversa, invece vivono di commistioni e di velocità. Fanno più cose insieme, nessuna perfetta se presa singolarmente. Ma ciò che fanno, questo fare più cose insieme, lo fanno molto bene.

L’esempio del treno è calzante.

La vecchia generazione viveva di stazioni terminali. Arrivavi, scendevi e visitavi la città per più giorni.

Nella ferrovia della nuova generazione queste stazioni sono state trasformate in stazioni passanti. Arrivi, ti fermi a pranzo, vedi un monumento e riparti. Tutto velocemente. Magari poi durante il viaggio ripasserai pure nella stessa stazione e in città vedrai qualcosa che la volta precedente non avevi visto.

Sarà bene? Sarà male? E’ un cervello diverso, una generazione diversa.

Baricco propone un esempio al contrario, per metter in risalto come anche la vecchia generazione possa apparire incomprensibile a quella che l’ha preceduta. Prendiamo un Flaubert, degno rappresentante della generazione del romanzo, e mettiamolo in un cinema a vedere un film di Wenders. Un film non leggero, con una colonna sonora importante, con dei primi piani, qualche effetto speciale. Dopo cinque minuti probabilmente Flaubert uscirebbe disgustato dalla sala. Non perchè non gli sia piaciuta la colonna sonora. Disgustato dal concetto di colonna sonora. Non bella o brutta, insomma. Di troppo! Non perchè infastidito dal montaggio, ma perchè sconvolto dal concetto di primo piano. Per una persona vissuta nella civiltà del romanzo il cinema risulterebbe così insensato. Per noi invece è un’arte piena di dignità e pregio.

Conclusione

La conclusione ovviamente spetta ad ognuno di noi. C’è chi si dispera nel criticare la nuova generazione (consumatori asserviti alla pubblicità) e a mettere su un piedistallo la vecchia generazione (non ci sono più i valori di una volta).

Altri, Baricco, e mi unisco a lui, sostengono che anche le mutazioni possono essere guidate, navigando nella corrente, non venendo trascinati, ma navigando appunto. Decidendo cosa vogliamo mantenere del vecchio mondo, idee, parole, valori, senza paura del nuovo. Non metendolo in salvo dalla mutazione, ma nella mutazione. Accettando quindi che ciò che portiamo con noi potrebbe divenire comunque diverso da ciò che era.