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#CoglioneNO

Sempre da Zero la dichiarazione manifesto per promuovere la loro campagna di tutela dei creativi italiani:

#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi.
È la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol.
È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento. Questo gennaio ZERO vuole unire le voci dei tanti che se lo sentono dire ogni volta. Vogliamo ricordare a tutti che siamo giovani, siamo freelance, siamo creativi ma siamo lavoratori, mica coglioni.

Che dire?  Da anni seguo di striscio le polemiche su tali argomentazioni. Fotografi, designer, i creativi insomma, da sempre rivendicano maggior rispetto per se ed un maggior riconoscimento economico per il loro lavoro. Il loro mercato purtroppo è invaso da troppi amatori che, non dovendo guadagnare, avanzano tariffe sotto costo. Se a questo aggiungiamo l’inadeguatezza dei committenti a valutare un lavoro ben fatto, ben si capisce lo spirito con cui sono stati prodotti i tre video qui sopra. Ma il problema è che lamentandosi non si risolve nulla. Due sono le strade. O quella di arrendersi a tariffe da fame a causa dell’eccesso di domanda, come ci fa notare qui Luigi Bicco. Oppure i creativi debbono imparare a parlare la lingua dei loro datori di lavoro. Che non è quella dell’arte ma quella dei numeri: dati, percentuali, statistiche. Il creativo deve essere il primo a proporre come far misurare dal cliente i risultati della propria opera. Vi rimando a questo articolo qui per chiarire meglio il concetto.