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Dinosauri e SETI

Nel mio blogroll, cioè nella lista di link sul mio blog, da tempo campeggia Theropoda, blog di Andrea Cau dedicato ai dinosauri. I dinosauri sono una delle mie passioni di bambino – e quale bambino non ha amato questi estinti giganti? Ho anche dedicato un paio di post superficiali in passato sul mio blog all’argomento. Ma la paleontologia è una scienza e va trattata da chi se ne occupa, non dal primo di passaggio. Ed è così che da quando vi sono approdato per caso, seguo il blog di Cau.

 

Alcuni articoli sono in effetti troppo specialistici o “aridi” per me. Altri li trovo eccezionali. Uno ultimamente mi ha colpito molto e ho deciso di citarlo sul mio blog per fare giusta pubblicità all’acume del suo autore. Il post si intitola Search for EXTINCT Terrestrial Intelligence.

Ho inserito il link al post così da dare il modo di leggerlo per intero. Quello che volevo porre in evidenza era proprio come le profondità dello spazio potessero essere equiparate a quelle del tempo. E come una ipotetica civiltà intelligente nel passato della Terra potesse non aver lasciato alcuna traccia di se. Particolarmente acuto m’è parso l’esempio dei cefalopodi

I molluschi cefalopodi, in particolare i polpi, sono gli invertebrati più intelligenti esistenti, capaci di insospettate capacità nella soluzione di problemi logici, manipolazione degli oggetti (grazie ai tentacoli), interazione sociale e comunicazione, tutti attributi che sono requisiti fondamentali per l’evoluzione dell’intelligenza (Finn et al. 2009). I cefalopodi compaiono 550 milioni di anni fa, e sono stati per almeno 300 milioni di anni tra gli animali marini più diffusi. In particolare, per oltre 100 milioni di anni un gruppo di cefalopodi, i nautiloidi, fu al vertice delle catene alimentari marine, e raggiunse dimensioni notevoli, con corpi lunghi alcuni metri. Possibile che alcune di queste specie abbiano evoluto una qualche forma di intelligenza “superiore”? Per scoprirlo, sarebbe necessario investigare i sedimenti marini adatti, vecchi di 400 milioni di anni, alla ricerca di evidenze. Tuttavia, è plausibile che questa ipotetica specie intelligente di cefalopode paleozoico vivesse in mare aperto, in modo analogo ai delfini attuali (un sistema nervoso evoluto richiede molta energia, ed in mare ciò si ottiene solamente da una dieta carnivora attiva, quindi da uno stile di vita come quello di squali e cetacei, non certo rimanendo fissi ad un fondale filtrando fango), e che quindi abbia lasciato poche tracce della sua esistenza, almeno tra quelle più chiaramente identificabili da parte dei paleontologi. Se mai ci fu una simile specie intelligente, molto difficilmente riusciremo a scoprirne tracce fossili.

L’intero ragionamento di Cau – che vi invito ancora a leggere per intero – tende a spostare il punto di vista da un mondo esclusivamente antropocentrico ad un mondo che potenzialmente potrebbe aver ospitato altre civiltà. Una metodologia, quella di non fermarsi alle apparenze o ai preconcetti, che dovremmo sempre applicare a tutta la nostra vita.

Per concludere, sempre in tema di dinosauri, voglio condividere un video sempre suggerito da Cau sul Casuario, un grosso uccello bipede australiano. L’animale più simile ad un dinosauro sopravvissuto fino ai nostri tempi.

Il video è un po’ lungo, circa 45 minuti e vi avverto che nel filmato verrà dissezionata la carcassa di un casuario morto in un incidente. Se pensate che tali immagini vi possano infastidire, evitate di guardare il video.

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