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Dracula

draculaAvevo letto il Dracula di Bram Stoker tanto tempo fa. Correvano addirittura i tempi dell’università. Era il periodo dell’uscita al cinema del film di Francis Ford Coppola. Quindi saremmo stati nel 1992. Il film era bello. Bellissimo. Con una Winona Ryder spettacolare e delle atmosfere perfette per la storia gotica che veniva raccontata. Ricordo che andai a vederlo in un cinema del Quartiere Africano a Roma. Tanta folla e posti liberi solo nelle primissime file – al tempo non si prenotavano i posti al cinema e ci muovevamo con gli autobus dell’ATAC. Quindi chi prima arrivava, meglio sedeva! Catturato dalla storia del film, la lettura del romanzo di Bram Stoker mi era sembrata d’obbligo. Da allora avrò rivisto il film un paio di volte ma la storia del libro si era persa nelle nebbie della memoria. Poi ultimamente, colpa di Netflix, ho riapprezzato il gusto per l’horror ed il metafisico. Prima l’arrivo in streaming del film di Coppola. Poi la spettacolare serie tv in tre stagioni intitolata Penny Dreadful (magari ne parleró in un altro articolo dato che ho visto solo la prima stagione finora). Come resistere alla tentazione di riprendere e rileggere il romanzo di Stoker? Infatti non ho resistito!

Al contrario di molti non ho preclusioni nel rileggere libri già letti. Anzi. Quelli che più mi sono piaciuti sono arrivato nel corso degli anni a leggerli almeno tre volte. Non sono molti in effetti, ma forse nemmeno così pochi come si potrebbe pensare.

Del romanzo ammetto che avevo dimenticato tutto o quasi. Assolutamente non rammentavo la sua struttura epistolare. I vari personaggi scrivono lettere, diari e memorandum che, raccolti, danno corpo alla storia. Questa struttura, ma ancor di più le forme della scrittura ottocentesca, con la sua retorica a volte (a volte?!?) eccessivamente pesante le ho trovare particolarmente tediose, lo ammetto.

Ma la cosa che più mi ha colpito nella storia – che mi ha colpito sicuramente ora, non rammento di vent’anni fa – è stata l’assenza di Dracula nel romanzo a lui dedicato. La figura del Conte, così prominente nell’immaginario collettivo come nel film di Coppola, nel romanzo è relegata a pochissime scene. Compare poco e a lui sono dedicate ancor meno battute. Sono Mina Harker e Van Helsing, più loro due che gli altri personaggi, a riempire le pagine del romanzo. Mai il Conte. Mai sappiamo cosa pensi, che sentimenti provi. Se soffra o se gioisca. Resta sempre alieno e lontano rispetto al pathos che anima tutti i vari protagonisti. Singolare, vero?