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Fiji

2009

Fiji

Casio Exilim

Eccomi di ritorno dalle mie esplorazioni dei Mari del Sud. Novello Cook, dopo aver visitato le Hawai’i nel 2007 e la Polinesia Francese nel 2008, quest’anno sono approdato, dopo due giorni di viaggio, nell’arcipelago delle Fiji, nel Pacifico meridionale.

Fiji

 

Siamo nell’emisfero Sud e lì è inverno. Il tempo è stato variabile, anche se siamo stati comunque fortunati. Salvo un giorno, tutte le volte che avevamo giornate da dedicare ad escursioni o, soprattutto, al mare abbiamo avuto il sole. La pioggia c’ha colto negli spostamenti o durante la notte.

Per le foto cliccate qui.

Fiji è un’ex colonia inglese. Di conseguenza le macchine si guidano dal lato sbagliato. Fortunatamente per tutto il viaggio non abbiamo mai dovuto guidare noi! 🙂

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Viti Levu è l’isola principale. L’interno è molto verde e montuoso. Anche quì, come in Polinesia, la vita è molto semplice e la gente non sembra nuotare nell’oro. Le case sono essenziali, di 1-2 piani. Spesso baracche di lamiera. Panni stesi a filo ovunque.

C’è una grossa comunità indiana dedita al commercio. L’igiene non è il loro forte…

Sono presenti tante religioni. Vediamo templi indù, chiese cattoliche e protestanti, moschee.

Il saluto locale è Bula (pr. bulàaa) e va bene in ogni occasione.

E adesso l’atteso diario di viaggio:

 

1-2 Agosto

Bisogna pure arrivarci dall’altra parte del mondo, no? Roma-Praga, Praga-Seoul, Seoul-Nadi. Che ammazzata…

 

3 Agosto

In collaborazione con Margaret travel service organizziamo i vari spostamenti e pernottamenti. E poi ci sbrachiamo un attimo per riprenderci dal giro del mondo…

 

4 Agosto

Viaggio da Nadi (pr. nandi) a Pacific Harbour sulla strada meridionale di Viti Levu, la Queen’s Road.

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Prima tappa Natadila beach. Bella spiaggia. Sul lato dove sorge un resort turistico c’è una spettacolare piscina naturale dove è un piacere bagnarsi. Il nostro primo bagno alle Fiji. Per chi ama i cavalli c’è la possibilità di cavalcare lungo la spiaggia.

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Proseguiamo e raggiungiamo il Sigatoga Dune Hill, l’unico parco naturale delle Fiji ed unica località del Pacifico con dune sabbiose.

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Le dune sono arginate all’interno dell’isola da una foresta di alberi di mogano, la Mahogani Forest.

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Per indicare gli alberi da non abbattere si lega loro una fascina che rappresenta, stilizzato, un uomo che abbraccia l’albero. Bello, no? Pensate che in realtà è una tradizione importata dal Nepal!

Alla sera dormiamo a Pacific Harbour, al Tiri Villas. La sera, dopo cena, proviamo a bere la kava, una bevanda locale. Ha un gusto strano, per noi sgradevole, e dovrebbe avere un effetto rilassante. A noi da un iniziale sensazione di anestesia al palato o alla lingua.

 

5 Agosto

Lasciamo Pacific Harbour e raggiungiamo Suva, la capitale. Una città più “europea”: palazzi a più piani, scuole. Baracche a profusione. Superiamo Suva e raggiungiamo Natovi, dove c’è un imbarcadero sul fiume.

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Su due delle barchette che vedete raggiungiamo la foce del fiume e poi l’isola di Caquelai (pr. thanghelai). Caquelai offre uno stile di vita molto semplice. Si dorme in capanne tipiche, le bura (singolare: bure).

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Io faccio il signore e mi becco un bure singolo: tetto spiovente in paglia, letto con zanzariera.

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Corrente elettrica dalle 18,00 alle 24,00. Docce e bagni in comune.

Caquelai offre pensione completa e non potrebbe essere altrimenti. L’isola è piccolissima, ne percorriamo la circonferenza in un quarto d’ora. A cena pasto unico. Poi lo staff ci suona qualche canzone locale e ci offrono la kava.

 

6 Agosto

Passiamo tutto il giorno in spiaggia a Caquelai. Il tempo è bello e ci godiamo la giornata di relax al mare. La bassa marea nel pomeriggio è notevole e permette di raggiungere a piedi gli atolli vicini.

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Passo buona parte del pomeriggio su un’amaca tra le palme. E’ il paradiso! 🙂

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La sera piove che Dio la manda. Abbiamo fatto comprare a Viti Levu delle birre e festeggiamo il compleanno di Arianna.

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I locali ovviamente si spaccano di kava.

 

7 Agosto

La mattina il tempo è molto variabile. Qualcuna stà in spiaggia ma la maggior parte di noi passa il tempo giocando a carte al coperto.

Lasciamo Caquelai dopo pranzo e, sempre sulle barchette con cui eravamo arrivati lì, raggiungiamo Levuka, la vecchia capitale, sull’isola di Ovalau.

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Il tempo peggiora rapidamente ed inizia a diluviare. Faccio comunque in tempo a farmi un giro.

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La città è molto piccola e sulla via principale, di fronte al mare, si aprono le attività commerciali. Lo stile degli edifici sà di western. Ceniamo al Whale’s Tale Resturant.

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E’ il miglior ristorante della città, ma ormai abbiamo compreso la forza dell’euro sul dollaro fijano e non ci facciamo problemi di spesa. Le porzioni non sono abbondanti ma il pesce è molto buono. Anche i dessert non scherzano.

Dormiamo al Royal Hotel, albergo ancora in stile 1860.

 

8 Agosto

Escursione a Levoni. E’ un villaggio nell’interno che sorge nella caldera di un vulcano spento. Lo raggiungiamo a bordo del cassone di un camion. I mezzi di trasporto questi sono…

Tra la colazione e l’attesa del trasporto abbiamo un’ennesima dimostrazione di quello che abbiamo battezzato fiji time. Tutto viene fatto con sufficiente calma.

A parte l’asfalto raffazzonato di Levuka, anzi della sua via principale, tutte le altre strade sono in terra battuta. Ragion per cui arriviamo con calma per ora di pranzo a Levoni. Lì ci accoglie Api, la nostra guida.

 

Fiji

 

Il suo è un eco-tour perchè ci fà visitare una parte della valle ed il villaggio, illustrandoci anche alcune piante commestibili o dalle proprietà terapeutiche lungo la via. Vediamo l’albero del pane (pianta africana portata quì dal Bounty, quello dell’ammutinamento famoso), papaya, taro e tante altre ancora.

Il villaggio è molto semplice e povero. Reddito medio 15 Fj a settimana. Meno di 6 euro.

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Finito il tour torniamo a casa di Api, dove la moglie inglese ci prepara da mangiare utilizzando le piante ala base della loro alimentazione. Foglie e radici di taro, latte di cocco, tonno, zucca, melanzane. Il sapore dei piatti è eccezionale e, seduti a terra in veranda, mangiamo tutto entusiasti.

 

Fiji

 

Poi la nostra guida ci racconta la storia delle Fiji.

La legenda narra che dal Tanganika, in Africa, partirono due barche che attraversarono l’Atlantico, doppiarono Capo Horn e si inoltrarono nel Pacifico. Mare di uragani e tempeste, per affrontarlo gli equipaggi legarono assieme le due barche e, sospinti dai venti, approdarono a Viti Levu. Da lì colonizzarono il resto dell’arcipelago.

Un abitante di Suva, fuggito dal suo villaggio, nuotò fino all’isola dove siamo, ne prese possesso, mise su famiglia ed ebbe 7 figli e 16 nipoti, da cui discendono le 7 tribù ed i 16 clan di Ovalau.

I clan si spartirono il territorio dell’isola come le fette di una torta, con al centro il villaggio di Levoni, che era l’insediamento principale.

I guai iniziarono con l’arrivo dei balenieri occidentali. Tra il cannibalismo diffuso alla Fiji ed il terreno già spartito, a questi ultimi riusciva difficile insediare basi commerciali stabili. Levuka stessa fu distrutta 8 volte dai fijani nel tentativo di espellere i bianchi.

I bianche allora provarono a spostarsi a Tonga, ma il re di Tonga li dirottò nuovamente alle Fiji. Sua figlia infatti era andata in sposa al capotribù dell’isola di Bau. Il re di Tonga consigliò gli occidentali di presentarsi a Bau a nome suo e, forti di doni per il capotribù, chiedere ospitalità a lui.

Così fu fatto ed, in cambio di tabacco, whisky, specchi, il signore di Bau donò varie isole dell’arcipelago ai bianchi. Gli occidentali allora iniziarono a stabilire basi commerciali e piantagioni di canna da zucchero sui loro nuovi possedimenti. Ma i nativi poco gradirono l’occupazione delle loro terre e li attaccarono.

E sì, perchè il capotribù di Bau s’era spacciato per essere il re delle Fiji, mentre aveva autorità solo sulla sua isola. I bianchi allora chiesero indietro i loro doni od un equivalente in denaro. Ma il signore di Bau aveva già consumato tabacco e whisky e non possedeva denaro. Chiese allora consiglio al re di Tonga. L’illuminato sovrano lo rifornì di armi da fuoco con cui sottomettere le popolazioni ostili ai bianchi e così risolvere la diatriba.

Fù così che Bau assoggettò l’arcipelago, eccetto Ovalau. Nella foga della conquista però quelli di Bau si allargarono e occuparono anche delle isole fijane parte del regno di Tonga! Per bloccare l’ex alleato allora il re di Tonga armò segretamente Ovalau. Siamo circa nel 1830.

Gli abitanti di Ovalau costruirono un forte all’interno dell’isola e respinsero i ripetuti attacchi di Bau. In 45 guerrieri ebbero ragione di 500 attaccanti. Il forte infatti era accessibile solo tramite uno stretto sentiero, su cui i difensori facevano precipitare grosse pietre.

Sconfitti militarmente gli uomini di Bau chiesero l’aiuto dei bianchi. Questi inviarono un missionario, che invitò i guerrieri di Ovalau ad una festa di riconciliazione con quelli di Bau a Levuka. Il classico tranello. Dopo averli fatti bere ed averli privati delle armi, li fecero prigionieri. Per due giorni li torturarono. Li fecero percorrere le strade di Levuka in ginocchio con la schiena carica di grosse pietre, giorno e notte. Dopodichè li richiusero per 5 giorni in un recinto. In 20 riuscirono a fuggire, mentre gli altri furono venduti come schiavi ai bianchi nelle Fiji, salvo 3 che finirono al Circo Barnum in America.

Vendendo i guerrieri ed il terreno su cui sorgeva Levuka il capotribù di Bau guadagnò 5000 sterline, denaro con cui fondò il Regno delle Fiji.

Esistendo ora un’autorità statale, ecco sorgere per Fiji un imprevisto. Gli Stati Uniti avanzarono un’ingente richiesta di risarcimento per i danni causati dalle tribù di Ovalau alle loro proprietà in Levuka – ricordate? Era stata distrutta 8 volte prima dell’intervento di Bau. Non potendo pagare gli statunitensi, il re delle Fiji preferì stringere un accordo con gli Inglesi. La corona britannica avrebbe ripianato il debito e le Fiji sarebbero diventate per un secolo una colonia inglese.  Così nel 1860 a Levuka fù firmato lo storico accordo.

A questo punto la regina Vittoria viene a conoscenza della storia di Ovalau e della vendita degli schiavi. In Europa la schiavitù era già stata abolita da tempo, così la regina dichiarò illegale la compravendita, stabilendo che i guerrieri di Ovalau dovessero tornare liberi. Alcuni decisero di rimanere, liberi, dove ormai vivevano. Molti ritornarono e rintracciarono i 20 fuggiti dal campo di prigionia. Questi infatti vivevano nascosti in delle grotte sui monti intorno Levono.

I 20 ripopolarono Levono, mentre i rientrati fondarono i villaggi lungo la costa. Tutto tornò come prima, salvo che ormai il terreno dove sorgeva levuka era proprietà degli inglesi.

Fine della storia.

Dopo cena a Levuka passiamo la serata tutti insieme. Siamo divisi tra chi ha le stanze in albergo – senza acqua calda ma con vista oceano –  e chi, come me, stà nei lodge esterni. Dei ladroni entrano nella stanza in albergo di due ragazze e portano via un bagaglio intero!

 

9 Agosto

Rientriamo in barca a Viti Levu ancora stupiti per il furto. Con un pulmino veramente sottodimensionato per noi completiamo il periplo di Viti Levu percorrendo la King’s Road.

 

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Pessima strada, lunga ed in pessime condizioni. Pochi i tratti sulla costa. Non ne vale la pena.

Arriviamo a Nadi e la polizia di Levuka ci informa che il ladro è stato arrestato e verrà processato il martedì successivo. Recuperata buona parte della refurtiva.

 

10 Agosto

Si và a Taveuni. l’isola giardino. Tempo variabile ma sembra che quì sia normale.

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Alloggiamo al Maravu Plantation, bel resort, che ci permettiamo sempre grazie ala forza del cambio euro/dollaro fijano. Nel bure dove alloggio ho amaca in veranda e vasca idromassaggio nel patio riservato.

 

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11 Agosto

Si và al Lavena Costal Walk. Un’ora e mezza di trekking su un sentiero rasente il mare, immerso nella giungla, per raggiungere due cascate da cui è possibile tuffarsi.

 

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Nel pomeriggio il gruppo si divide. Una parte resta a bighellonare a Lavena sulla spiaggia bianca. Altri proseguono con un altro trekking per tuffarsi da altre cascate.

 

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12 Agosto

Il tempo non è un granchè, anzi ci alziamo che piove. Ma usciamo comunque confidando sulla solita variabilità. L’umore viene migliorato dalla polizia di Levuka. Il ladro catturato è stato condannato a 2 anni e mezzo di prigione e la refurtiva recuperata verrà spedita a Nadi per rientrarne in possesso.

Andiamo su un campo da rugby dove passa il 180° meridiano, l’ideale linea del cambio di data.

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Per non far impazzire gli abitanti la linea segue i confini degli stati, ma è divertente passare idealmente dallo ieri all’oggi con un passo.

Visitiamo un’antica chiesa, andiamo su una costa lavica a vedere infrangersi le onde e passiamo il pomeriggio su una spiaggia di sabbia nera.

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La sera al resort ci preparano una cena col metodo tradizionale detto lovo, cioè cuocendo il cibo in un buco nel terreno.

 

13 Agosto

Si ritorna a Viti Levu. Giro lungo in aereo: prima Suva, poi Nadi. Un po’ di shopping in centro ed in serata conociamo Tim, il proprietario della barca su cui passeremo la settimana successiva. Tim è australiano e possiede un catamarano di 14 metri, il Moale (vuol dire onda). Con lo skipper Sai ed Ann, la ragazza-mozzo, formeranno la nostra ciurma.

 

14 Agosto

Il tempo stavolta non ci assiste. Il 13 ha diluviato e oggi c’è vento e mare mosso. Ci spostiamo comunque al Port Denarau Marina e nel pomeriggio ci imbarchiamo per dormire a bordo e partire non appena possibile.

 

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Larry ci prepara il banana bread per colazione. Dopo cena passiamo la serata in uno dei locali del porto: Cardo’s. Lì conosciamo il proprietario, Cardo appunto, che ci offre da bere e ci invita a divertirci. C’è una band che suona dal vivo cover di disco music. Ci scateniamo con neozelandesi ed australiani. E’ il delirio! Che serata 🙂

La notte è tempesta. La passiamo all’ancora.

 

15 Agosto

Inizia con un giorno di ritardo l’avventura in barca alle Mamanuca e alle Yasawa.

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Il tempo migliora man mano che procediamo. Raggiungiamo le Mamanuca e all’isola Beachcomber sbarchiamo le 3 ragazze che, causa mal di mare, si gireranno le isole senza barca.

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Un bagno con snorkeling e poi via verso le Yasawa. Raggiungiamo Navadra in tempo per l’ultimo bagno.

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Abbiamo chiesto a Tim di portarci in posti non turistici, lontano dai resort. L’isola è tutto quello che si sogna di trovare alle Fiji. Spiaggia bianca e soffice. Scenario da favola e barriera corallina con pesci colorati e stelle di mare spettacolari.

L’isola è sacra e Ann ci prega di non inoltrarci nell’interno. La sera il vento inizia a pulire il cielo. Si vedono le stelle, la Croce del Sud, e le stelle cadenti. 🙂

 

16 Agosto

Il tempo è perfetto. Cielo limpido, sole splendente. Colazione e snoreling. Wow! Le Fiji…

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Poi di nuovo in navigazione. Alla sera raggiungiamo Blue Lagoon, di fronte l’isola di Tavewa.

 

18 Agosto

Gita alle grotte di Sawa-i-Lau. Snorkeling in un mare magnifico.

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La sera si torna all’ancora a Blue Lagoon e ceniamo a terra. I locali ci cucinano col lovo: pollo, pesce, foglie di taro imbevute di latte di cocco. Molto buono, anche meglio del lovo del resort di Taveuni.

 

19 Agosto

Ci spostiamo a Manta Rey Bay. Prima facciamo snorkeling lungo il reef. Poi è la volta del bagno con due mante. Sono bellissime. Nuotano leggiadre come due farfalle!

 

20 Agosto

Tempo plumbeo e ventoso. Rientriamo a Nadi.

 

21 Agosto

Si và a Seoul. Dormiamo in centro, al Royal Hotel. Bell’albergo immerso in una fitta tela di vicoletti. Che gusti pacchiani he hanno questi coreani. Il mio senso estetico resta tramortito…

 

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22 Agosto

Seoul-Francoforte. Francoforte-Roma. E’ finita… Ah, evito di commentare l’ora di attesa bagaglio a Fiumicino. Nel terzo mondo sono più efficienti.