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2014

Giordania

Nikon D90 e Nikkor 18-200

26 Dicembre

Partenza il pomeriggio sulla Egyptair con scalo al Cairo. Tempi stretti per le coincidenze – almeno per noi che partivamo da Roma. In serata arriviamo ad Amman e andiamo a dormire all’Hotel Shepherd. Pulizia e riscaldamento delle stanze lasciano a desiderare. Ma AnM non si sente appagata se non partecipa al concorso: residenze da sconsigliare nel mondo!

Il clima è particolarmente sfavorevole in Giordania. Una settimana prima aveva nevicato ad Amman e perfino al Cairo. Più di una volta nel nostro viaggio abbiamo avuto occasione di vedere cumuli di neve ghiacciata accumulata a bordo strada. Per nostra fortuna il bel tempo ci assiste fino al penultimo giorno, facendoci rinunciare solo ad uno spettacolo notturno a Petra.

27 Dicembre

da Amman al Wadi Rum

Conosciamo la nostra guida: Fuad. Fuad ha studiato architettura a Milano, per cui parla italiano. Si rivela una bella sorpresa: competente, ironico, vivace, capace di mantener desta l’attenzione inserendo qua e là qualche battuta, ma senza esagerare. Ci muoviamo in un autobus tutto per noi. Un trenta posti per sedici persone: sarà un viaggio comodo. La nostra prima meta è Jerash, l’antica Gerasa.

E’ un sito archeologico in continua evoluzione che presenta reperti greco romani. La peculiarità principale è l’atipica piazza ovale e lo spettacolare anfiteatro. Il sito mi ha ricordato un po’ la Valle dei Templi di Agrigento, così affogato tra le costruzioni moderne. A parte questo l’ho trovato interessante. Ci spiegava Fuad che fin dal 2004 la Giordania ha iniziato il tentativo di far includere Jerash tra i siti patrimonio dell’UNESCO. Il più grande ostacolo finora è risultato essere il restauro non conservativo del sito. Onde rendere fruibile il sito ai turisti, in passato molte rovine sono state modificate e ricomposte unendo resti di edifici o strutture diverse.

Nel pomeriggio Fuad deve lasciarci per una visita di condoglianze. Lo sostituisce un suo amico, anche lui laureato in architettura a Milano. Con lui siamo andati a Mount Nebo, il Monte Nebo. Secondo la tradizione da qui Mosè vide la Terra Promessa dopo la traversata del deserto e proprio qui morì. In effetti la vista spazia dal Mar Morto alla Valle del Giordano, con la città di Gerico nascosta dalla foschia. E debbo dire che sono rimasto molto colpito. Mi sono reso conto come da quando l’uomo ha iniziato a raccontare la propria storia in questo paesaggio nulla sia cambiato. Da quando l’uomo ha iniziato ad organizzarsi in comunità complesse, chiunque sia salito sul Monte Nebo ed avesse fatto spaziare lo sguardo avrebbe potuto scorgere lo stesso panorama: una valle, la stessa valle, magari chiamata in un altro modo. All’orizzonte una più vasta distesa d’acqua, magari chiamata, che ne so… Lago salato anziché Mar Morto. E nella stessa posizione di ora, un villaggio oppure una cittadina o meglio una città, ma comunque un insediamento urbano.

Sul monte sorge un santuario francescano dove sono conservati degli affreschi di epoca bizantina. Al momento il santuario è in ristrutturazione e quindi abbiamo potuto vedere poco.

Nel tardo pomeriggio ci siamo spostati a Madaba per vedere, nella Chiesa di san Giorgio, il mosaico bizantino che rappresenta La Mappa della Terrasanta. Unico difetto: troppa poca luce (soprattutto) e troppo grande il mosaico per fotografarlo 😅

28 Dicembre

L’alba nel deserto è uno spettacolo meraviglioso. Il Wadi Rum è un alternarsi di speroni rocciosi in un mare di sabbia. Ci appollaiamo sulle creste per goderci lo spettacolo. Sorto il sole, dopo una abbondate colazione, esploriamo il vasto mare di sabbia che ci circonda…

Saliti di nuovo sulle jeep andiamo a vedere le meraviglie che la natura ha creato nel Wadi Rum, tante formazioni rocciose particolare tra cui spicca un enorme arco sospeso. Poi, tra un the e l’altro ospiti di piccoli campi beduini, ammiriamo dei pittogrammi preistorici, rotoliamo sulle dune – ma ci sono turisti più organizzati che sfrecciano sulle snowboard, ed infine vediamo anche i resti della “casa” di Lawrence d’Arabia. Che in realtà consiste in pochi resti di un rudere e dove magari Lawrence avrà dormito qualche notte.

La sera ci spostiamo a Wadi Musa (il canyon di Mosè – qui è tutto un rimando continuo al Vecchio Testamento), la cittadina nei cui pressi sorge Petra. Siamo all’Hotel Edom, comodo perché molto vicino all’ingresso del sito. Per compensare la comodità ci ritroviamo con stanze raffazzonate. Salvo alcuni fortunati, molti di noi dormono nel letto dentro i sacchi a pelo 😅

29 Dicembre

E’ il gran giorno, si va a vedere Petra! E’ anche l’ultimo giorno di bel tempo, la pioggia si avvicina. Andando in Giordania in questo periodo consente di evitare il caldo micidiale della tarda primavera o dell’estate, ma espone a qualche rischio. La settimana prima del nostro arrivo aveva addirittura nevicato – considerate che qui siamo tra gli 800 ed i 1400 metri di altezza! Il vero vantaggio è che con queste temperature “normali” è possibile visitare l’intero sito, raggiungendo facilmente anche le tombe ed i monumenti che non sono nel fondo del canyon. Ci dicono infatti che i turisti che vengono ad Agosto dalle località turistiche del Mar Rosso, visti i cinquanta gradi all’ombra e la mancanza di ombra, alla fine vedano solo il famosissimo monumento all’ingresso: Il Tesoro del Faraone. 

Percorriamo a piedi il lungo canyon detto Siq, ammirando i resti dei canali costruiti dai Nabatei per raccogliere la scarsa acqua piovana. Il Siq è un sentiero lungo un chilometro e mezzo, le cui strette e ripide pareti salgono fino a 200 metri. E’ percorribile tranquillamente a piedi, anzi d’estate è l’unica zona in ombra di tutto il sito archeologico. Comunque a pagamento si può approfittare di carrozze trainate da muli o si può percorrerlo a cavallo. E dato che gli arabi sono notoriamente spericolati, state attenti a non farvi travolgere dalla carrozze 😬

Le spiegazioni di Fuad sulle strategie messe in opera dai Nabatei per rendere abitabile la valle e mantenerne nascosta il più possibile la posizione sono molto interessanti. Ma poi arrivare alla fine del Siq e trovarsi così, di botto, Il Tesoro che compare a tratti tra le pareti rocciose è qualcosa che è veramente difficile da descrivere!

Il sito è veramente enorme e dedichiamo la prima giornata alla piana detta The Basin. Buona parte dei monumenti più famosi si trova qui. Petra è piena di venditori di souvenir. Sono famiglie che una volta vivevano all’interno del sito e che da una decina d’anni sono state spostate in delle case a ridosso dello stesso. Fuad li odia. Un po’ come fanno gli zingari da noi, queste famiglie mandano i loro bambini anziché a scuola ad elemosinare. Cenciosi e spesso in stato di salute precaria tentano di venderti per lo più ciottoli delle rocce che compongono la zona, sassi multicolori che chiunque può tranquillamente raccogliere da terra.

Il sito è visitabile tranquillamente a piedi – l’unico tratto veramente faticoso è quello per raggiungere il monumento detto Il Monastero. Comunque per chi non volesse camminare c’è un’ampia disponibilità da asinelli e cammelli per farsi trasportare. Le costruzioni funerarie sono scavate nella roccia, vuote all’interno ma decorate all’esterno con un ricco patchwork di stili architettonici, testimonianza del fatto che Petra fosse un crocevia importante delle vie carovaniere e che quindi avesse contatti con tante culture diverse. L’anfiteatro romano è ben conservato, mentre del palazzo reale resta poco.

Purtroppo la sorveglianza del sito in passato era poco attenta ed è sovente possibile restare di stucco di fronte ad assurdi graffiti lasciati da improbabili coppiette in visita.

La sera festeggiamo con una bevuta al Cave Bar, unico pub per turisti della zona. Controllate sempre il conto prima di pagare. I prezzi sul menù non comprendono tasse e servizio ed in più il cameriere ha la tendenza ad arrotondare di qualche dinaro il costo dei drink 😎

30 Dicembre

Il cielo è nuvoloso ma il tempo tiene e ci dedichiamo a visitare le zone in altura di Petra.

Finiamo la nostra visita che inizia a piovigginare. La sera piove abbondantemente e quindi dobbiamo rinunciare alla visita notturna, con il Siq ed il Tesoro illuminati dalle candele 😰

31 Dicembre

In mattinata andiamo a visitare il sito di Little Petra. La Piccola Petra fungeva da mercato e da zona alberghiera per le carovane, così da lasciare nascosta la città principale.

Nel pomeriggio raggiungiamo il Mar Morto, 400 metri sotto il livello del mare. La temperatura sale notevolmente nella depressione e le nuvole scompaiono. Fare il bagno nelle acque del Mar Morto è impressionante. Tutti sanno che si galleggia oltremodo, ma finché non sei dentro non te ne puoi rendere veramente conto. Ho provato ad assaggiare l’acqua ed è così salata da risultare amara al gusto.

In serata siamo di nuovo ad Amman. Fuad ci spiega che i musulmani non festeggiano il nostro capodanno. C’è una preghiera dedicata in moschea, questo si. Ma il primo dell’anno è un giorno feriale come tanti. Ma ad Amman i meno ligi alle prescrizioni del Corano ne approfittano per fare baldoria e bere alcolici. Prima di cena facciamo un giro nel centro di Amman, dove c’è un bellissimo anfiteatro romano ottimamente conservato ed ancora in uso, al pari di quello di Jerash. Andiamo a cena al Zorba Touristic Restaurant. Il locale è pieno per il Capodanno. Il nostro è però il solo tavolo misto con uomini e donne. Per il resto la compagine è solo maschile. La condizione della donna resta problematica anche in un paese moderato come la Giordania.

La nostra è una cena normale con menù tradizionale: vari antipasti e spiedini di carne di pecora. Noi abbiamo vino e spumante acquistati nel pomeriggio al duty free di Amman. Agli altri tavoli portano bevande sicuramente alcoliche, ma scaraffate per salvare la forma. I locali sono molto allegri e chiassosi e dopo la mezzanotte parte un allegro trenino tutto maschile per il locale 😂 Verso l’una la festa è finita e torniamo in hotel.

1 Dicembre

Si torna a casa. L’Egyptair ha problemi con i suoi voli e partiamo da Amman per il Cairo con quattro ore di ritardo. Noi romani veniamo radunati da un addetto dell’aeroporto che ci dice: correte dietro di me! Praticamente non facciamo in tempo a sederci al nostro posto che l’aereo inizia il rullaggio! Il resto del gruppo diretto a Milano invece è costretto a pernottare in Egitto e deve rientrare il 2. Comunque questo è stato l’unico inconveniente del viaggio che, per il resto, è riuscito benissimo, permettendomi di conoscere degli splendidi compagni di viaggio a cui va il mio ringraziamento ed il mio saluto 😄