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2008

Polinesia Francese

Casio Exilim

Siamo nell’emisfero sud e le stagioni sono invertite. Ad Agosto in Polinesia è inverno. Fa’ caldo, come se fosse estate, ma il sole sorge alle 6 e tramonta alle 18. La vita, fuori dalla bolla dei resort di lusso per coppiette in luna di miele, segue il ritmo del sole. Ed anche nei resort non è che si tengano orari latini. Nei villaggi la cena è alle 19 e poi si va a dormire. Non esistono locali notturni – se non nella capitale Papeete. Nei resort tra le 21 e le 22 chiude anche l’animazione, bar compreso. Non si organizzano discoteche né falò sulla spiaggia.

Il grande problema di molti italiani che abbiamo incontrato nei resort era la il costo della vita in Polinesia. La produzione alimentare dell’arcipelago è insignificante. Tutto và importato ed i prezzi sono molto elevati, per tutto. Un caffè al bar costa 4 volte che in Italia, e non c’è differenza sostanziale tra i prezzi del bar di un resort o di un bar fuori dal resort stesso. Le escursioni in barca costano il corrispettivo di circa 90 euro l’una e se non le fai non ha senso essere venuti fin quì. Noi abbiamo risparmiato enormemente sull’alloggio (pensioni anzichè resort) e sul cibo (spesso abbiamo cucinato o mangiato, bene, in locali modesti) ma non ci siamo fatti mancare nemmeno un’escursione: giri delle isole in barca ed in macchina, snorkeling, bagni con razze e squali, siamo andati a vedere delfini e balene. E siamo tornati dalla Polinesia entusiasti 😊

l’itinerario del viaggio

Abbiamo invece conosciuto molti italiani che, dopo aver speso un patrimonio per matrimonio ed alloggio in un resort di lusso, dovevano limitare al massimo tutto questo, dovendosi accontentare della spiaggia del resort. Bellissima, per carità, ma… per utilizzare le parole di uno di loro: dopo tre giorni di mare turchese e spiaggia bianca non se ne può più! Tenete conto di tutto questo se pensaste ad una vacanza su queste isole in modo da organizzarvi al meglio.

26 Luglio

Gruppo di Avventure nel mondo (link del viaggio qui) ben frammentato alla partenza 😅 Due gruppi partono da Fiumicino con orari diversi ed uno da Milano. Allo scalo di Atlanta avviene la riunione dei due dei tre gruppi e si riparte per Los Angeles. Lì finalmente ci raggiungono le ultime due ragazze ,che invece avevano il primo scalo a New York. Neanche ci conosciamo che già ci separiamo di nuovo. Alcuni ripartono subito per Tahiti. Altri, tra cui io, pernottano a L.A. e partono il giorno dopo. Le prime due tratte, Roma-Atlante e Atlanta-L.A., le facciamo sugli aerei della Delta Airlines. Qualche video che non funziona, il cibo è così così, le hostess sbuffano vistosamente prima di incamminarsi nei corridoi 🤷🏻‍♂️ Se sbuffano loro, figuratevi noi..

Polinesia, Tahiti, plane, air

La tratta L.A.-Papeete invece la facciamo sulla Air Tahiti Nui. La musica cambia. Aereo nuovo e ben tenuto, il cibo è buono (strano, ma vero), le hostess, una volta in quota, tolgono il tauiller d’ordinanza ed indossano una tipica veste lunga polinesiana. All’imbarco ci offrono il tiarè, un fiore da mettere nei capelli. Nemmeno siamo arrivati e già abbiamo un sorriso a trentadue denti!!!

27 Luglio

Il 27 sera finalmente atterriamo a Papeete, il capoluogo di Tahiti, e finalmente il gruppo si riunisce alla pension Heitarie Inn. Ceniamo lì. Scopriamo la birra locale, la Hinano (è il nome di un fiore), e mangiamo degli ottimi tranci di tonno grigliati.

28 Luglio

Di Papeete non vediamo nulla. La mattina siamo di nuovo in aeroporto per la nostra prima tappa: l’isola di Huahine. L’Air Tahiti usa degli ATR 72, bimotori ad elica con un’ottantina di posti. Huahine mi ricorda Kawai, vista l’anno scorso alle Hawaii. E’ polverosa e sonnolenta. All’aeroporto ci viene a prendere Moe col suo taxi. E’ un signore simpatico e loquace. Ci racconta di essere l’ex proprietario della pensione dove alloggeremo. Due mesi fa’ l’ha venduta ad una coppia di francesi. Li conosciamo appena arriviamo a destinazione. Una famigliola giovane con una bimba di una decina d’anni. Lavoravano nel Principato di Monaco in due ditte di cosmesi, ma la vita era cara e la passavano tutta al lavoro. Qui ci venivano in vacanza e ad un certo punto hanno deciso di vendere tutto e trasferirsi qui. Meno agi, meno comodità ma possono far crescere loro figlia in un posto stupendo. La pension Chez Guynette (link qui) è modesta ma dignitosa. C’è anche l’acqua calda in bagno! Non la avremo praticamente più nel resto del viaggio – non che sia un vero problema viste le temperature… La pensione è nel capoluogo dell’isola: Fare. Capoluogo… letteralmente una viuzza con il molo da un lato e dei negozietti dall’altro lato. E qualche casa sparsa nell’interno. Risplende il supermercato, il Super Fare Nui. Molto fornito. Non ne troveremo mai più uno così nelle altre isole 🤷🏻‍♂️

Polinesia, Huahine

Una volta sistemati Moe ci accompagna alla più bella spiaggia dell’isola: Maeva. Una laguna di acqua bassa tra l’isola e la barriera corallina. Sono sfornito di maschera e boccaglio ma rimedio la sera al supermercato. Ci godiamo il tramonto dal pontile di fronte casa e più tardi guardiamo le stelle. Che pace… Come non capire i giovani monegaschi che sono rimasti stregati da questo posto?!? Qui la sera non c’è una luce accesa. Nel cielo stellato La Croce del Sud e la costellazione dello Scorpione sono le più facili da individuare. La Via Lattea è molto evidente. E le stelle cadenti qui te le tirano letteralmente appresso!

29 Luglio

Facciamo il giro dell’isola in barca. Huahine è verde e suggestiva. Il sua mare è un alternarsi di blu e turchese. Fare snorkeling è una gioia. Scendiamo a terra per vedere le caratteristiche anguille dagli occhi blu locali. Ci fanno anche notare la tipica tradizione di seppellire gli avi nel giardino di casa. Tradizione così lontana dalla nostra, che invece tendiamo a relegarli in appositi cimiteri. Facciamo anche sosta in un negozietto particolare: una palafitta nel mezzo di una laguna dove vendono perle. Perle nere. Stu-pen-de! Tre sono i pilastri economici della Polinesia Francese: il turismo, la coltivazione delle perle e quella della vaniglia.

Per pranzo ci spostiamo su un motu. I motu sono isolette. Spesso sorgono sulla barriera corallina stessa. Questo è molto vicino al reef. L’acqua è bassa, raggiungiamo a piedi la barriera e, meravigliati, guardiamo l’oceano aperto davanti a noi. Pranziamo a tavola seduti a mollo nell’acqua. Che bello! Ci preparano pesce crudo (del tonno) con verdure e latte di cocco. Buonissimo.

Polinesia, Huahine, lunch

Le sere a Huahine sono piacevoli. La pensione è molto versatile: ha delle stanze (le occupiamo praticamente tutte noi), un dormitorio comune e permette di accamparsi in tenda nel giardino. C’è anche una enorme cucina che si è liberi di utilizzare. E noi la sfruttiamo al massimo. Abituati ai ritmi italiani, ci meravigliamo di ritrovarci a tavola alle 19 e di essere distrutti dal sonno già alle 21,30. A cena invitiamo anche i proprietari. Sono contenti ed amano conversare. Ci raccontano che andavano spesso in Liguria ed amano la nostra cucina.

30 Luglio

Facciamo il giro dell’isola in macchina. E’ un’isola molto verde con poche case, tutte molto, ma molto modeste. Poco più che baracche direi: un paio si stanze che da fuori sembrano senza arredo ed un giardino. Scopriremo che questa è la norma per le abitazioni dei tahitien (i locali non vogliono essere chiamati polinesiani, lo considerano un termine coloniale) in tutte le isole. Non che non vi siano stupende abitazioni in stile coloniale. Ma quelle sono sistematicamente abitate da francesi.

Moe, il nostro autista, ci spiega che il 70% del ricavato delle tasse finisce in Francia. Chiacchieriamo a lungo con lui. Ha braccia e schiena ricoperti di tatuaggi tribali che una volta avevano una funzione rituale e sociale. Quando gliene chiediamo il significato restiamo delusi.

Ormai per loro sono solo un orpello estetico ed un’affermazione di identità rispetto ai colonizzatori francesi. Mentre una volta ogni isola aveva i suoi disegni, ora si segue il gusto estetico e quasi tutti hanno tatuaggi tipici delle Isole Marchesi, l’arcipelago più settentrionale della Polinesia Francese.

31 Luglio

Lasciamo Huahine per Bora Bora. Alla partenza leggiamo sulle guide: è la Rimini del Pacifico. Chissà se ci piacerà 🤷🏻‍♂️ Dato che in aereo i posti non sono assegnati chiediamo al personale di poterci sedere dal lato dove poter vedere l’isola dall’alto. La Rimini del Pacifico?!? La vista dall’aereo è spettacolare. Strepitosa!!! Il turchese della laguna è meraviglioso.

Polinesia, Bora Bora

Siamo alloggiati a Pointe Matira, a 7 km da Vaitapie, il capoluogo. La pension si chiama pension Chez Robert et Tina (link qui). C’è una spiaggia pubblica vicino la pensione che è considerata la più bella dell’isola – sulle spiagge più belle normalmente sono stati costruiti i resort di lusso, quelli da cartolina con le stanze su palafitta. Sul lato opposto del promontorio alla cui punta c’è la nostra pensione c’è il resort dell’Hotel Intercontinental. Mentre la spiaggia di Pointe Matira è riparata dal vento, quella del resort non lo è per niente. I locali ci spiegano che quando tira vento va tutto bene: vuol dire che il tempo sarà bello. Quando smetterà di tirare, verranno le piogge.

1 Agosto

Oggi giro della laguna in barca. Il nostro capitano tutto-fare si chiama Alphonse. Come vi avevo già anticipato, mette in chiaro che Polinesiani è un termine dell’uomo bianco. Loro si definiscono Tahitiani. Ci fà vedere un molo dove sventola la bandiera della Polinesia indipendente. Spesso sgualcito e rovinato, il drappo sventola su molte case in tutte le isole che visiteremo.

Polinesia, Bora Bora

Prima tappa del tour: il bagno con le razze. Arriviamo in una zona della laguna dall’acqua bassa, col fondo letteralmente tappezzato di razze che nuotano compiendo brevi semicerchi. Alphonse scende in acqua tutto tranquillo e ci avverte di non afferrarle assolutamente per la coda. Se irritate diventano pericolose anche per l’uomo. Ci invita a scendere. A bordo iniziano i classici discorsi del caso: scendi prima tu. Ma figurati scendi prima tu 😂 Ma hai sentito di quel bimbo in Sardegna che è morto punto da una razza? E di quel naturalista australiano che ha fatto la stessa fine? 😱 Tocca farsi coraggio e man mano scendiamo tutti in acqua. Alphonse attira le razze verso di se con dei pezzi di sardina e loro ci si accalcano intorno. Le accarezziamo e scopriamo che il loro dorso è vellutato.

Seconda tappa: il jardin de coraux, andiamo a fare snorkeling sul lato interno della barriera corallina. I pesci sono coloratissimi ed i coralli magnifici. Ci sono anche dei barracuda ma ci ignorano completamente .

Terza tappa, la più attesa: il bagno con gli squali. Attraversiamo con la barca la passe ed usciamo nell’oceano. A Bora Bora la barriera è un anello continuo, con un solo passaggio verso il mare aperto, la Passe Teavanui. Durante la Seconda Guerra Mondiale gli americani lo resero più profondo utilizzando cariche di dinamite. Installarono 4 betterie di cannoni per difendere l’isola e crearono l’aeroporto. Mentre Alphonse ci racconta questo resta così difficile pensare alla guerra guardando la bellezza di questi posti. Tornando a noi, facciamo randevouz con una seconda imbarcazione. Viene tesa una cima tra le due ed Alphonse ci fa scendere in acqua. Noi con maschera e boccaglio ci teniamo in fila reggendoci alla cima e loro dalle barche attirano i pesciolini di barriera lanciando degli avanzi di cibo sminuzzato. I pesciolini si accalcano, noi restiamo incantati da quella nuvola multicolore e…. mi passa davanti un fascio di muscoli con un occhio che sembra avermi fissato! Squali! Squali dappertutto: davanti a noi, dietro di noi, sotto di noi. Girano in un enorme cerchio intorno alla nuvola multicolore. Saranno lunghi un paio di metri ciascuno ma ci ignorano completamente. Ogni tanto uno squalo rompe il cerchio, fende la nuvola multicolore e mangia un pesce. Quando risaliamo Alphonse ci spiega che questi sono squali di barriera, totalmente innocui per l’uomo. L’unico squalo pericoloso, lo squalo tigre, non si trova qui ma in zone come l’isola di Rangiroa.

Quarta tappa: relax. Pranziamo a terra su un motu, facciamo un ultimo bagno e poi a casa.

2 Agosto

Da Bora Bora a giorni alterni c’è un traghetto che la collega con Maupiti e Raiatea/Taha’a. Oggi la meta è l’isoletta di Maupiti. E’ un’isola molto piccola, una circonferenza di circa 10 km che percorriamo con delle biciclette affittate al porto. Le biciclette sono senza la classica manopola del freno a cui siamo abituati. Bisogna pedalare all’indietro per fermarle. Poco male, due giri nel piazzale del porto per abituarci e partiamo. Sull’isola c’è una sola vera spiaggia, Terei’a, tutte le altre sono sui motu. Sabbia bianchissima ed acqua sempre bassa. Dalla spiaggia raggiungiamo tranquillamente a piedi il motu di fronte.

Polinesia, Maupiti

Al ritorno saliamo sul traghetto e, visto il vento teso, chiediamo al comandante (che al momento riveste anche la funzione di bigliettaio) come sia il mare. La risposta è eloquente: Yahoo! Rodeooo… Le onde sono veramente notevoli, sembra di essere sulle montagne russe. Io non soffro il mal di mare e mi diverto un mondo in coperta, su e giù, su e giù. Chi soffre il mal di mare non si diverte per niente invece… 😬

La sera andiamo al resort vicino casa, l’Hotel Intercontinental, per vedere uno spettacolo con danze locali (Tamurè ed altre) e poi ceniamo ad una roulotte lungo la via. Non l’ho raccontato prima ma qui hanno questi locali caratteristici, nati in maniera improvvisata: delle roulotte dismesse e adattate alla bisogna. Poi in molti casi sono stati costruiti locali in muratura e la roulotte è restata come simbolo del locale. Questo lo gestisce un ragazzo indiano. La cipolla trionfa su tutto, pesce, carne e quant’altro. Però cucina bene.

3 Agosto

Escursione sulle land rover per visitare l’interno dell’isola e raggiungere i due belvedere e visitare una della postazioni di artiglieria. Il percorso è accidentato. Così accidentato che realmente senza i 4×4 non ci si arriverebbe se non dopo un duro trekking.

La vista della laguna dall’alto però è spettacolare. Anzi, spettacolare è un termine che rende poco, vi assicuro.

4 Agosto

E’ la volta della gita all’isola di Taha’a. Riprendiamo il traghetto e, usciti dalla laguna, incrociamo il Maltese Falcon (link qui) che arriva a vele spiegate a Bora Bora. Il Falcone è un concentrato di tecnologia, made in Italy. 88 metri, tre alberi in lega, vele rettangolari. Un vascello da sogno che batte la bandiera delle isole Bermuda.

Arriviamo a Taha’a. Le spiagge sono solo sui motu. Ma l’isola è un trionfo della natura. La giungla è rigogliosa. Abbiamo affittato tre macchine e ce la giriamo tutta. Una trentina di km in tutto. Visitiamo anche una piantagione di vaniglia dove ci spiegano come funzioni raccolta ed essiccazione. Torniamo a Bora Bora che ormai è buio ed il Falcone Maltese s’è ancorato tra Vaitapie e Pointe Maitira

5 e 6 Agosto

Sono giorni di riposo, senza escursioni. C’è chi và a fare diving, chi dorme e chi và in spiaggia. La spiaggia di Maitira è molto bella. L’acqua arriva sempre al bacino, mai più profonda. Al largo, nella laguna, impazzano i kyte surfer. La prima sera andiamo a prendere un aperitivo al Bloody Mary’s, il locale chic dell’isola. Alle 17 l’aperitivo, alle 18,30 la cena. Chiude alle 23. Considerando che tutto il resto quì chiude per le 22, a loro modo fanno le ore piccole! C’è poca scelta al bar ed il servizio è pessimo. Se posso dare un consiglio potete evitarlo tranquillamente. La seconda sera andiamo al resort del Sofitel per vedere un altro spettacolo di danza. E’ pieno di coppiette italiane in viaggio di nozze. Non sembrano felici. Dopo lo spettacolo chiacchieriamo con qualcuno di loro. Ci spiegano che l’all inclusive tahitiano non è quello a cui erano abituati a Sharm El Sheick. Il cibo non è abbondante, le escursioni a pagamento sono care (e se non le fai dopo tre giorni fermi in spiaggia ti annoi), alle 22 chiude tutto e devi per forza andare a letto. Un neo marito si sfoga e dice che se deve passare così due settimane si rischia il divorzio 😂

Polinesia, Bora Bora, Falcone Maltese

Sfrutto questi giorni per risolvere un problema. La mia carta di credito non funziona sul circuito locale. Mi sono portato pochi contanti e mi faccio spedire dei soldi dai miei genitori tramite il servizio Western Union. Ma il 5 alla banca di Vaitapie dev’essere giorno di fiou. Il termine indica l’indolenza tipica del tahitiano, che si esprime con il non aver voglia di lavorare. Spesso neanche ci vanno a lavoro quando si alzano con la luna storta. E quando ci vanno fanno il minimo indispensabile. E’ il caso dell’impiegato che è allo sportello. Insito per avere i soldi. Si raggiungono vette comiche quando l’impiegato mi dice che è da solo e deve servire i clienti dopo di me. Mi giro platealmente e sono solo allo sportello! Mi dice che non ha soldi ed ecco che entra una commerciante che deve fare un deposito. La faccio passare e quindi torno alla carica: ora i soldi ce li hai! Nulla da fare. Tira ancora per le lunghe finche passano le ore 10, limite orario per effettuare il ritiro dei soldi come ben evidenziato su un cartello. Torno il giorno dopo, c’è altro personale e lui stesso in 5 minuti mi dà i soldi 🤷🏻‍♂️ Quì bisogna prenderla con filosofia. Matira è a 8 km da Vaitapie, il capoluogo (anch’esso, come Fare a Huahine, una strada con una decina di negozi e due banche). Le guide turistiche italiane consigliano l’autostop. Sembra che sia una pratica diffusa. Da quando siamo a Bora Bora ci disperiamo. Non ci carica mai nessuno. Spesso esausti prendiamo l’autobus o ce la facciamo a piedi. Al ritorno dalla banca si ferma una ragazza francese su un’auto devastata che mi offre un passaggio. Quando dico devastata intendo scrostata, piena di ruggine, mancava anche il sedile del passeggero. Per racconto la mia avventura e lei ride. Mi spiega che i locali sono fatti così. Mi fa: hai notato che nessun polinesiano ti ha dato un passaggio in auto? Mi spiega che i polinesiani sono maniaci del pickup di lusso: bello, lucido, cromato. Si indebitano per comprarne uno, è uno status symbol. Non caricano a bordo nessuno per paura di un incidente o chissà che guaio coi turisti. Poi vivono in case spoglie e senza arredo. Loro francesi invece sono l’esatto opposto: auto di terza mano che si passano tra loro e case coloniali curatissime. Anche lei è da poco qui, un paio d’anni. Insegna diving. Non sa se resterà o tornerà in Francia 🤷🏻‍♂️

7 Agosto

Andiamo a Rangiroa (si pronuncia ranghiroa), alla pension Chez Loyne. Abbiamo lasciato le Isole della Società, caratterizzate da un’isola centrale circondata dalla barriera corallina, per l’arcipelago delle Tuamotu. Qui le isole centrali sono sprofondate e l’arcipelago è costituito da anelli di barriera che racchiudono delle lagune. Rangiroa è la più grande e qui la piccola comunità vive su uno dei motu. A Rangiroa la zona abitata è lunga 12 km ed è larga al massimo 300 metri. Non ci sono spiagge su questa striscia di terra. Qui le escursioni in barca sono obbligatorie. Il diametro della barriera di Rangiroa è così vasto che dal nostro lato non vediamo l’altro lato. Il tempo è meno stabile che nelle Isole della Società. Quando eravamo a Bora Bora qui pioveva. Noi siamo fortunati ed il tempo più o meno regge.

Abbiamo un po’ di tempo: volete visitare una cantina? In che senso?!? Ebbene si: qui coltivano la vigna e producono il Vin de Tahiti (link qui). Non vi aspettate chissà che 😅 Ma vuoi mettere i filmati con le vigne coltivate sulla barriera corallina e le casse piene d’uva trasportata sulle barche?!? 🍷

8 Agosto

Facciamo l’escursione alla Lagon bleu (non la Laguna Blu dell’omonimo film però). Praticamente è una laguna creatasi in mezzo alla barriera corallina per chissà quale casualità. Il tempo non promette bene, ma i locali che ci portano ci rassicurano. A metà laguna piove e noi, con le loro cerate addosso, siamo bagnati come pulcini. Vorremmo tornare indietro, ma loro insistono: alla Laguna Blu il tempo migliorerà! In effetti hanno ragione, alla Laguna non piove e durante la giornata fà capolino anche un po’ di sole. Quì comunque l’acqua e l’aria sono sempre calde, anche col brutto tempo. Dopo la Laguna ci portano all’Isola degli Uccelli, dove passeggiamo e ci facciamo il bagno. Pranziamo su un altro motu e dopo balliamo con i nostri marinai il tamurè. Dopodichè loro danno gli avanzi del nostro pranzo ai pesci. Arrivano i pesci e subito appresso gli squali. Ormai iniziamo a farci il callo alla vista delle pinne…

Al ritorno in barca avvistiamo delle mante. Le punte delle loro ali escono dall’acqua mentre virano. Due del gruppo si vogliono gettare in mare con le maschere per cercare di vederle. I marinai che ci portano in giro parlano tre lingue: inglese, francese e tahitiano. Con noi parlano inglese ma quello che ci dicono, ce lo dicono in francese e noi magicamente capiamo tutto!!! Non è prudente tuffarsi, qui c’è lo squalo tigre, vi si mangia! Curiosità per le mante scomparsa completamente 😂 La sera i nostri amici vengono alla pensione a suonare per noi. Quì la vita è ancora più piatta di Bora Bora e noi turisti siamo un’attrazione per gli abitanti.

9 Agosto

Andiamo all’Ile aux Récifs con un tempo splendido. Formazioni rocciose di origine lavica sorgono alle spalle del reef e rendono l’aspetto del paesaggio lunare. Queste strane rocce creano dei piccoli laghi dove è possibile fare snorkeling – ma bisogna comunque fare attenzione perchè le rocce sono affilate 😅

Bellissimo il motu dove pranziamo. Pieno di verde lussureggiante. In acqua passeggiando incontriamo anche una piccola razza. Dopo pranzo vengono richiamati gli squali sfruttando sempre i nostri avanzi. Stavolta sono squali pinna nera. L’acqua a causa del fondale sabbioso e dell’affollamento di pesci diviene torbida. Facendo snorkeling ti ritrovi davanti all’improvviso qualche squalo. L’effetto finale spesso è una rapida risalita in barca del turista 💀 Per il gran finale ci portano al Lagoonarium. Siamo vicino ad una delle passe. Ci immergiamo per lo snorkeling. Basta che dalla barca qualcuno lanci un po’ di cibo vicino a te che ti si accalcano intorno centinaia di pesci coloratissimi. E’ un’esperienza magnifica!

10 Agosto

La mattina il tempo è ancora bello ed andiamo alle Sables Roses. Due ore di viaggio per tagliare la laguna ed arriviamo. Le correnti riuniscono una breve lingua di sabbia molto fine che affiora dalle acque. Come in Sardegna a Budelli, delle alghe conferiscono alla sabbia una tonalità rosa-salmone.

Pranziamo su un motu e balliamo con i marinai. Il tempo peggiora ma durante il ritorno ci affiancano 5 delfini. Siamo estasiati dalla loro eleganza. Torniamo al Lagonarium e troviamo all’ancora il Maltese Falcon. Siamo curiosi ed i nostri marinai ci accontentano: dopo il bagno andiamo a vederlo da vicino. E’ magnifico.

11 Agosto

Partiamo per Moorea con uno scalo di qualche ora a Papeete, a Tahiti. Lasciamo i bagagli al deposito dell’aeroporto e visitiamo la capitale. E’ una città moderna, sporca, con molto traffico ed uno smog pesante, cresciuta convulsamente e male. Molti i negozi e, dalle insegne dei locali posti in squallidi vicoli, quì sicuramente c’è anche vita notturna. Vediamo anche un multisala, l’unico cinema che capita sotto i nostri occhi in tutto il viaggio.

Andiamo al mercatino centrale, dove si può fare la spesa per la giornata o comprare qualche souvenir. Vediamo una chiesetta, un giro al porto e poi di nuovo all’aeroporto. L’aereo è un bimotore da una ventina di posti. Fichissimo! In 10 minuti siamo a Moorea. Dormiamo nel camping Chez Nelson (link qui).

12 Agosto

Affittiamo tre macchine, italianissime FIAT Uno, e facciamo il giro dell’isola. Moorea è molto curata, ha case migliori in media rispetto alle altre isole e mantiene una vegetazione lussureggiante al suo interno. Come la vicina Tahiti i suoi monti si alzano rapidi ed aguzzi verso il cielo.

Polinesia, Moorea

Andiamo alla spiaggia di Temae, a dir di tutti la più bella dell’isola. Spettacolare, una piscina. Panorama superbo: il reef su cui si infrangono le onde e dietro Tahiti, con le sue vette coperte dalle nuvole.

Poi ci spostiamo alla Baia di Cook, anch’essa molto bella e saliamo al belvedere, a 240 metri, da dove si dominano sia la Baia di Cook sia quella di Opunohu. Cook in realtà è sbarcato in questa seconda baia, ma la prima era paesaggisticamente più bella, così per motivi turistici fu questa ad essere battezzata in suo nome 😎

13 Agosto

Giro in barca dell’isola. Moorea è molto bella. I picchi che salgono ripidi verso il cielo sono ricoperti di verde. Andiamo nella Baia di Opunohu.

C’è un branco di delfini. Saltano e compiono evoluzioni. Usciamo dalla laguna nell’oceano per cercare di vedere le balene. D’inverno infatti migrano in queste acque più calde per mettere al mondo i piccoli. Falliamo al primo tentativo, ma continuando a spostarci lungo l’isola finalmente ne avvistiamo una. Il mare è mosso, non è l’ideale per gli avvistamenti. All’inizio vediamo solo il classico soffio. Peniamo molto. C’è una sola balena ed al contrario degli squali non la puoi attirare verso di te. Devi provare ad anticiparne la rotta per poterla avvistare. Alla fine i nostri sforzi sono ripagati. E’ vicino la barca. Vedo il dorso, il soffio d’acqua, la pinna dorsale mentre si reimmerge. Rientriamo in laguna per un’altro bagno con razze e squali.

Polinesia, Moorea, sunset

Torniamo a casa esausti e la sera festeggiamo il compleanno di Michela, una delle ragazze del gruppo. Festa a sorpresaaaaa 🎉 Torta ai frutti tropicali e vino rosso.

14-15 Agosto

Da Moorea a Papeete e, la sera, saliamo sull’aereo per Los Angeles. Il viaggio è quasi finito, ahimè. A Los Angeles arriviamo in tarda mattinata ed abbiamo tempo per lasciare l’aeroporto prima del volo per l’Italia. Ci separiamo in piccoli gruppi e ne approfitto per andare a Santa Monica.

La spiaggia è affollata e mi faccio un giro sul famoso molo. Poi vado sulla Third Street Promenade, la lunga via pedonale piena di negozi e di artisti di strada che la animano. E poi anche questa parentesi è conclusa.