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2012

Sud Africa

Nikon D90 e Nikkor 18-200

Per il mio primo viaggio in Africa ho scelto il Sud Africa, un posto dai paesaggi variegati, dalle savane del nord ai Monti Drakensberg, dai deserti dell’interno alla rigogliosa natura lungo la Garden Route.

L’itinerario del viaggio

29 Luglio

Si parte dall’Italia il 28 Luglio per fare scalo a Dubai ed arrivare a metà pomeriggio a Johannesburg. Johannesburg – ma più spesso la sentirete chiamare Jo’burg dai locali – è una città moderna e violenta. Il Sud Africa post apartheid vive una realtà critica: città pericolose contrapposte a realtà di provincia tranquille. La ricchezza della nazione ha attirato molte persone dai paesi vicini. Dall’Angola, come dal Mozambico molti ex guerriglieri hanno pensato di trovare fortuna qui. Ma, non essendoci carenza di manodopera non qualificata, molte di queste persone sono andate ad ingrossare le fila della malavita locale, apportando il carico di violenza delle loro vecchie vite. La vulgata comune è: prima ti sparano e poi ti rapinano! Dall’Italia le opzioni erano due: dormire a Jo’burg con la raccomandazione di non uscire la sera ed andare via la mattina dopo, oppure dormire ospiti di alcune vedove a Soweto, uno dei più famosi sobborghi neri di Johannesburg. Sia perchè ci sembrava una scelta obbligata, sia perchè la scelta di Soweto ci avrebbe messo subito a contatto con la realtà locale, abbiamo preferito questa seconda opzione.

Quindi all’aeroporto prendiamo le nostre due auto a noleggio ed inseriamo nei navigatori il luogo in cui abbiamo appuntamento con il nostro contatto, una pompa di benzina. Lasciamo quindi la luccicante Johannesburg per raggiungere la vicina Soweto.

Una premessa: da quelle parti del mondo hanno abitudini diverse dalle nostre anche per gestire la sicurezza domestica. I bianchi vivono spesso in compound o ville circondati da mura di cinta sormontate da una rete elettrificata. I neri quasi sempre in case nettamente più modeste, protette da filo spinato. Se le difese servano di più a limitare le incursioni dei ladri o quelle delle scimmie non saprei dirlo… Immaginatevi comunque la scena: siamo su due auto nuove di zecca, con a bordo uno sconosciuto di cui conosciamo a mala pena il nome proprio e giriamo per le stradine non illuminate di un posto dove tutte le case che vediamo sono nascoste dietro masse di filo spinato. Andrà tutto bene, tranquilli, ma vi assicuro che eravamo preoccupatissimi 😬

Andiamo tutti a cena nella stessa casa, dove già ci attendono le signore che ci ospiteranno. Ci sono tutte loro, alcuni uomini e molti bambini. E’ una bella serata, allegra e chiassosa, che fuga quel timore che ci aveva pervaso mentre giravamo per Soweto. Ne parliamo con queste simpatiche persone che ci dicono che quello che si dice è vero: Johannesburg è proprio pericolosa. Molti giovani da Soweto erano andati a viverci in cerca di fortuna ma alla fine avevano preferito tornare indietro!

Dopo cena veniamo divisi in coppie e andiamo in case diverse. Io ed un amico eravamo ospiti di una signora che viveva in un compound, un recinto che racchiudeva due strutture. Una con un bar ed un appartamento – liberato per noi, visto che l’armadio era pieno di vestiti da donna. Ed un’altra casa dove viveva la nostra ospite con i figli.

Prima di andare a dormire ci fa vedere che i bagni sono esterni ma per il bagno l’indomani mattina potremmo sfruttare casa sua.

30 Luglio

da Soweto a Sabie

Mi alzo di buon ora e non vedo l’ora di togliermi di dosso la stanchezza del viaggio e della serata precedente con una bella lavata. Vado nell’altra casa, si entra dalla cucina. La signora è affaccendata – c’è un enorme pentolone pieno di acqua che bolle sui fornelli. La signora mi fa vedere dov’è il bagno. C’è la vasca, non la doccia. Poco male. La signora mette il tappo alla vasca, torna in cucina, prende il pentolone, viene in bagno, lo svuota nella vasca e mi indica il rubinetto dell’acqua fredda affinché io possa miscelarla a mio gradimento! 😂 Benvenuti in Africa 🔝

Riunito il gruppo iniziamo il nostro giro. Una guida locale ci porta a visitare Kliptown. Nel mezzo della zona del mercato visitiamo il monumento che ricorda come qui, il 26 giugno 1955, circa 3000 rappresentanti delle organizzazioni che si opponevano al regime dell’apartheid si riunirono per redigere la Freedom Charter, la Carta della Libertà. Il documento, con la sua famosa frese di apertura: il popolo deve governare!, fu alla base della politica dell’ANC, l’African National Congress di Nelson Mandela, e fu la base per stendere la nuova costituzione della nazione nel 1996. Il monumento è molto semplice, un enorme cono cavo con all’interno delle lastre con incisi sopra i punti della Carta. Inutile che mi soffermi a descrivervi la povertà che traspare affacciandosi ai bordi della piazza del mercato. Le foto qui sotto possono darvi un’idea sufficiente.

Successivamente siamo andati a visitare la casa di Nelson Mandela, quella dove viveva prima di essere incarcerato (link qui). E’ una casa in mattoni, relativamente grande, non lontano dalla strada. Mentre la visito, ci sono cimeli di Mandela e quadri che lo raffigurano, noto il coperchio del bidone della spazzatura poggiato a terra sotto una finestra, con vicino una targa. C’era scritto che i poliziotti bianchi avevano l’abitudine di sparare contro quella finestra dalla strada, ed era abitudine quindi utilizzarlo come scudo quando si passava di lì 😱

Finita la visita guidata per Soweto lasciamo Johannesburg per Sabie.

31 Luglio

da Sabie a Phalaborwa

Da Sabie raggiungiamo il Blyde Canyon, terzo canyon al mondo per grandezza. Una natura spettacolare che si esprime in varie cascate, vedi le Mac Mac Falls o la Bridal Veil. In delle originali formazioni rocciose, facilmente visibili percorrendo la strada panoramica, dette Bourke’s Luck Potholes. In meraviglie naturali come le Three Rondavels, tre cime montuose arrotondate e leggermente appuntite che assomigliano a delle tradizionali costruzioni locali dette appunto rondavel. Oppure nel panorama che si può godere dal God’s Window, la finestra di Dio. Ci si affaccia su una scarpata di circa 700 metri a dominare una foresta lussureggiante che ricorda l’Eden incontaminato.

La sera dormiamo a Phalaborwa, ai margini dell’immenso Parco Kruger. Mentre il giorno prima a Sabie la notte erasilenziosa, qui risuona della vita che popola la savana.

1 Agosto

da Phalaborwa al campo di Olifants

Gran giorno questo: si entra nel Parco Kruger per il mio primo safari! Siamo in Sud Africa, quasi Europa, per cui: possiamo comprare al gate di ingresso un libricino con disegnate tutte le specie animali che vivono in questa zona. Guidiamo noi le nostre auto, per cui dobbiamo firmare una liberatoria in cui ci impegniamo a seguire strettamente tutte le regole del Parco. C’è scritto proprio che se morissimo sarebbe inutile lamentarsi con loro… non c’era scritto letteralmente così ma il senso era chiaro. La prima volta che si va’ in Africa in effetti il diverso approccio con la morte ed il fato lascia abbastanza interdetti 😬 Ci sono autovelox nel parco e quindi non bisogna superare i 50 km/h (qui si guida a destra come in Inghilterra ma le distanze sono in chilometri 🙃). E’ proibito scendere dai mezzi se non nelle zone segnalate sulla mappa: in pratica in tutti i campi recintati ed in un paio di belvedere. E’ anche proibito sporgersi dai finestrini o sedersi sugli stessi per scattare foto (ma di questo ce ne fregheremo bellamente 😎). Non bisogna avvicinarsi troppo agli animali, soprattutto agli erbivori: si spaventano e caricano! 🦏🐘🐃 Ah, è anche proibito lasciare le strade principali (sono quasi tutte asfaltate) per quelle che portano a lodge privati – ma ci sono ben segnalati dei divieti d’accesso quindi è difficile sbagliare.

Dopo tutta questa preparazione finalmente entriamo nel Kruger. Ovviamente i parchi non hanno confini riconoscibili (al di là dei gate e delle recinzioni a ridosso delle strade di ingresso) per cui era già da un po’ che la vegetazione rigogliosa delle foreste intorno al Blyde Canyon aveva fatto posto alla savana.

Chi era già stato in Sud Africa ci aveva detto che il difetto del Kruger è l’essere troppo ampio. Che gli animali si disperdono e sono difficili da vedere. Che avremmo apprezzato di più i parchi più piccoli. E all’inizio sembrava così… ci addentriamo nella zona a nord rispetto a Phalaborwa, procedendo verso il Mopani Rest Camp. Poco dopo il gate incrociamo dei bufali. Scimmie, qualche ippopotamo in acqua. Antilopi. Di tutte le razze e specie. Con corna dritte o torte, grandi o piccole, dal manto colorato o decorato da strisce o con macchie bianche sul retro. Antilopi, antilopi, antilopi… iniziamo ad odiare le antilopi! Un paio di elefanti mezzi nascosti tra gli alberi e due giraffe in lontananza… Uno mica si aspetta subito un leone, ma almeno un elefante a portata di foto, daiiiii 🤷🏻‍♂️

Decidiamo di raggiungere Mopani per pranzo e siamo quasi arrivati quando a bordo strada, poco dopo l’incrocio con una breve stradina sterrata, c’è un albero con un bell’elefante che ne bruca le foglie. Evviva!!! Io che guido la prima macchina svolto nella stradina e mi fermo, mentre l’altra auto resta sulla strada asfaltata e si ferma dopo di me al lato dell’elefante. Non siamo vicinissimi, ma evidentemente questo NON è la sua opinione. Mentre dai sedili posteriori aprono i finestrini per fotografie, io e l’altro ragazzo davanti ci proiettiamo fuori i finestrini per sederci di sbiego sugli sportelli e fotografare. Saggiamente avevo lasciato l’auto in moto col cambio automatico in folle. L’elefante inizia a borbottare e a pestare i piedi a terra. Sebbene, come ho detto, pensassimo di essere a debita distanza, non facciamo in tempo a ragionare sui suoi segnali che l’elefante prende con la proboscide una fronda e la sbatte a terra. Io, sinuoso come un serpente, sono già rientrato nell’abitacolo. Col piede destro già schiaccio l’acceleratore. E con la mano destra ecco che vado a spostare il cambio su D, drive, per far partire l’auto. Ma… vi avevo detto che il Sud Africa è un po’ Inghilterra… e quindi la guida è a destra e la mia mano destra sbatte sullo sportello 😱 Ma tranquilli… nulla è perduto! C’è sempre il mio gomito sinistro che repentinamente sposta il cambio e ci togliamo da davanti l’elefante 💪🏼

Successivamente ci è stato spiegato che era vero che non eravamo troppo vicini, ma avendo involontariamente disposto le auto su due lati dell’elefante, lui si era sentito accerchiato. Insomma la nostra è stata una “imprudenza” minore, nulla a che vedere con quelli che vanno in auto veramente sotto gli elefanti e che vengono ribaltati dai pachidermi. E comunque: tutto bene quel che finisce bene.

Mopani è un campo recintato. Questi campi, dove prenotando si può dormire in lodge o in tenda, sono circondati sia da un muro di cinta che da una rete elettrificata (più che altro per fermare le scimmie). Ci sono bagni e spacci, per cui ci compriamo cibo ed acqua e pranziamo.

Nel pomeriggio andiamo verso sud. Continuiamo a vedere tante antilopi, una tartarughina, altre antilopi, zebre, gli alberi baobab che fanno così Africa, ancora antilopi. E tanti elefanti. Per trattenere gli animali nel parco sono stati costruiti dei pozzi per l’acqua ed essendocene uno al lato della strada ci sono pure un sacco di elefanti assembrati per bere.

Per il tramonto bisogna o essere fuori dal Parco o all’interno di un campo recintato. Le targhe delle auto vengono registrate in ingresso ed in uscita e se non si arriva per tempo a destinazione partono le ricerche (i cui costi vengono addebitati ai dispersi). Il Sud Africa è proprio Europa! Ci godiamo il tramonto dal belvedere del Campo Olifants, da cui si scorge il fiume e gli ippopotami che se ne vanno a zonzo tra le varie isolette sabbiose.

Dopo cena abbiamo il safari notturno organizzato dai ranger. Saliamo su un camion e ci distribuiscono tre grosse torce con cui illuminare il panorama. Il driver ci dice di sventagliare il fascio luminoso contro la vegetazione e di avvertirlo quando vediamo un luccichio, così che lui si possa fermare. Sono gli occhi di qualche animale a riflettere la luce! Alla fine vediamo leopardi, gufi, antilopi (ancora loro?!? 🤷🏻‍♂️), ippopotami, coccodrilli (ma da lontano). Ed elefanti. C’è la nursery. Tanti elefantini stanno brucando le frasche degli alberi bordo strada e sull’asfalto c’è un grosso elefante a guardia. Ma noi abbiamo un camion ed un cazzutissimo ranger sudafricano! Accende tutte le luci ed avanza poco alla volta. L’elefante barrisce, sbuffa, agita la testa ed avanza poco alla volta. Noi facciamo rombare il motore ed avanziamo un altro poco. E l’elefante sbuffa, grugnisce ed avanza. Ma noi insistiamo ancora e visto che siamo più grossi è l’elefante a fare letteralmente retromarcia! Entra nel boschetto bordo strada, si porta tra gli elefantini al nostro fianco e ci barrisce contro. Che nottata ragazzi!!!

2 Agosto

dal campo di Olifants al campo di Skukuza

La mattina la passiamo destreggiandoci tra il bird watching e l’attendere che le mandrie di zebre e gnu abbiano smesso di attraversare la strada! Arriviamo al Satara Rest Camp per ora di pranzo. Abbiamo visto tantissimi animali, tutti erbivori. Ci mancano i carnivori ed i rinoceronti però… Mentre pranziamo facciamo il punto della situazione. Dato che il Sud Africa è Europa e quindi qui sono veramente organizzati, nei campi ci sono dei tabelloni con delle puntine che simboleggiano gli avvistamenti del giorno prima e della mattina. Un colore diverso per ogni specie principale. E a sud di Satara, lungo un loop in terra battuta che si protende verso il confine col Mozambico, ci sono una marea di avvistamenti.

Così dopo pranzo percorriamo questo loop e passiamo dal fare le foto a distanza agli animali a fargli i primi piani dal finestrino tanti che sono e tanto che vengono vicino alle auto!!! Zebre, elefanti, antilopi varie, facoceri, babbuini. Passiamo su dei ponticelli e vicino a dei laghetti e ci sono i coccodrilli e gli ippopotami. Uccelli variopinti o dalle forme strane. Un trionfo della natura!

Poi finito il loop notiamo due auto ferme bordo strada con le persone che scattano foto verso la savana. Noi ci fermiamo dopo di loro: mica staranno veramente scattando foto all’erba alta e secca?!? No, infatti. Ci sono tre leoni. I miei primi leoooniiiii 🦁 Oh si vede praticamente solo la testa, questi dormicchiano. però che belliiiiii Non sapevo nulla di quello che mi attendeva poco dopo…

Facciamo una sosta al Tshokwane Picnic Site, dove si può scendere dall’auto. E’ una zona rialzata che domina il fiume pieno di ippopotami, tanto per cambiare…

Inizia ad essere tardi e per il tramonto dobbiamo raggiungere il campo di Skukuza. Al di là dei regolamenti, guidare di notte è pericoloso perchè gli animali camminano sulla strada e si rischia grosso. Insomma… siamo sulla strada, sono sul sedile del passeggero e davanti c’è una leggera curva a sinistra e c’è un qualcosa sull’asfalto. Troppo grosso per essere una cacca di elefante… e per forza: è di spalle! Il leone gira la testa e vediamo il muso e la folta criniera!!! Emozione massima: un maschio adulto seduto in pieno asfalto!!! Chiudiamo i finestrini (vedi mai fosse curioso?!? Le nostre auto sono relativamente basse e con una zampata di striscio ci aprirebbe in due ☠️) e decidiamo di avanzare lentissimamente. L’idea è di fotografarlo da dietro, dal lato e da davanti man mano che lo superiamo. Operazione riuscita perfettamente. Siamo lì a vari metri dal leone, ormai abbiamo riaperto i finestrini, abbiamo scattato una marea di foto a testa e qualcuno inizia a rivederle. E sento dall’altra auto: ma dietro di lui c’è la leonessa!!! Cavolo!!! E’ vero! Ora la vedo, si è mossa! Perfettamente mimetizzata nell’erba secca. E’ pure nelle fotografie di prima ma nessuno di noi l’aveva vista.

Bene, è tardi. Tocca sbrigarsi per arrivare in orario a Skukuza. E invece no! Inchiodata: eccoli lì belli lontani lontani due rinoceronti che sostano sulla strada. Ci fermiamo. Meglio una eventuale multa che rischiare di farsi caricare da quei due carri armati.

Quando finalmente se ne vanno ripartiamo – intanto ci siamo goduti il tramonto nel mezzo della savana. Quasi raggiunto il campo di Skukuza guidiamo piano piano, con i fari abbaglianti, tra una leonessa ed un bufalo che se ne vanno a spasso sulla strada!

3 Agosto

da Skukuza a Mlilwane

A Skukuza abbiamo prenotato un safari all’alba. L’alba è un momento propizio per avvistare gli animali perchè vanno ad abbeverarsi. Solo che fa veramente freddo. Sul camion ci sono pure le coperte ma, lo ripeto, fa veramente freddo!

Siamo su questo camion scoperto, facciamo i venti all’ora sullo sterrato (lo so perchè sono in alto rispetto al driver e vedo il tachimetro) e c’è questo ippopotamo che ci corre di fianco. Ci corre di fianco, poi si stanca, ci supera ed attraversa la strada! Gli ippopotami sono animali pericolosi. Molto territoriali ed aggressivi, uccidono più uomini loro dei coccodrilli. Una massa enorme, grosse zanne nelle fauci ed appunto una inattesa velocità anche a terra. Vediamo un branco di rinoceronti – è inutile, quando sei più grosso ti sembrano innocui pure quei carri armati lì 😅 E poi… vabbè, scimmie ed antilopi non le nomino più 😂 Una volta che il sole è sorto tocca pure alleggerirsi. Una bella escursione termica tra notte e giorno…

Lasciamo alla fine il Parco Kruger più che soddisfatti e ci dirigiamo verso lo Swaziland. In Swaziland abbiamo lasciato l’Europa e siamo veramente in Africa, con questa massa di ragazzini che camminano per tutto il pomeriggio lungo la strada. Sono andati a scuola la mattina e tornano a casa – hanno i libri appresso o indossano delle divise scolastiche. Dopo un pomeriggio che vedi ragazzini tornare a casa, ti poni delle domande. Ma quanto abitano lontani dalle scuole?!? E la mattina ci vanno a piedi o li accompagnano?!? Ma la lezione in quante (poche) ore consiste?!? Si, te le poni ma mentre te le poni vedi pure la povertà dei villaggi che attraversi e ti rendi conto che anche così è meglio di niente.

Dormiamo all’interno del Mlilwane Wildlife Sanctuary in dei lodge costruiti a guisa di capanna. Abbiamo antilopi e facoceri che girano indisturbati per il campo. I gestori si raccomandano però la notte di seguire sempre il sentiero luminoso che porta dai lodge alla zona della cena e di non andare verso la piscina: un ippopotamo ha deciso di vivere lì 😬 – hanno anche messo un cartello

This way to restaurant 
Beware of hippo 
Please stay on lit path

4 Agosto

da Mlilwane a Hluhluwe

Sono tante le opzioni per visitare il Wildlife Sanctuary. Si può anche fare un giro a cavallo. Ma io non sono un cavallerizzo ed opto per un giro a piedi. Qui non ci sono felini – almeno così ci dicono. Incrociamo zebre, gnu ed antilopi – si, ancora antilopi, anche qui di varie specie…

Si riparte e si varca di nuovo la frontiera col Sud Africa. Stop. Si sono dimenticati il timbro di uscita, ma ce ne accorgiamo prima di entrare nella zona sudafricana della frontiera. Dietro-front. Ora lo abbiamo e passiamo la frontiera senza problemi tra le risate dei sudafricani. Intuiamo che quelli dello Swaziland si dimentichino spesso di timbrare 😅

Dormiamo nella cittadina chiamata Hluhluwe, più facile a dirsi che a scriversi 😎

5 Agosto

da Hluhluwe a St. Lucia

Game drive (il nostro safari in inglese si dice così) nella Imfolozi Game Reserve. Bel posto – anche se le guardie coi Kalashnikov ci inquietano un po’… qui, oltre ai soliti erbivori, ci sono anche i rinoceronti. Proprio bordo strada. Proprio belli grossi. Proprio con due corni e tutta l’aria di poterti sventrare l’auto se lo volessero 🦏

E con questo parco il grosso dei game drive che avevamo programmato li abbiamo fatti. Si torna ad Hluhluwe e da lì andiamo verso la costa. Queste sono zone rurali molto povere che contrastano fortemente con la ricchezza che troveremo a St. Lucia.

La sera siamo a St. Lucia (qui dicono saint lùcia), ricca località turistica del Sud Africa. Lì conosciamo la proprietaria della guest house dove dormiremo. Entriamo nel suo ufficio e subito capiamo che lei ha gusti particolari. L’ufficio era tutto pieno di ritagli di giornale appesi alle pareti. Vado a vederne uno e parla di una battuta di caccia in Australia in cui avevano ucciso un coccodrillo (foto del coccodrillo), l’avevano aperto e vi avevano trovato resti umani (foto di una mano ed un piede estratti dallo stomaco) 🤮 La signora però è simpatica e ci vuole far conoscere Bacon. Il suo maiale da compagnia. Lei lo vizia. Ci fa affacciare alla finestra della sua camera da letto. Di fronte vediamo il suo letto matrimoniale ma, sotto la finestra, sulla sua brandina e sotto la sua copertina, sta facendo il suo riposino pomeridiano Bacon 😳

A St. Lucia si mangia e si beve bene. Rammento un ottimo blanc de blancs sudafricano 🥂

6 Agosto

La mattina facciamo un tour in barca sul fiume St. Lucia per vedere gli ippopotami. A frotte. Ma una marea. Incrociamo pure una carcassa di ippopotamo. Enorme e gonfia. Non vi dico il puzzo…

Il pomeriggio giriamo un po’ per St. Lucia e per la spiaggia. Profonda, con qualche ippopotamo che sonnecchia dal lato del fiume… è sempre bello vedere il mare e rilassarsi (occhio sempre vigile causa ippopotami, ovvio!)

7 Agosto

da St. Lucia al campo di Giants Castle

Dobbiamo spostarci sui Monti Drakensberg. Il posto dove dobbiamo dormire ci ha fornito direttamente le coordinate gps da mettere nel navigatore anziché un indirizzo e questo ci preoccupa un po’… Ma sarà il meno. Eh si, perché qui ha deciso di nevicare anche a bassa quota. Dice la tv che erano quattordic’anni che non nevicava a mille metri. E noi OVVIAMENTE non abbiamo le catene. Ma siamo fortunati e lungo la strada troviamo solo nevischio – anche se è tutto imbiancato perché stanotte ha già nevicato!

Alla fine arriviamo a destinazione senza troppi problemi. Dormiamo in dei classici, gelidi, cottage inglesi. Fuori nevica, ma noi abbiamo dei fuochi scoppiettanti per allietare la serata.

8 Agosto

dal campo di Giants Castle a Clarens

La Giants Castle Game Reserve è un alternarsi di valli profonde, altipiani erbosi e montagne scoscese. E’ un posto antico che conserva anche pitture rupestri di epoca preistorica.

Passiamo tutta la giornata in questi paesaggi montani e quasi stentiamo a credere che neanche pochi giorni prima eravamo in pantaloni corti a fotografare leoni e zebre!

9 Agosto

da Clarens a Malealea

La mattina andiamo a visitare il Golden Gate Highlands National Park (link qui). Tecnicamente ci siamo passati ieri sera per raggiungere Clarens, ma al buio non si poteva vedere nulla. Questo perché la caratteristica della zona sono i contrafforti rocciosi di arenaria, solcati da una profonda erosione e caratterizzati da colori dorati, ocra o arancio. Fa molto Arizona qui, ve lo dico… 🤠

Si passa un’altra frontiera e si entra in Lesotho. Il Lesotho è uno stato montano completamente circondato dal Sud Africa. Il vestito tradizionale è una pesante coperta decorata che molti indossano ben avviluppata addosso per proteggersi dal freddo. Da l’idea di essere un posto molto povero. E anche qui vediamo sempre tutti questi ragazzi che tornano, bordo strada, a piedi a casa dopo la scuola.

La nosta meta è la Valle di Malealea, a cui accediamo attraverso il valico di Gates of Paradise, a 2001 metri (non sono pignolo io, è il cartello che ci tiene a specificare il metro sopra i 2000).

La valle è un posto molto bello, dal clima ideale per le coltivazioni, tanto da essere abitato fin da epoca preistorica – come testimoniano delle pitture rupestri. Noi alloggiamo a fondovalle, al Malealea Lodge (link qui), l’unica sistemazione dotata di corrente elettrica (e bagno interno incluso alle stanze, visto che tutte le casette che vediamo scendendo verso il fondovalle hanno delle opportune dependance di lamiera in giardino 😬 Qui i riscaldamenti sono elettrici – una cosa che non vi ho detto è che in Sud Africa il riscaldamento è quasi sempre elettrico ed affidato a inefficaci piastre a muro che non riscaldano quasi per niente! Di notte (dicevano per le dieci, poi è stato dopo mezzanotte) vengono spenti i generatori. Via la luce, via il riscaldamento. Resta un cielo spet-ta-co-la-re e la fortuna di avere una casetta che riesca a tenere il calore. Alcuni di noi sono stati fortunati. Io e altri… no. Abbiamo passato la notte a letto svegli e tremanti, completamente bardati con tanto di giacconi e calzamaglia!

10 Agosto

da Malealea a Graaff-Reinet

La mattina all’alba quelli fortunati, quelli che hanno dormito al caldo, ci han trovato a scongelare al sole seduti sulla veranda della nostra stanza. Poi siamo andati a cavallo sui famosi pony del Lesotho e a metà mattinata sotto il sole finalmente abbiamo smesso di sentirci degli stoccafissi 😂

Ormai risorti dopo l’ibernazione lasciamo il Lesotho e rientriamo in Sud Africa. Dormiamo a Graaff-Reinet. Per la cronaca la città fu fondata dagli olandesi e prende il nome dall’allora governatore della Colonia del Capo, Cornelis Jacob van de Graaff e da sua moglie. La fantasia al potere, proprio…

11 Agosto

da Graaff-Reinet a Jeffreys Bay

Bella ed elegante, Graaff-Reinet. Non è solo il nome ma anche l’architettura del centro: sembra essere in Olanda. Da qui in poi ogni cittadina avrà le stesse caratteristiche. Un piccolo centro molto curato, pulito, con belle case dall’architettura in stile inglese o olandese. Sono quasi tutti bianchi, ma ci sono anche persone di colore che vestono bene. Poi quando con l’auto ti avvi per uscire dalla città, inesorabilmente attraversi campi di baracche, popolati esclusivamente da neri. Chiacchierando ci spiegano che, si è vero che l’apartheid è finito come regime legislativo. Ma qui in campagna di fatto esiste ancora, legata ad enormi differenze culturali ed economiche. Solo nelle grandi città, Johannesburg è l’esempio migliore, si è creata una vera borghesia nera.

Vicino Graaf-Reinet visitiamo la Valley of Desolation, una struttura naturale unica che di fatto circonda la città. Parliamo di contrafforti alti circa 120 metri che creano una sorta di oasi nel mezzo del deserto del Karoo. Dire che il paesaggio sia spazzato dal vento non rende l’idea della situazione! Una vera bufera che spira costantemente devasta il territorio: Valle della Desolazione appunto!

Terminata la nostra gita nella Valle risaliamo in auto e ci dirigiamo verso la costa a Jeffreys Bay.

12 Agosto

da Jeffreys Bay a Mossel Bay

Stamane visitiamo il parco costiero Tsitsikamma National Park – che in lingua khoisan vuol dire luogo con tanta acqua (link qui). Siamo sulla Garden Route ormai ed il paesaggio è radicalmente cambiato sia rispetto alle savane del nord, sia rispetto al deserto che abbiamo attraversato. Qui ormai le temperature sono decisamente invernali, il tempo è più variabile che bello e la vegetazione ricorda molto quella che ci aspetteremmo in Inghilterra.

Il mare oggi è in tempesta e l’attraversamento a piedi del ponte sospeso sullo Storms River è entusiasmante. Percorriamo qualche sentiero per dominare con la vista dall’alto la baia. Poi proseguiamo lungo la Garden Route per Mossel Bay.

13 Agosto

da Mossel Bay a Swellendam

Ancora più di Jeffreys Bay, Mossel Bay è un luogo turistico con lungomare, case delle vacanze, locali sulla costa, gente che fa surf o che pesca .

Lasciamo la Graden Route per rimediare al fatto di aver visto sì i Big Five dei safari: leone, leopardo, bufalo, elefante, rinoceronte. Ma ci siamo persi il ghepardo!!! Bene, qui vicino esiste il Cango Wildlife Ranch (link qui), uno dei più importanti centri mondiali di recupero per animali sequestrati a privati che li tenevano in casa, oppure di animali in difficoltà che non possono essere reintrodotti in natura. Quindi, sebbene possa apparire come una sorta di zoo dove ammirare uccelli ed animali di grossa taglia (coccodrilli, tigri e leoni bianchi, ippopotami e ghepardi appunto) merita assolutamente una visita per poter contribuire, grazie al prezzo del biglietto, alla salvaguardia del ghepardo in Sud Africa. Per gli amanti delle foto finte con animali feroci è possibile farsi immortalare con tigrotti o con i ghepardi che stanno belli sdraiati come grandi peluche mentre voi li accarezzate.

Sud Africa: terra di vigneti e di vini prelibati. Visitiamo la cantina della De Krans (link qui), una rinomata azienda risalente al 1890 dove possiamo degustare ottimi vini rossi e bianchi.

Dormiamo a Swellendam.

14 Agosto

da Swellendam ad Hermanus

In auto di buon ora ci spostiamo a Cape Agulhas, il punto dove si incontrano i due oceani: l’Atlantico e l’Indiano. Rimiriamo le onde dalla scogliera e visitiamo il faro, salendo fin su alla lanterna.

Poi di nuovo in auto per raggiungere Hermanus, dove le balene saltano!!! Hermanus è un posto dove dovete assolutamente andare! Una bella baia, rifugio naturale delle balene che qui si corteggiano saltando fuori dalle acque e si riproducono. Ci si siede su una panchina sulla scogliera e, come in un film, ecco una balena saltare!

15 Agosto

da Hermanus a Cape Town

Oggi tocca a Capo di Buona Speranza. Raggiungiamo con l’auto la base dello sperone roccioso che da forma al Capo. Qualche foto di rito ed alcuni di noi decidono di salire sulla cima. Non che sia difficile – c’è un sentiero. Ma sono alcuni giorni che il meteo promette pioggia. Noi siamo stati fortunati e le nubi cariche d’acqua le abbiamo sempre viste all’orizzonte sul mare, senza che ci raggiungessero. Finora… Siamo sulla cima dello sperone roccioso e all’improvviso il vento ci sbatte addosso la tempesta: acqua dardeggiata a mo’ di grandine, violente folate di vento: una situazione veramente brutta! Noi sotto questo diluvio comunque riusciamo a scendere alla bene e meglio fino alle auto. Arriviamo fradici ma senza danni 😅 Il tempo di raggiungere il ristorante presente in zona che c’è di nuovo il sole. Noi dell’escursione siamo bagnati come dei pulcini, ci cambiamo nei bagni e con gli altri festeggiamo sia l’essere sopravvissuti alla disavventura sia l’arrivo al Capo con ostriche e champagne!

Dopo pranzo andiamo a Simon’s Town a vedere la colonia di pinguini: qui di fronte, oltre l’orizzonte c’è il Polo Sud!!! Sono tantissimi e fanno la spola tra il mare e la spiaggia.

Dopodiché si va’ a Città del Capo lungo la bella e sinuosa via che costeggia a strapiombo l’oceano. Dormiamo a Green Point, il quartiere dove è stato costruito lo stadio per i mondiali di calcio del 2010, molto vicino a Waterfront, il porto turistico della città.

16 Agosto

Città del Capo è un mix di architettura coloniale britannica (i docks al porto, il palazzo del governatore, ecc) e di architettura moderna. Più qualche obbrobrio tipico delle città cresciute senza un occhio di riguardo alla loro storia. Il centro, lungo Long Street, il Quartiere Malese, la zona del Waterfront sono posti tranquilli dove passeggiare per acquistare souvenir, dalla chincaglieria ad oggetti pregiati di produzione locale. Al di fuori dei quartieri ben segnalati come turistici non è prudente andare. Come vi avevo accennato le città sudafricane sono pericolose. Ricordate il: prima ti sparano, poi ti rapinano? Nelle zone turistiche indicate nelle guide la presenza delle forze dell’ordine è visibile e massiccia.

Ora vi racconto tre storielle a lieto fine.

Prima storiella. Volevamo vedere il municipio, edificio storico. Non è lontano da Long Street, vediamo dalla cartina che si può tagliare attraverso un centro commerciale ed arrivarci velocemente. Nel centro commerciale chiediamo ad una guardia privata di indicarci l’uscita sulla strada che ci interessava. Lui gentile ce la indica e ci chiede perchè la cercassimo. Ci sconsiglia di andare ma noi non ci preoccupiamo. Si la zona non è evidenziata sulla mappa come “turistica” ma è letteralmente a 500 metri da qui! Mentre ci allontaniamo lo vediamo parlare con un poliziotto. Ed il poliziotto inizia a seguirci all’esterno del centro commerciale. Noi arriviamo alla piazza, già alla prima occhiata intuiamo come non sia il caso di attardarsi ad ammirare l’edificio: siamo gli unici bianchi e tutti ci guardano! Facciamo subito dietro-front e torniamo verso Long Street. Solo quando saremo quasi su Long Street il poliziotto smetterà di seguirci…

Seconda storiella. A Long Street ci riuniamo con un altro gruppetto. Erano andati al Quartiere Malese, un posto pieno di case basse colorate vivacemente. Erano stati fermati dalla polizia per un controllo. I poliziotti gli avevano chiesto quale fosse il loro itinerario, lo avevano approvato e si erano raccomandati di non uscire dai quartieri turistici della città.

Terza ed ultima storiella. La mattina da Green Point eravamo andati a piedi a Long Street. E’ sera, è buio e ci prepariamo per tornare a piedi in centro per la cena. La ragazza della reception ci guarda e ci fa’: ma dove state andando? In centro a piedi? Non se ne parla proprio, vi chiamo dei taxi. E noi: ma stamane siamo andati a piedi. E lei: era giorno. Qui è tranquillo anche ora, ma di notte la zona tra Green Point ed il centro è pericolosa. Prendiamo i taxi.

Comunque non spaventatevi. Le zone turistiche sono veramente tranquille e basta prendere un taxi per evitarsi problemi. E poi se becchi il taxi giusto vivi anche avventure interessanti 😎 Per esempio, volevamo rimirare la città da un colle consigliato sulla guida e abbiamo appunto chiamato un taxi. Eravamo in cinque ma l’auto aveva quattro posti liberi… l’autista era un giovane di colore che non si è scomposto: uno davanti e quattro dietro ma… attenti a non farvi vedere dalla polizia 😬 Motore euro 0 o anche meno se possibile, auto sgangherata e mentre salivamo sul colle stavamo pure pensando di scendere per spingerla 😂

17 Agosto

Abbiamo l’aereo nel pomeriggio ma la mattina non ci facciamo mancare una gita sulla Tablet Mountain. La Tablet Mountain è il parco cittadino posto al centro della città ma su un altopiano a 1000 metri di altezza. E allora si sale con la teleferica. Ci sono tre sentieri che vi permettono di godervi il panorama. E se volete un po’ di brivido in più, vi potete far imbracare e provare a scendere un breve pezzo delle ripide pareti della montagna.