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I libri al tempo del digitale

Sono da sempre un gran lettore di libri. I romanzi storici sono la mia passione. Ma ho sempre letto di tutto. Merito di una famiglia dove la cultura era portata in auge e dove ci si considerava razzisti verso l’ignoranza.

Arrivato a Roma per gli studi universitari, dopo un anno entrai a far parte di Euroclub, che al tempo aveva un’ampia selezione di libri e degli sconti sul prezzo di copertina. Mi ricordo che suonò alla nostra porta questa ragazza speranzosa di trovare dei cari vecchietti che avrebbero sottoscritto l’abbonamento. Invece beccò quattro studenti universitari, passò un bellissimo pomeriggio a bere caffé e a ridere e scherzare, non vide nessun altro ma almeno una abbonamento lo fece sottoscrivere!

Fecero pure casini con i cognomi sul citofono per farmi arrivare la rivista. C’ho messo anni per far togliere quell’altro cognome 🙂

Era il 1992 quando mi iscrissi ad Euroclub e più o meno in quegli anni iniziò anche il tentativo di avvicinare gli italiani alla lettura con le pubblicazioni dei classici a mille lire. Su Viale Regina Margherita, addossati sul muro della Sapienza, c’erano queste bancarelle piene zeppe di libricini che riportavano in vita i classici delle letteratura non più coperti da copyright. Rammento Il Castello di Otranto, tanti classici greci e latini e storie minori. Abituati ai prezzi esorbitanti delle pubblicazioni regolari, sembrava incredibile avere qualcosa di valido ad un prezzo accessibile. Ed ovviamente i compromessi da accettare sulla qualità della carta, sul formato, sul genere delle pubblicazioni, al tempo erano più che accettabili. Visto anche il nostro magro portafoglio.

L’epopea del mille lire durò poco, ma ebbe il pregio di far abbassare i prezzi, forse anche perchè riuscì ad allargare il mercato. Ho continuato a comprare i miei libri ad Euroclub ed anche in normali librerie quando quello che cercavo non era nel loro catalogo. Per molto tempo debbo ammettere che la selezione del club era in linea con i miei gusti.

Dopo vent’anni alla fine ho disdetto il mio abbonamento ad Euroclub. Perché? Sicuramente perchè le loro scelte editoriali non sono più in linea con i miei gusti. Va bene che in Svezia ci siano un paio di autori che hanno scritto qualcosa di interessante. Questo non vuol dire che io voglia per forza leggere tutto quello che pubblicano lassù!

Ma anche perché da quando ho l’iPad ho iniziato a leggere libri digitali. Per la lettura digitale il miglior mezzo è indiscutibilmente il Kindle. Leggero, tecnologia e-ink che non affatica la vista, economico. Fa una sola cosa ma la fa alla perfezione. Quello normale, beninteso, dove giri pagina premendo un pulsantino, senza sporcare lo schermo come col touch. Perchè allora scegliere l’iPad, che fa tante cose e quindi non potrà raggiungere i vantaggi del Kindle? E che ha uno schermo retroilluminato che potrebbe stancare la vista? Dico potrebbe perchè la sera leggo in modalità notturna (schermo nero e caratteri bianchi) che minimizza questo problema. E non vi dico dei commenti favorevoli della mia atecnologica madre che quest’estate era tutta interessata al fatto che io leggessi sul balcone, la sera, senza bisogna di accendere la luce!

I motivi per cui sto acquistando i libri su iBookstore anzichè su Amazon sono semplicemente due: il formato e l’assenza di drm.

Apple vende ebooks in formato .epub e senza drm. Questo vuol dire che posso leggere il libro su qualunque dispositivo e posso anche prestarlo ad un amico, come se fosse un libro cartaceo. Ne più, ne meno.

Con Amazon invece il libro sarebbe legato al mio dispositivo Kindle sia per il formato proprietario .mobi sia per la presenza di drm, per cui non sarei mai in grado di gestire completamente la proprietà dei miei libri. Sai che seccatura dover craccare i libri regolarmente acquistati se volessi prestarli o per evitare una cancellazione da remoto in caso di problemi con Amazon? Casi rari ma avvenuti, come potete leggere in questo esempio.

Le librerie digitali però ci espongono ad un rischio. Quello che in inglese è noto come self-publishing: l’auto pubblicazione. Un autore può by passare del tutto il processo di selezione, revisione ed editing degli editori e pubblicarsi da solo la propria opera. Questo superficialmente potrebbe sembrare qualcosa di positivo. Spesso invece non lo è.

Scrive Harry Marks su The Magazine:

Read the reviews of any number of 99-cent Kindle titles and you’ll notice a running theme of poor writing, paper-thin characters, and tired dialogue.

Ovviamente non bisogna fare si tutta un’erba un fascio. Ma è vero che sono pochi gli autori indipendenti di qualità. E ancora Marks scrive su di se

I won’t self-publish my work because I want to know what it’s like to be rejected; I’ve had a dozen rejections for my first novel already. I need feedback from those who have been in the game a long time to tell me what I’m doing right, and more importantly, what I’m doing wrong.

Troppo spesso un autore pensa di scrivere qualcosa di interessante, ben sceneggiato. Troppo spesso siamo troppo indulgenti con noi stessi. Possiamo avere in testa una buona storia, ma non siamo dei professionisti capaci di gestire un complesso processo editoriale fatto di revisione stilistica, di gestione della coerenza narrativa e quant’altro.

Quindi sicuramente continuerò a spostare sul digitale il mio interesse. Ma continuerò a dare molto peso ai libri pubblicati in quel formato da editori professionisti, libri che siano stati selezionati al apri di quelli che ho sempre trovato sugli scaffali delle librerie, prendendo con le molle il materiale che non passa per il classico canale di valutazione e selezione.
Il digitale, per un editore lungimirante, può essere una miniera d’oro. E comunque la mia è solo una scelta che amplia il mio orizzonte. Anche se ormai prediligo il formato digitale, leggo ancora libri cartacei.

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