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Identità digitali

Leggevo un articolo interessante dall’economist sull’identità digitale.

Perchè mi ha colpito? Perchè il mondo cambia velocemente ed io stesso avevo fatto qualche riflessione sull’argomento spinto dalla vicenda di una “amica” di Facebook. Cosa aveva fatto? Nulla di particolare. Da single aveva passato il suo status sentimentale ad impegnata. Non era vero ma lei lo trovava un gioco divertente, salvo meravigliarsi che i suoi amici reali avessero creduto a quanto leggevano e le avevano fatto i loro auguri per la nuova relazione. Alla fine, trovandosi spiazzata, la mia “amica” di Facebook ha eliminato dal profilo lo status sentimentale. Io mi limitai – quando ne parlammo – a spiegarle che per una regola non scritta su Facebook ci si aspetta che i nostri “amici” siano sinceri. Ne restò sorpresa.

Quando conobbi internet ero in tesi al CNR. Non ricordo bene, sarà stato il 1998, anno più, anno meno. La rete era ai suoi albori. Si navigava con Netscape, il social era demandato ai forum e alle chat, il vecchio web 1.0 insomma.

Non si usava la propria identità ma categoricamente un nickname. Ne avevo due. Quello che m’ha sempre accompagnato, estrapolato dalle mie generalità: plucciola. Ed uno più anonimo: DarkEmpire. Il web era percepito come qualcosa di insicuro, dove non era prudente esporsi in prima persona, salvo rari casi. A ragione. Dietro i nickname ci poteva essere chiunque. Nelle chat di mIRC si dava per definizione un nome diverso dal proprio. E spesso anche il sesso era diverso. Se ti presentavi con un nome di donna, eri contattato da decine di cerebrolesi che volevano sesso, qualunque tipo di sesso: immaginario, traendo spunto dalle parole battute con la tastiera. Ti inviavano foto di nudi: erano loro? altri? Era proprio necessario inviarle queste foto? Alcuni poi ti volevano incontrare: sesso, sesso, sesso. Internet sembrava dover essere il posto dove dare libero sfogo alle proprie perversioni, o dove essere ciò che nella vita reale era difficile essere.

Un caos di identità, insomma. Un caos in cui ti imbattevi subito, al primo approccio col web  e che ti spingeva ad alzare rapidamente i confortevoli muri delle false identità.

Il web 2.0 ha portato un cambiamento. La possibilità di interagire nei blog tramite i commenti. La possibilità anzi di creare facilmente dei blog grazie a software già pronti, php-nuke, wordpress, ha portato sul web gente ben diversa dai primi cybernauti.

Questi nuovi utenti, colti, curiosi, che tentano di portare il frutto delle loro esperienze sui loro blog è stato ed è il mio mondo. E’ stato l’inizio dello sdoganamento dell’identità reale. Si utilizzavano ancora i nickname, ma con meno timore. Si iniziava pian piano a tirar fuori la testa.

Il problema erano i troll. Utenti il cui divertimento si basa sull’avviare commenti provocatori, solo per prendere in giro il prossimo tramite notizie false o provocazioni. Una seccatura.

Poi venne Facebook che ci chiese addirittura di metterci la faccia. Non solo nome e cognome, ma foto, interessi, curriculum, e quant’altro. L’obiettivo? Rimanere in contatto con persone reali – persona anche della tua vita. Presente o passata. E ha funzionato, visti i numeri del social network per eccellenza.

Adesso FB stà spingendo verso una integrazione con i blog, offrendosi di ospitarne i commenti. In breve, con la tua identità di FB potrai lasciare un commento ad un articolo di un blog. Questo dovrebbe far diminuire i commenti, minimizzando i troll, alzandone la qualità. E per non gravare sulle bande dei blog rallentandone la navigazione, sarà FB a conservare e gestire i commenti.

Che detto così, potrebbe anche sembrare una cosa buona. Ma io, che spesso mi trovo a pensare controcorrente, anche stavolta la vedo diversamente.

Io sul mio sito sono il proprietario della mia identità, dei miei articoli e dei miei commenti. Chi scrive un commento sul mio blog ne è il proprietario. Non può farlo direttamente, ma se mi chiede di cancellare un suo commento, io accondiscendo alla sua richiesta. Perchè, lo ribadisco, il commento è suo, non mio.

Le condizioni d’uso di FB invece sono ben diverse. Su FB in realtà tutto ciò che carichiamo o scriviamo diventa di FB. Se decidessero che un certo articolo, un certo commento non gli garba sarebbero in pieno diritto di eliminarlo. Se una foto od un filmato non vanno bene, possono essere eliminati.

Questa è una cosa che personalmente ho sempre avuto ben presente. Ed ultimamente, grazie ad una puntata di Report, se n’è diffusa la consapevolezza. Ed è anche il motivo per cui su FB ho sempre scritto cose futili. E ho sempre riservato al mio blog articoli come questo.

Fine della riflessione.

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