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Il collezionista di ossa

Jeffrey Deaver non ha bisogno di presentazioni. E’ uno scrittore che si è fatto un nome come maestro del thriller. Ultimamente sono incappato in un podcast che riporta le interviste con gli ospiti dello Zacapa Noir Festival. E’ una manifestazione che si svolge a Milano e prevede diciannove cene letterarie accompagnate appunto dalla degustazione dello sponsor, il rum Zacapa. La prima puntata del podcast comprendeva appunto l’intervista di Carlo Lucarelli con Jeffery Deaver (link qui). E da quella intervista, che mi è piaciuta molto, è scaturita la curiosità di leggermi il romanzo più famoso di Deaver.

Certo poi magari io ho gusti sofisticati e non sono nemmeno un fan di CSI et similia, quindi ho subito poco il fascino di una storia che si basa quasi solo sui dettagli tecnici dell’investigazione da polizia scientifica e poco sull’approfondimento psicologico dei personaggi. Però a Deaver va riconosciuto di essere stato un pioniere di questo genere e di aver approfondito molto gli argomenti di cui parla. E comunque l’originalità della figura dell’investigatore tetraplegico (che poi Deaver ha sfruttato più e più volte in vari romanzi successivi) ed i continui riferimenti alla New York di fine ottocento mi sono piaciuti.