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Il flop del Fire Phone

amazonfirephoneL’altra sera ascoltavo la puntata 256 di Digitalia e sono rimasto a riflettere sulla notizia che Amazon abbia valutato sui 170 milioni di dollari il flop del suo Fire Phone (se vi siete persi del tutto cosa sia il Fire Phone potete leggere qui).

Lo staff di Digitalia ragionava sul fatto che, partita dall’idea di creare un telefono dedicato a chi voglia fare acquisti sul sito dell’azienda in maniera semplice, Amazon si sia scontrata con la difficoltà di dover sviluppare un software rivelatosi non all’altezza delle aspettative. E di come una volta fatti gli ordinativi per l’hardware poi divenga impossibile fermarsi in corsa e si sia costretti a lanciare comunque il dispositivo incrociando le dita.

A me invece tornava in mente il ragionamento di un amico imprenditore. Ragionamento basato proprio sulla sua esperienza personale al tempo della crisi. Parliamo di un centro servizi e della concorrenza… inattesa!

Il centro servizi, tra le tante cose permetteva la stampa delle fotografie digitali, appoggiandosi ad un servizio terzo e proponendo dei prezzi che permettevano un guadagno ma che risultavano comunque convenienti per il consumatore. Un buon equilibrio insomma. Tempo fa poche saracinesche dopo la sua c’era una videoteca. Con il noleggio dei dvd in crisi a causa dei servizi di streaming – o del download illegale – il noleggio dvd ampliò la sua offerta con la stampa delle fotografie. Ma avendo già la concorrenza del centro servizi propose dei prezzi più bassi della spesa che sosteneva per lo sviluppo stesso. Risultato: un periodo difficile per il centro servizi, seguito dalla chiusura della videoteca, che non rientrava più nelle proprie spese. Ma la sua non era la sola attività commerciale che vedeva l’inattesa concorrenza di chi avrebbe dovuto occuparsi d’altro. C’erano per esempio la pasticceria che metteva la macchinetta del caffè per attirare più clienti ed i bar che mettevano il banco dei dolci per ribattere alla mossa della pasticceria. E così via…

Pensando a questo proiettavo l’imprenditoria del mio quartiere al tempo della crisi nella Silicon Valley. Apple, che guadagna da sempre dall’hardware, ora tenta di fare concorrenza a Google sui servizi con iCloud e ad Office di MS con iWorks. Riuscendoci male e con molti intoppi. Google che sbarca sull’hardware prima con l’acquisto di Motorola, poi rivenduta, poi di Nest e che è perennemente in procinto di mettere in commercio i futuribili occhiali collegati al web. Ma alla fine conclude ben poco. Microsoft che ha in Office la gallina dalle uova d’oro ma che prima prova a vendere con scarso successo i suoi tablet e solo quest’anno capitola lanciando Office per iPad. E così andando. Insomma tutti che tentano di invadere il campo dei concorrenti, sperando di raggranellare altri introiti, senza avere il know how per avere successo.

La nostra Amazon aveva avuto una grande idea col Kindle. Avendo un enorme catalogo di libri – con la forza quindi di spingerne anche la versione digitale – è sbarcata nel mondo dei tablet con un prodotto fatto solo per la lettura riscuotendo un enorme successo. Ma se fosse entrata in diretta concorrenza con iPad avrebbe sofferto delle stesse difficoltà dei Surface. Non ha fatto tesoro di questa evidenza e, presa dalla bramosia di occupare il core business delle altre major della tecnologia, si è ritrovata ora con montagne di smartphone invenduti.

My two cents…

 

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