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Il morso della reclusa

Ed eccoci al “un libro all’anno” di Fred Vargas. Perché Frédérique Audouin-Rouzeau, ricercatrice di archeozoologia del Cnr francese, nota a tutti con lo pseudonimo di Fred Vargas appunto, calibra con cura la sua produzione letteraria. Vargas si è ormai creata una fama notevole con il suo stile a metà strada tra il giallo, il thriller ed il noir. Lei lo definisce polar, crasi di poliziesco e noir. Ma il termine che più ne descrive lo stile è nocturne. Vargas riesce ad immerge il lettore in quel mondo visionario e onirico tipico delle notti dell’infanzia. A questo unisce un’abilità unica nel tratteggiare a livello visivo e psicologico i suoi personaggi, tanto da farceli sembrare veramente reali.

E così nella nuova avventura del commissario Adamsberg la pista da seguire arriva quasi per caso, inattesa e difficilmente riconoscibile. Tre anziani, nel Sud della Francia, sono stati uccisi da una particolare specie di ragno velenoso, comunemente detto reclusa. L’opinione pubblica, gli studiosi e la polizia sono persuasi che si tratti di semplice fatalità, tanto che la regione è ormai in preda ad una nevrosi. Adamsberg, però, non è d’accordo. E da qui parte la sua indagine… E come Magellano nella ricerca del passaggio verso l’Oceano Pacifico dovette fare vari tentativi lungo la costa dell’Argentina, esplorando una ad una tutte le rade che incontrava, esponendosi a fallimenti su fallimenti, rischiando l’ammutinamento della ciurma, così anche le indagini del commissario daranno vita a tensioni nella gendarmeria e subiranno più di una botta d’arresto prima di imboccare la direzione giusta.