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Il nome segreto di Roma

di Fabrizio Valente

Vado a metà febbraio per lavoro da un medico di base. lo conosco da molti anni ma, a causa di una riorganizzazione della mia azienda, sono tornato da poco a lavorare nel suo territorio, dopo circa tre anni di assenza. Io vorrei lasciargli un invito per un corso d’aggiornamento, ma lui già mi dice che ha preso un altro impegno per quella data. Ormai ha pubblicato il suo primo romanzo per cui nel tempo libero pensava di… alt! Che romanzo?!? Fabrizio è un appassionato di storia in generale ma soprattutto di quella della antica Roma. Mi racconta che è entrato in una scuola di scrittura e finalmente è riuscito a portare termine la stesura di questa idea che gli frullava nella testa. Mi accenna ad una trama stuzzicante: un medico militare in Transilvana – che ai tempi non esisteva come tale ma era una zona della Dacia, i montes Carpathi – a caccia di una sorta di vampiro – il Comes Draconis!

Che fai, mi sono detto?!? Non lo compri? Ma si , lo compro! E mi è pure piaciuto! Fabrizio indulge spesso nell’utilizzo dei termini latini per farci entrare nella realtà di un tempo remoto, un po’ come Umberto Eco aveva fatto nel Nome della Rosa. Ovviamente sono tutti forniti di note con traduzioni e, dove servisse, di spiegazioni. Se teniamo a mente che è un’opera prima debbo dire che non è per niente male: lo stile è scorrevole, i personaggi sufficientemente caratterizzati, la trama avvincente. Interessante il concetto espresso dal titolo del romanzo, questo nome segreto di Roma. Il tutto è legato all’idea degli antichi che se si conosce l’appellativo nascosto di qualcuno, questo equivale a tenerlo in pugno. I Romani avevano quindi escogitato un rito, l’evocatio, con cui immaginavano di scardinare le difese soprannaturali di una città proprio in questa maniera, maledicendone il nome segreto, il nome con cui gli Dei conoscevano quella città, e portandoli così dalla loro parte.