Skip to content

Il Trono di Spade

trono_di_spade

Buon ultimo arrivo anche io a leggere il Trono di Spade. Normalmente non sono attratto dalle mode. E non avendo un abbonamento a Sky nemmeno avevo avuto modo di inciampare per sbaglio nella serie televisiva. Ma le insistenze di una amica mi hanno spinto a leggerlo. E ne sono contento. Perché sotto un lieve manto fantasy – qualche concessione fugace al cliché dei non morti e dei draghi – c’è molta sostanza e molto studio in questo romanzo.
Al pari di quanto fatto dalla Rawling con Harry Potter, anche Martin ha costruito un mondo complesso e coerente in cui far vivere e muovere i suoi personaggi.

Un mondo complesso che si stende su due vasti continenti, reso verosimile da un mix di popoli e tradizioni diverse, di religioni in contrasto, di condizioni climatiche variegate che di regno in regno creano abitudini e necessità differenti. Allo stesso modo ogni Casa nobiliare crea a sua volta un microcosmo a se, con i propri meccanismi relazionali, le proprie gerarchie e le proprie usanze.

Un mondo coerente perché esistono regole sempre applicate, regole per cui ogni azione ha delle conseguenze. I conti in sospeso, prima o poi, vanno pagati. Sempre. Il tradimento viene punito con severità. Sempre. La giustizia è arbitraria e sovente è sinonimo di vendetta.

Martin è anche un ottimo sceneggiatore. Tutti i personaggi hanno il loro punto di vista. Le loro sfide verbali e le diatribe intellettuali rendono vivo il racconto non meno degli scontri sul campo di battaglia. Ogni capitolo è sempre chiuso con un colpo di scena o con un evento destinato a incidere sulle vite dei protagonisti.

Inutile affezionarsi a qualche personaggio. Sin dall’inizio hai la sensazione che l’età media non è destinata ad innalzarsi. La trama a volte è prevedibile, anche troppo nel caso di Eddard Stark. Ma ammetto che Martin riesce continuamente a rivoltare gli eventi per far prendere loro direzioni inattese.

Letto il primo libro, vediamo come sono gli altri…