Non posso non ammettere l’evidenza. E’ difficile smettere di leggere la saga. Personalmente avrei preferito la mancanza del sovrannaturale – insomma un romanzo storico a tutto tondo. D’altronde Martin pesca dalla storia inglese a piene mani. Basta pensare alla Guerra delle Due Rose, tra la famiglia Lancaster (Lannister) e York (Stark). Ma immagino che, visti i gusti moderni, senza un po’ di fantasy molti si sentirebbero persi. A livello di intrighi e di approfondimento dei personaggi questo libro non si fa mancare nulla. Si va da Jaime Lannister, personaggio spaccone che arriva ad acquistare tridimensionalità. Anche se al prezzo della mano destra. A Tyrion Lannister che ora rischia di diventare fin troppo complesso come personaggio. Per finire con gli stravolgimenti profondi della trama e l’uscita di scena di molti personaggi fin qui importanti. Le Nozze Rosse – la vendetta di Walder Frey sugli Stark – arrivano non inattese ma colpiscono comunque come una randellata dritta sui denti, lasciando nel lettore un senso di desolazione. Insomma, sempre più inutile affezionarsi ad un personaggio nel gioco del trono. Muoiono come mosche!
Ah, dimenticavo. Trovo sempre più inutile il personaggio di Daenerys. I capitoli che la riguardano li leggo con animo pesante. Le vicende si svolgono in località esotiche e completamente isolate rispetto alla terra dei cavalieri, senza nessun legame con la trama generale. Il viaggio di Daenerys mi ricorda quelle storie fantastiche aggiunte alle narrazioni nel Medio Evo, il cui unico scopo era quello di attribuire il senso della meraviglia alla narrazione stessa. Alla lontana mi hanno fatto tornare in mente quella parte del libro di Umberto Eco intitolato Baudolino, in cui il protagonista alla ricerca del Regno di Prete Gianni si imbatte in una miriade di strane creature, ognuna delle quali professava fede in una diversa eresia religiosa. Come avrei eliminato quella parte dal libro di Eco, così eliminerei senza problemi Daenerys dalla saga di Martin.