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Carlo Lucarelli non ha bisogno di presentazioni. E’ un bravo narratore ed un bravo scrittore di noir. Qualche giorno fa ho ascoltato una delle interviste del Zacapa Noir Festival in cui proprio Lucarelli intervistava Jeffrey Deaver (link qui). Una intervista interessante in cui si parlava anche delle metodologie con cui nascono i romanzi. Gli scrittori si dividono in due categorie: quelli che, dovendo mettersi all’opera, redigono la scaletta della loro storia e quelli che non lo fanno. Lucarelli appartiene a questa seconda categoria: inizia a scrivere un mistero che gli piace e poi cerca di scoprire cosa sia successo. Il rischio ovviamente è restare mesi a pensare come risolvere il caso 😂 Forse anche per questo la trama di questo romanzo non è delle più eccezionali – forse ha dovuto risolverlo comunque il caso. E l’identità dell’assassino uno se la immagina abbastanza presto. Ma non necessariamente questo deve essere un limite del romanzo, perchè sia la caratterizzazione dell’ambiente – siamo in una Bologna del 1954 ancora sospesa tra paesone ed una città vera, c’è la guerra fredda ed i servizi segreti che combattono una guerra non dichiarata – che i vari colpi di scena rendono appassionante la lettura.