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Kobane Calling

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Avevo letto un’anticipazione di Kobane Calling su Internazionale e subito mi era parso evidente che l’ultima fatica di Zero Calcare sarebbe stata una cosa più impegnata – ed impegnativa – del solito. Michele Rech (che è lo pseudonimo nella vita reale di Zero Calcare) riesce a raccontare la tragedia senza diventare tragico. Mantenendo sempre una certa leggerezza che ti permettere di leggere sì un fumetto dei suoi, ma con un retrogusto amaro che ti lascia pensare.

In Kobane Calling Rech ci racconta dei sui due viaggi tra i curdi. Il primo sul lato turco del confine con Kobane, durante i giorni della battaglia tra le milizie dell’YPG/YPJ e le truppe di DAESH. Il secondo ad Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, a Qandil, base della guerriglia del PKK, e nella Kobane liberata.

Ovviamente Rech ci racconta solo uno spaccato della guerra in Siria. Lo spaccato visto dagli occhi dei curdi del Rojava e di quelli del PKK. Nel grande risiko del Medio Oriente in fiamme esistono tante verità e tante ragioni, che cambiano a seconda degli occhi con cui si osserva quello sterminato campo di battaglia. Questo per dire che le storie, le prese di posizione, i “buoni” ed i “cattivi” di Kobane Calling vanno considerati per quello che sono: il risultato di due viaggi in cui un gruppo di romani con una certa visione del mondo e della società sono stati accompagnati a visitare delle zone di guerra da una delle parti in causa.

Fatte queste considerazioni Kobane Calling resta un bel fumetto, impegnato ma godibilissimo. Soprattutto per chi non lo avesse letto nulla di suo finora. Avendone invece io letto varie opere – e seguendone il blog – inizio ad avere troppe sensazioni di deja vù davanti alle sue gag ed al suo microcosmo. Rebibbia, i plumcake, il Mammuth, ecc.

Novità per me, questo è stato il primo fumetto di Zero Calcare che leggo sull’iPad. In passato avevo avuto pessime esperienze con qualche fumetto in pdf. Immagini troppo piccole, sempre ad ingrandire i balloon per leggerne il contenuto… Qui invece tutto è pensato bene e me lo sono goduto appieno.