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La Street Art del Trullo

Ovunque Sono

Pioveva rabbia
e lei danzava, nera
sul cemento.

Correva il film del mio lasciare,
oltre il campo
a veder la luce
e lei mi tirava fisso al mondo.

Sono uscito all’alba
da tende e case,
piene e vuote,
sempre il suo bacio
caro, sulla mia fronte.

Freddo il piazzale,
bagnato il prato,
mi copriva delle parole di mia madre.
Non sentivo altro.
Non sentivo il vento.

Tra i segni della mia vita,
scalza, mi seguiva.
Mi rotolavo su di lei
da bambino.
Ora annulla la mia solitudine
sacrificando il suo volto.

Se mi ritraggo si allunga,
se sono in bilico
mi afferra.

Il nero che vedo
lungo il cammino
contiene tutto.
Fa lo zingaro viandante
e il viandante specchio dell’uomo.

La mia ombra
è la mia casa,
il mio linguaggio.

Da qualche mese per lavoro frequento quartieri nuovi (nuovi per me) di Roma. Uno di questi posti nuovi è il Trullo. Come definirlo se non ne aveste sentito parlare finora? Borgata. Periferia. Spaccio e disoccupazione ne fanno un quartiere difficile. Comunque sia, come dicevo prima, è da qualche mese che io ci vado per lavoro e fin da subito sono rimasto colpito da un certo numero di opere di street art molto belle. Nulla di raffazzonato ma opere veramente ben fatte che, per qualità e numerosità, sinceramente non mi sarei aspettato in un posto con una tale fama. Sono per lo più murales policromi che emanano una notevole energia. All’inizio, scappa di qua, scappa di là, registro fugacemente queste opere con la coda dell’occhio mentre guido, mentre parcheggio, mentre entro ed esco dagli ambulatori dei medici di zona. Ora invece, ora che ho tirato la testa fuori dalla confusione delle vie nuove, degli ambulatori nuovi, degli ospedali nuovi ho finalmente il tempo di riflettere su quello che vedo. E di cercare qualche risposta alle domande che sorgono spontanee. Come si è arrivati ad ottenere una riqualificazione urbana nel cuore del Trullo? Qual è la storia dietro ciò che vedo? Chi sono le persone che hanno reso possibile e realizzato tutto questo?

Ovviamente serve sempre un simbolo, qualcosa che più di altre ti colpisce per spingerti a cercare una storia e poi a volerla raccontare. E quel qualcosa è stato l’enorme murales all’incrocio di Via del Trullo con Via Sarzana. Imponente. Una poesia – Ovunque sono di Maurizio Mequio, il “poeta del nulla” – a riempire il lato sinistro dell’edificio e l’immagine di un viandante solitario che scrive rivolto alla propria ombra, del venezuelano Luis Gomez de Teran.

Ed allora ho iniziato a scavare nel web, saltando da un blog ad un’altro, da YouTube a Facebook. Ed ecco quello che ne è venuto fuori…

Nel 2015, tra il 16 ed il 18 Ottobre, si tenne al Trullo la terza edizione del Festival Internazionale di Poesia di Strada. Nella sue terza edizione il festival ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di artisti locali: poeti (i Poeti der Trullo e Poesie Pop Corn) e pittori (Flavio Solo ed Pittori Anonimi del Trullo). Complessivamente ben venti poeti e più di dieci pittori hanno dato vita ad un’operazione di riqualificazione urbana nata dal basso, un vero festival in cui la street art ha incontrato la poesia di strada. Il risultato sono state dodici opere realizzate sul tema comune dei viandanti, un tema declinato in maniera assolutamente personale da ogni artista.

Luis Gomez de Teran, o come più semplicemente firma le sue opere Gomez, nasce a Caracas nel 1980 e, dopo aver vissuto tre anni a Miami, si trasferisce a vivere a Roma con la madre e i nonni. Viene influenzato sin da bambino dalle opere che popolano le chiese storiche del centro di Roma. Ha vissuto poi a lungo lontano da Roma imparando a bilanciare l’amore per l’arte classica con quello per la street art. Autodidatta, ha uno stile che mi piace tantissimo. Trovate la sua pagina Facebook qui.

Gomez ha lavorato duramente nei giorni del festival per completare la sua monumentale opera. In condizioni che definire poco agevoli, forse, è poco. Normalmente l’artista venezuelano non spiega il significato delle sue opere. Dipinge e lascia allo spettatore l’onere totale dell’interpretazione. Lo fa anche per un buon motivo. Gomez racconta infatti di aver spesso ascoltato interpretazioni delle proprie opere più interessanti di quelle che lo hanno spinto a creare quelle stesse opere! Stavolta invece la poesia del poeta del nulla, una poesia scritta da Mequio ispirandosi proprio all’opera dell’amico venezuelano, aveva talmente colpito il nostro Gomez da spingerlo a riportarla per intero sul murales. Maurizio Mequio è giornalista, pittore, scrittore. Lavora come educatore in un centro di prima accogliennza per migranti che non hanno raggiunto la maggiore età. Potete seguirlo sul suo blog qui.

E dato che una curiosità tira un’altra, ho voluto anche approfondire la mia conoscenza di questi gruppi di poeti di strada. Per primi ho cercato i Poeti der Trullo, il cui nome mi aveva colpito molto anche per l’uso di quel romanesco “der” che così efficacemente li va’ a collocare nella loro esatta cornice urbana. Ed allora scopro che nel 2010 è nato questo gruppo di ragazzi, ragazzi del Trullo e di Corviale, che, trovatisi a condividere l’amore per il verso, hanno iniziato a scriver parole sui muri e ad utilizzare Facebook per diffondere la loro arte. Giocando con l’anonimato abbiamo autori che si chiamano Er Bestia, Er Quercia, Er Pinto, Inumi Laconico, ‘A Gatta Morta, Marta der III lotto, Er Farco. Loro si definiscono metroromantici, figli di un romanticismo urbano, senza fronzoli né metriche polverose, senza retoriche, artifizi e stilemi. Nel 2015 pubblicano il loro primo libro, che si intitola proprio Metroromantici. Autoprodotto. Costo 10 euro. Lo potete acquistare qui. Hanno un loro sito, qui, ma se preferite seguirli su Facebook trovate la loro pagina qui.

Scopro tutto questo, mi fermo e penso ai casi della vita… Proprio da poco tempo ho scoperto un autore sudamericano, Roberto Bolaño. Ho letto prima Notturno Cileno (bello, bellissimo) e poi a luglio I detective selvaggi. E proprio Bolaño in Messico, da giovane, fu tra i fondatori di un movimento poetico d’avanguardia, l’Infrarealismo (che lui maschererà con il nome di realvisceralismo nel romanzo I detective selvaggi). E dopo pochi mesi che succede?!? Mi imbatto in dei giovani che fondano anche loro un movimento poetico, il Metroromanticismo!!!

Il Metroromanticismo è un movimento poetico che parte dal basso, dal quartiere, dalle persone, dalla semplicità e complessità della loro vita di tutti i giorni

E dopo i Poeti der Trullo è stata la volta di Poesie Pop Corn, che si presentano (qui il loro sito) come un progetto che vuole trasferire nei suoi versi i temi che viralizzano nelle bacheche dei profili Facebook. E che lo fa con il linguaggio delle conversazioni private delle chat, con lo stile dei tweet e con le immagini figlie dei meme e dei filtri di Instagram. Il progetto nacque nel 2013 da una collaborazione tra Decle e Stefania. Dal settembre 2017 le loro strade restano unite, ma con ruoli diversi. Decle combina ora la poesia con altre forme d’arte, dai graffiti alla musica elettronica, mantenendo un legame vitale con la poesia di strada. Stefania si occupa invece della comunicazione. Su Facebook li trovate qui.

E dopo i poeti la mia curiosità mi ha spinto a cercare i Pittori Anonimi del Trullo. Tutto nasce da un pittore nato e vissuto al Trullo, Mario D’Amico, che ad un certo punto della sua vita ha deciso di prendersi cura del luogo che amava, il suo quartiere, insegnando ad altri a fare lo stesso. E quindi con un gruppetto di persone iniziò a dipingere i muri dei palazzi, le panchine, le scale, preoccupandosi prima di pulire, di cancellare, di sistemare le aiuole. All’inizio tutto veniva fatto di notte per sorprendere al risveglio gli abitanti. Poi invece i pittori hanno deciso di agire alla luce del sole per utilizzare la pittura come attivatore sociale, come forza per spingere anche gli altri ad evadere dallo squallore quotidiano. Se volete saperne di più hanno una pagina Facebook qui. Mario D’Amico è il signore della foto sotto. E si… è il suo il volto del viandante del murale di Gomez 😉

Ed infine è il turno di Flavio Solo, che ho scoperto essere l’autore degli splendidi murales a tema supereroi Marvel che ammiro sulla Portuense quando sono in fila al semaforo all’incrocio con Via del Trullo. I suoi sono supereroi che resistono alle avversità della vita e, nella difficoltà, diventano esempio positivo per la collettività. Solo è un artista poliedrico e non si esprime solo con murales. Ha lavorato per Nike, Fox, Disney, Warner. Affianca opere su tela ad opere sui muri, con produzioni esibite dalla mostra al Macro di Roma curata da Achille Bonito Oliva dal titolo “Tracks”, alle gallerie di Parigi, Praga, Berlino, Miami e Londra, dai muri di Prima Valle a Roma, ai poster nelle zone disagiate di Rio de Janeiro e Los Angeles Qui la sua pagina Facebook.

Insieme pittori e poeti provano a dare un’alternativa ai ragazzi incattiviti che sono cresciuti nel degrado di uno dei tanti quartieri difficili di Roma. A questi ragazzi viene prospettata un’alternativa, sia sul piano della creatività che su quello della partecipazione.

Qui sotto qualche foto che ho scattato girando per il Trullo.

Quante cose che ho scoperto solo per la curiosità di sapere chi avesse fatto un murales, vero? Qui sotto potete ritrovare, strada per strada, le opere realizzate durante il festival.

Nelle mie ricerche ho anche scoperto che fino al 22 Ottobre 2017 al Guido Reni District (a Via Guido Reni 7, in pratica di fronte il MAXXI) si tiene la mostra Decades, mostra che ripercorre le ultime cinque decadi grazie alle opere di cinque artisti di cultura popolare: Beetroot, Solo, Diamond, Lucamaleonte e Gomez.

Ogni artista contribuisce ad illustrare un decennio. Gli anni ’50, quelli della Beat Generation e di Woodstock sono rappresentati da Beetroot. Gli anni ’60 e ’70 da Solo – che rivisita le copertine dei fumetti Marvel – e da Diamond con un immaginario più vicino a quello dei gruppi psichedelici degli anni ’70. Il decennio post Warhol e post Muro di Berlino vede le opere di Lucamaleonte mentre i cupi anni ’90 hanno Gomez a rappresentarli.

La mostra è un mix di opere su tela e murales. L’ingresso è gratuito (ma non fatevi confondere dalle file, perché il distretto contiene anche altre mostre a pagamento). Ho approfittato per andare a visitarla e l’ho trovata veramente suggestiva.

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