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La Trilogia Steampunk: Victoria

Ero curioso di leggere una novella Steampunk e Vittoria di Paul Di Filippo era citata sul web come un prodotto classico del genere. Nulla di che e non ve la consiglio come lettura. Però mi da l’occasione di scrivere due righe sull’argomento.

Come definire lo Steampunk? Non lo definisco io ma lo lascio fare a chi ne è veramente competente, Marco Carrara.

Le opere Steampunk sono fantascienza o science-fantasy scritte dopo il XIX secolo e ambientate: nel vero XIX secolo (Lungo XIX Secolo: 1789-1914); in un XIX secolo alternativo; in un secolo diverso visto con gli occhi della fantascienza dell’Ottocento; in un mondo diverso ispirato alla fantascienza d’epoca e alla rivoluzione industriale

Il tutto condito di spirito punk, quindi in estrema sintesi lo SteamPunk è fantascienza moderna retrofuturistica ispirata alla narrativa fantastica e alla storia dell’Ottocento, condita di uno stile scanzonato.  Una completa introduzione allo Steampunk di Carrara la trovate qui.

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La subcultura SteamPunk è molto estesa. Perché? Probabilmente per le correlazioni culturali con il nostro mondo. Sempre citando Carrara:

Era un mondo in piena globalizzazione, in cui le informazioni viaggiavano a una velocità impossibile fino a pochi decenni prima. Un mondo affascinato e spaventato dalle possibilità del futuro, in bilico tra il passato pre-industriale che aveva abbandonato e un futuro ignoto. Un mondo che a cavallo tra Ottocento e Novecento era ossessionato dal terrorismo. Non molto diverso dal nostro mondo in bilico tra la fine della relativamente sicura e rassicurante Guerra Fredda e un futuro incerto. Leggendo la storia del Regno d’Italia raccontata da Denis Mack Smith ne I Savoia Re d’Italia, si vede un mondo di estrema frammentazione parlamentare, di ribaltoni, di figuracce internazionali, di macchiette, di scandali molto moderni

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Sebbene personalmente preferisca il design minimale, concordo con Carrara:

La potenza del motore, il grasso degli ingranaggi, la meccanica in movimento che si può “riparare” come si potevano riparare in proprio le automobili fino a pochi decenni fa, tutto è sostituito da una tecnologia indistinguibile, per il profano, dalla magia. Invisibile, “incomprensibile” e spesso… inaffidabile.

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Una tecnologia che era assieme robusta, funzionante e piacevole alla vista.

L’estetica SteamPunk invece restituisce oggetti la cui forma ne richiama la funzione.

Indipendentemente l’uno dall’altro, mi sono imbattuto sul web, mese dopo mese, in qualche link legato allo SteamPunk. Lo SteamCamp del 2013, una puntata di Fantascientificast dedicata all’argomento, le foto di Caterina Sansone sugli steampunker francesi, il videogame BioShock per l’uscita della terza puntata della serie.

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Da qui la curiosità di leggere una novella SteamPunk.