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L’Angelo del Dolore

Era un po’ di tempo che volevo andare a scattare qualche fotografia al Cimitero Acattolico di Roma. Sono quei classici posti che hai sempre sotto mano e dove poi non vai mai. Finalmente ho deciso di provare ad andare a visitarlo per scattare qualche fotografia. Mentre prendevo qualche informazione sugli orari di apertura mi è capitato sott’occhio l’annuncio di un’associazione culturale, Roma Nascosta, per una visita guidata. Ed allora ho approfittato per poterne sapere qualcosa di più.

Come si evince facilmente dal suo nome, si tratta di un cimitero dedicato alle persone di religione non cattolica – per lo più ebrei, ortodossi e protestanti – residenti a Roma e ai loro parenti (atei o cattolici che siano). Il cimitero nacque a ridosso del 1716 perché le norme della Chiesa Cattolica vietavano di seppellire in terra consacrata i non cattolici. Per costoro venivano individuati siti all’esterno delle mura della città di Roma ed i funerali venivano tenuti rigorosamente di notte alla luce delle fiaccole. Nel 1821 fu fatta un’unica eccezione a questa procedura per Sir Walter Synod che chiese ed ottenne di seppellire la figlia in pieno giorno. Il corteo funebre dovette essere scortato da un drappello di guardie per placare il popolino inferocito. Ed il nobiluomo dovette tenere nascosto l’officiante nella propria carrozza per salvarlo dal linciaggio! Insomma erano tempi diversi dai nostri, dove la tolleranza non andava certo di moda.

Il cimitero è proprietà privata e quindi non riceve sovvenzioni pubbliche. All’ingresso è gradita una donazione il cui scopo è la manutenzione della struttura. Allargato man mano nei secoli è tutt’oggi in uso, sebbene esistano rigide regole per esservi sepolti. La personalità forse più famosa sepolta qui è il giovane poeta inglese John Keats.

Here lies One Whose Name was writ in Water

John Keats, poeta romantico, morì giovanissimo, a venticinque anni, neanche un anno dopo essere arrivato a Roma. Lui non volle che il proprio nome fosse inciso sulla sua lapide ed il suo amico fraterno Severn ne rispettò le volontà apponendo questo epitaffio: Questa tomba contiene i resti mortali di un GIOVANE POETA INGLESE che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace colui il cui nome fu scritto sull’acqua”. Severn poi chiese di essere sepolto vicino Keats e le due tombe costituiscono una mirabile composizione in cui si rischia di scambiare la sepoltura del secondo con quella del poeta.

Di fronte la sua tomba la nostra guida ha declamato alcuni versi d’amore di Keats, per meglio farci entrare in sintonia con la sua poetica.

Tu ami dici; ma con voce
più casta di quella di suora che canti
i dolci vespri per sè sola
quando la campana suona –
O amami davvero! Tu ami dici; ma con un sorriso
freddo come alba di settembre,
come fossi la suora di San Cupido,
devota alla Quaresima –
O amami davvero! Tu ami dici; ma la tua bocca
di rosso corallo dà meno gioie
dei coralli in fondo al mare
mai chiede baci –
O amami davvero! Tu ami dici; ma la tua mano
con dolce stretta la stretta non stringe;
come quella di statua è, morta –
mentre la mia di passione brucia –
O amami davvero!
O mormora parole di fuoco! Sorridi, come se queste parole dovessero bruciarmi,
stringimi come fa l’amante – O bacia
e del tuo cuore fa’ la mia urna –
O amami davvero!

Oltre Keats sono sepolti nel cimitero Percy Shelly, Gregory Corso, Antonio Gramsci (per via della moglie russa). Molte delle tombe sono notevoli opere d’arte con le loro statue ed i bassorilievi che creano un plastico bosco di marmi alternati al verde degli alberi.

Un discorso a parte merita quella che è forse l’opera più famosa del cimitero. Quella tra l’altro che più mi ha colpito: l’Angelo del Dolore (Angel of Grief)

L’Angelo è un monumento funebre realizzato nel 1894 dallo statunitense William Wetmore Story in memoria della moglie Emelyn. La plasticità della sua posizione, quella mano abbandonata sul fronte della tomba trasmettono un’incredibile sensazione di tristezza. Sarò tornato tre o quattro volte a rimirarlo durante tutto il tempo che ho passato nel cimitero. Ne ero come ipnotizzato.

Ho fotografato l’Angelo dalle posizioni più diverse, di fronte, di lato, addirittura di spalle. Poi, rivedendo con calma le fotografie, la mia preferita è risultata essere quella frontale, che ho elaborato più volte prima di trovare il giusto look & feel.

Il resto degli scatti della giornata sono qui sotto

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