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L’eliminazione dei libri classici nella Contea di Fairfax

Che titolo, eh? Ebbene si. Nelle biblioteche pubbliche della Contea di Faifax, una cittadina vicino Washington, ci si stà allineando alle usanze delle librerie commerciali. Se il sotware di gestione dei prestiti rivela che un libro non è stato prestato da almeno due anni, ecco che viene eliminato dagli scaffali. Qualche esempio? Aristotele, Faulkner, Hemingway, Dickinson… Resto sconcertato perchè non mi è mai sembrato che le biblioteche pubbliche fossero state istituite per far concorrenza alle grandi catene commerciali, dove bisogna tenere sugli scaffali solo i bestsellers. Resto convinto che il loro scopo sia quello di raccogliere il meglio della produzione letteraria.

In Italia, la notizia è stata presa con sdegno (per fortuna), e le biblioteche nazionali si sono affrettate a comunicare che per loro il libro è un’opera d’arte: se una mostra è meno visitata di un’altra, non per questo le sue opere vanno mandate al macero. La legge italiana, tra l’altro, considera i libri dei beni immobili che non possono essere dimessi. Ma a prescindere dalle precisazioni legali, i responsabili delle biblioteche sono chiari: “eliminare dei titoli dagli scaffali solo perchè non richiesti sarebbe una follia”.
Infondo i corsi e ricorsi storici ci insegnano che alcuni titoli vivono dei periodi ciclici e la biblioteca deve conservare sempre il suo ruolo di “archivio della memoria”.

Sembra quindi che i nostri classici siano salvi.

Per fortuna siamo nell’epoca di internet e gli abitanti di Fairfax potranno recuperare i loro classici tramite i progetti di digitalizzazione delle opere come Google books, Liber liber o Gutenberg.