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L’esploratore del Duce

di Enrica Garzilli

L’Esploratore del Duce è la monumentale – e con monumentale dovete pensare a due volumi da circa 700 pagine l’uno – biografia di Giuseppe Tucci scritta da Enrica Garzilli. La Garzilli è specialista di indologia e di studi asiatici contemporanei ed è stata docente presso le università di Delhi, Perugia, Harvard, Macerata e Torino. Personalmente avevo conosciuto di sfuggita la figura di Giuseppe Tucci leggendo il libro di Fosco Maraini Case, Amori, Universi, libro che mi era stato regalato al mio ultimo compleanno. Fosco Maraini fece da fotografo a due spedizioni di Tucci in Tibet: quella del 1937 e quella del 1948. Nel libro che ho letto Maraini parla della prima esperienza sul tetto del mondo ed ero rimasto così incuriosito da questa figura, questo professore coltissimo che leggeva e parlava sanscrito e tibetano, esperto di buddismo e di arte che iniziai a cercare qualcosa su di lui. Subito sono incappato nel sito (il link è qui) dedicato alla sua biografia – nello specifico ai motivi del sangue cattivo che scorreva tra Tucci e Maraini dopo la spedizione del 1948 (link qui). In breve la spedizione era arrivata a Lhasa, città allora proibita agli stranieri (o meglio ai non buddisti). Tucci ottenne il permesso di entrare per se ed altre due persone, mentre Maraini sostiene che i permessi furono accordati a tutti i membri della spedizione ma che Tucci mentì per non dividere la gloria con altri.

Già da questo episodio intuii che la vita di questo personaggio – famosissimo ma a me ignoto – doveva essere ricca di luci ed ombre e decisi di sfruttare la quarantena da coronavirus per immergermi nella titanica opera della Garzilli. Il titolo è un po’ fuorviante. Certo Tucci ebbe molto dal fascismo e molto diede con le sue spedizioni agli interessi geopolitici di Mussolini verso l’India (che al tempo cercava la sua indipendenza dalla Gran Bretagna). Ma è anche vero che le sue spedizioni proseguirono anche nel tempo dell’Italia democratica e democristiana. Tucci seppe in realtà sempre sfruttare a suo vantaggio il rapporto con quei potenti che apprezzavano la cultura (Gentile nel ventennio ed Andreotti successivamente) per finanziare le sue costose spedizioni e per raggiungere i suoi scopi. Sulle sue idee Maraini ci da un’idea precisa affermando che Tucci non fosse fascista ma nazionalista, anzi no: fu tuccista!!!

Indubbiamente Tucci fu una persona fredda e di poca compassione verso gli umili. Parlava con una padronanza eccezionale un gran numero di lingue antiche e moderne (in India scherzando si diceva di lui “è di madrelingua tibetana, ma conosce altrettanto bene sia l’italiano sia il sanscrito”) e fu un insaziabile collezionista di libri, manoscritti, opere d’arte e reperti archeologici buddisti. Testi e reperti rari, rarissimi ed in alcuni casi unici che poi donò all’IsIAO, l’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, rendendoli così fruibili a tutti (nei limiti delle regole imposte dall’Istituto per testi così delicati) e soprattutto salvandoli dalla distruzione dovuta all’incuria delle popolazioni locali prima e soprattutto salvandoli dalla distruzione operata dagli invasori cinesi onde cancellare il retaggio culturale del Tibet.

Insomma già da queste poche e veloci righe penso di rendere l’idea dell’interesse del personaggio. Ho anche apprezzato lo stile dell’autrice, che ogni tanto fa capolino nel racconto con esperienze personali e lo rende più vivo e legato ai giorni nostri.

Qui sotto vi lascio uno spezzone di un Giornale Luce del 1934 dove viene mostrata una delle spedizioni di Tucci