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Lettera al Corsera

Avevo già espresso personalmente su queste pagine la mia indignazione per l’articolo apparso sul Corriere della Sera, articolo di Pullara in cui il quartiere veniva immotivatamente dileggiato solo per meglio riempire lo spazio a disposizione nel giornale.

I tempi cambiano e internet, quando non è utilizzata alla Facebook – condividi il link, scaricati la coscienza e dimentica il problema – può diventare un potente mezzo di democrazia.

Sulla mailing list di Google concittadini indignati hanno elaborato una bozza di lettera al direttore che il Comitato di Quartiere, con entusiasmo, ha fatto propria, rielaborandola ed inviandola al Corriere della Sera.

Di seguito il testo della lettera:

Egregio Direttore,
nel Corriere della Sera di venerdì 22 ottobre 2010 (edizione Roma, pag. 5) abbiamo letto con sorpresa e stupore, subito tramutati in sdegno e indignazione, l’articolo firmato da Giuseppe Pullara dal titolo “La chiesa in borgata riscatta l’urbanistica. Malafede. Dedicata a Padre Pio: la qualità architettonica allontana lo squallore circostante”.

A parte l’aver riscontrato una serie di imprecisioni, presenti già nel titolo e nell’occhiello, siamo rimasti allibiti nel constatare che un articolo, presumibilmente pensato per raccontare al lettore l’inaugurazione della chiesa di quartiere dedicata a Padre Pio, si sia trasformato invece in un racconto che dipinge la zona, in cui abitano circa diecimila persone, come un girone dell’Inferno dantesco, in cui predominano il “carattere maledetto”, il “toponimo sacrilego che imbarazza la coscienza”, “l’edilizia veramente ordinaria, talora squallida”, il “senso di straniamento” e la “deprimente monotonia del paesaggio edilizio”, cosicché la nuova chiesa – secondo l’autore – finirebbe per avere non solo l’obiettivo di “curare le coscienze” ma anche quello di “risanare il quartiere”.

Il nostro comprensorio, che si apre con una grande via intitolata a Massimo Troisi ed annovera una serie di strade tutte dedicate ad artisti del mondo del cinema, della musica e del teatro, come Marcello Mastroianni, Domenico Modugno e Nino Taranto, offre alla vista di chi transita grandi aree verdi ed ampie strade alberate. I terrazzi, di cui tutti gli appartamenti sono dotati, sono arredati con pergolati e piante che rendono fiorito il quartiere, mentre l’aria è resa salubre dalla vicinanza del Parco di Decima-Malafede – l’area verde più estesa di Roma – da una pineta che si attraversa per entrare nel comprensorio e dal mare che dista solo dieci chilometri. La comunità residente nel quartiere, giovane ma già solida, composta in maggioranza da coppie giovani con figli, conquista ogni giorno la propria dignità affrontando gli sforzi di una vita quotidiana resa difficile dalla difettività dei principali servizi e combattendo una malamministrazione che continua a negarle ciò cui ha legittimamente diritto e che paga abbondantemente con il duro lavoro. Questa comunità si sente legittimamente indispettita nel sentir definire il proprio quartiere “apparentemente privo di coscienza e di buone intenzioni”.

Il quartiere “Giardino di Roma” è un posto gradevolissimo, allietato tutti i giorni dal piacevole schiamazzo degli innumerevoli bambini che giocano nei giardini accompagnati dalle mamme e, nei giorni di festa, da tutta la famiglia. La nuova chiesa, da tempo attesa, costituirà senz’altro un più efficace centro di aggregazione per tutte le nostre famiglie, e potrà promuovere la nascita di un nuovo spirito collettivo e di tante iniziative destinate a cementare ancor di più la coscienza del quartiere, ma certamente questo avverrà indipendentemente dall’arditezza delle sue forme architettoniche. Una costruzione modesta in calce e mattoni avrebbe raggiunto esattamente lo stesso scopo, magari anche con un più efficiente utilizzo degli spazi e soprattutto con un minore impatto sul caseggiato circostante.

Siamo lieti, beninteso, che l’audacia del progetto di questa opera possa contribuire ad incrementare la visibilità del nostro quartiere, e senz’altro ospitare una prestigiosa opera architettonica non può che conferire maggior lustro al comprensorio, ma è assolutamente opportuno precisare che non v’è luogo a parlare di “riqualificazione delle aree periferiche”. Il nostro quartiere attende da sempre di essere “riqualificato”, ma con interventi efficaci da parte dell’amministrazione pubblica, che da sempre richiede e che riesce a strappare solo molto lentamente ed a prezzo di gravosi sforzi. La riqualificazione passa per la costruzione di una fermata ferroviaria da sempre promessa ed ancora neanche in cantiere, per la sistemazione delle pericolose voragini ai lati di Via di Malafede, deliberatamente disattesa dall’assessorato per la mobilità del municipio XIII, o anche da operazioni simboliche come l’apposizione di cartelli con la scritta del vero nome del quartiere , “Giardino di Roma”, per le quali l’ufficio toponomastica dello stesso municipio non ci ha ancora degnato di una risposta. Non passa, siamo convinti, per la scelta di soluzioni tecniche ardite ma – benevolmente – superflue per la costruzione della chiesa parrocchiale. In questo senso, ben spiega l’ultimo periodo dell’articolo che un intervento di squisito valore estetico da parte di un soggetto diverso dalla civile amministrazione non può sostituirsi all’opera delle istituzioni, quelle stesse istituzioni che, troppo spesso assenti nelle occasioni in cui la cittadinanza chiede risposte e soluzioni, si presentano invece puntualmente alle cerimonie di inaugurazione o di consacrazione. Peccato che questo concetto, quello che riteniamo più vero, concreto ed importante, sia stato solo velocemente accennato alla fine dell’articolo, il quale sembra invece tutto indirizzato a celebrare il presunto ruolo dell’architettura nel dare dignità ad una sorta di ghetto.

A conclusione, per dovere di rettifica di quanto pubblicato nell’articolo, la informiamo, come già sopra anticipato, che il nostro quartiere residenziale, costruito negli ultimi dieci/quindici anni e registrato in catasto con il nome di “Giardino di Roma”, non è una borgata – questo tipo di insediamenti urbanistici di edilizia popolare sono stati realizzati negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo. Dal punto di vista topografico, esso si colloca nel quadrante compreso tra Via Cristoforo Colombo – Via Ostiense e Vitinia – Parco di Decima; viceversa, il quartiere denominato “Malafede” è ubicato tra Via Cristoforo Colombo – Via Ostiense e Via di Acilia – Parco di Decima.

Auspichiamo che voglia pubblicare questa lettera, anche a rettifica di quanto apparso nelle pagine del Suo giornale. Rimanendo in attesa di una Sua cortese notifica di pubblicazione, cogliamo l’occasione per inviarLe cordiali saluti.

Il Presidente
Maria Antonietta Marino