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L’evoluzione dell’Iguanodonte

Quando si parla di dinosauri e della loro rappresentazione non bisogna mai dimenticare che non parliamo della descrizione di reali esseri viventi ma delle ricostruzioni che abbiamo dedotto dai loro fossili. E che queste ricostruzioni sono legate sia all’abbondanza dei ritrovamenti fossili sia al progredire delle nostre conoscenze. Questo a volte ha portato a grandi cambiamenti iconografici e l’Iguanodonte ne è l’emblema.

L’Iguanodonte era un erbivoro di almeno 3 tonnellate di peso e di circa 11 metri di lunghezza. Deve la sua fama all’essere stato uno dei primi dinosauri di cui fu documentato il ritrovamento di resti fossili e ad essere stato quindi uno dei tre generi originariamente utilizzati per definire il gruppo Dinosauria. Questi primi resti fossili furono trovati dalla moglie del geologo inglese Gideon Martell, la signora Mary Ann, nel Sussex nel 1822. Il genere Iguanodon fu istituito pochi anni dopo, nel 1825, da Mantell stesso che ebbe comunque le sue belle difficoltà a far accettare le sue teorie. Eravamo infatti in un’era in cui la scoperta dei fossili di animali estinti veniva considerata come una prova convincente della veridicità storica del Diluvio Universale. Era infatti convinzione di molti contemporanei di Mantell che la Terra fosse stata creata nel 4000 a.c. e che i paleontologi ritrovassero i resti degli animali che non avevano trovato posto sull’Arca di Noè.

Mentre la scienza passo dopo passo sopravanzava le credenze legate alla interpretazione religiosa del mondo, ci si poneva il problema di immaginare che aspetto avesse avuto questa creatura del passato. Operazione resa improba a causa dei pochi resti disponibili, largamente incompleti. Mantell per esempio si spinse ad immaginare per l’Iguanodonte la forma di una lucertola molto grande con un curioso corno nasale, non sapendo come collocare quello che ora, grazie a successivi ritrovamenti fossili, sappiamo essere un artiglio del pollice. Ma egli stesso doveva nutrire i suoi dubbi a proposito visto che lasciò testimonianza delle sue idee in uno uno schizzo che non pubblicò.

schizzo eseguito da Mantell

Nel 1851 a Londra fu inaugurata la prima esposizione universale, la Great Exibition. Questa fu una iniziativa del Principe Alberto, marito della Regina Vittoria. Per ospitarla fu eretto un’enorme palazzo in vetro dentro Hyde Park, il Crystal Palace, un’opera ardita e stupefacente per l’epoca, una vera meraviglia agli occhi dei contemporanei che non avevano mai visto nulla di simile. Fu poi smontato e ricostruito nel 1852 in un’altra zona della città, a Sydenham Hill, per venire poi distrutto da un incendio nel 1936.

Nel Crystal Palace fu ospitata una delle prime esposizioni di dinosauri. Per l’occasione furono quindi create delle statue – che oggi definire inaccurate sarebbe limitativo – che furono collocate nei giardini del Crystal Palace in un Parco dei Dinosauri. L’artista chiamato a realizzarle fu lo scultore Benjamin Waterhouse-Hawkins. Hawkins aveva a disposizione gli stessi pochi resti di Mantell. Ne trasse degli schizzi, li confrontò con gli scheletri di creature viventi ed immaginò come avrebbe dovuto apparire l’Iguanodonte: una grande lucertola, ben piantata su quattro zampe colonnari che potessero sostenerne l’enorme peso e con un corno nasale.

trovate maggiori informazioni sul Parco dei Dinosauri qui

La consulenza scientifica era stata proposta a Mantell che dovette declinare l’offerta per problemi di salute. Fu quindi il Professor Richard Owen, un altro famoso paleontologo del tempo (fu colui che coniò la parola dinosauri) ad assumere l’incarico. Ad Owen piacque l’idea di Hawkins – anche lui non riteneva che, vista la mole, l’animale potesse camminare su due zampe – e diede il suo benestare. A questo punto Hawkins allestì un laboratorio direttamente in loco e costruì dei dinosauri a grandezza naturale in argilla, da cui poi fu preso uno stampo in cui era possibile versare il cemento. Per celebrare l’inaugurazione dei modelli, Hawkins tenne una cena alla vigilia di Capodanno 1853 restata famosa perchè fu tenuta all’interno dello stampo di uno dei modelli degli Iguanodonti. Si racconta che alla fine della cena tutti gli ospiti fossero affetti da “ubriachezza molesta” 😎

Dell’Iguanodonte furono create due statue, una ritta sulle quattro zampe ed una che si appoggia su un ramo. Già all’inaugurazione del Parco dei Dinosauri comunque Mantell esprimeva i suoi dubbi sul corno nasale dell’Iguanodonte e sulla postura quadrupede. Infatti in base a nuovi ritrovamenti Mantell aveva osservato che gli arti anteriori erano molto più piccoli di quelli posteriori.

Nel 1878 nelle miniere di Bernissart in Belgio furono rinvenuti i resti di 38 individui adulti. Con la scoperta degli scheletri di Bernissart si passò ad una visione bipede, anzi sarebbe più corretto definirla tripode, dell’Iguanodonte. Lo si immaginava infatti camminare eretto sulle zampe posteriori ma con la coda strisciante sul terreno per fornire sostegno al peso.

Fu David Norman a dimostrare come questa posizione fosse improbabile. Infatti egli sottolineò come la lunga coda fosse irrigidita da tendini ossificati e si sarebbe spezzata in tale posizione. Grazie ad ulteriori studi si è infine capito che l’Iguanodonte era si un quadrupede, ma bipede facoltativo. La mano ed il polso infatti erano relativamente immobili, le tre dita centrali erano raggruppate e recavano un’unghia simile ad uno zoccolo. La locomozione dell’Iguanodonte era quindi digitigrada e quando camminava sulle quattro zampe le mani erano tenute in modo che i palmi fossero uno di fronte all’altro. Quindi più che ad un erbivoro capace di galoppare come un bufalo bisogna immaginare un animale in grado di alzarsi in postura eretta per procurarsi del cibo o per scappare dai predatori.

altre immagini di Fabrizio Lavezzi le trovate qui

Resta il mistero dell’artiglio del pollice. Era utilizzato come un’arma per difendersi dai predatori? Oppure veniva sfruttato per rompere rami oppure per spaccare dei semi? Al momento tutte le ipotesi sono aperte e forse questo resterà un mistero.

L’Iguanodonte negli anni è stato rappresentato in vari testi divulgativi, in fumetti, è comparso in film della Disney ed in documentari della BBC. Insomma è uno dei dinosauri più famosi anche se ha cambiato ai nostri occhi aspetto più volte. Vi lascio con questo video divulgativo del canale ZooSparkle, che vi riassume la storia dell’Iguanodonte mentre Fabrizio Lavezzi ne crea un modello 3D.

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