Skip to content

L’Impostore

impostoreNon conoscevo Javier Cercas e sono arrivato a lui per caso. Un caso legato all’aver già letto un altro romanzo senza finzione: L’Avversario di Emmanuel Carrère. Sono storie in fondo molto diverse. Ma in me le accomuna un senso di smarrimento che mi coglie quando tento di comprendere cosa possa mai spingere persone comuni a vivere un’esistenza basata su castelli di bugie. L’impostore del romanzo di Cercas si chiama Enric Marco, classe 1921, spagnolo di Barcellona, ex repubblicano, ex sindacalista anarchico. Enric Marco è assurto agli onori delle cronache per essersi spacciato per anni per un deportato nei campi di concentramento nazisti. Marco era uno strano tipo di bugiardo, un bugiardo che diceva la verità. Diceva la verità, perché raccontava nelle scuole e nelle interviste a tanti giornalisti i veri orrori della guerra civile spagnola, del franchismo, del nazismo. In una Spagna che per decenni aveva vissuto assopita ed intorpidita dalla dittatura. Forte di questo passato che mirabilmente riusciva a narrare e per il suo notevole impegno nel divulgarlo Marco era arrivato a presiedere una nota associazione di reduci del campo di Flossenbürg. Marco ebbe dei meriti indubbi nel diffondere la conoscenza degli orrori del nazifascismo. Ed avrebbe proseguito a farlo se non fosse stato smascherato da uno storico poco prima di poter pronunciare un discorso pubblico alla presenza del premier spagnolo in occasione della Giornata della Memoria. La storia è molto interessante – non voglio svelarvela troppo – perché i buoni bugiardi non soltanto trafficano con le menzogne, ma anche con le verità, e le grandi menzogne si costruiscono con piccole verità. Cercas quindi prima conosce Marco, si fa raccontare la sua storia, tutta, e poi la disseziona in cerca del vero e del falso. Il paragone sempre sotteso nel libro è quello tutto spagnolo tra Marco ed il Don Chisciotte di Cervantes. Entrambi a cinquant’anni non si rassegnano alla vita anonima che hanno scelto di vivere fino ad allora – o che il destino ha fatto vivere loro – e scelgono di viverne una tutta nuova. Disposti entrambi a tutto per questo, anche ad ingannare il mondo oltre che se stessi. Il meccanico ed ex sindacalista Enrique Marcos crea l’eroe della memoria storica Enric Marco, mentre Alonso Quijano crea il cavaliere errante Don Chisciotte de la Mancia. Con la sostanziale differenza che nel romanzo di Cervantes – e noi sappiamo di leggere un romanzo – è lo stesso Alonso Quijano ad abiurare sul letto di morte il proprio passato fittizio. Mentre nella realtà tocca a Cercas raccontare la verità su Enric Marco.