Skip to content

L’inaffidabile Apple di Cook

Questo weekend Apple ha reso nota la sua volontà di abbandonare il suo software di post produzione professionale: Aperture. Apple aveva inventato il genere: un software unico per catalogare e modificare in maniera non distruttiva i propri scatti. Lo aveva nel tempo arricchito del riconoscimento facciale e delle mappe per la geolocalizzazione. E gli era riuscito anche bene, soprattutto nella facilità e flessibilità di catalogazione delle foto. Apple è sempre stata un produttore di hardware. Era entrata a suo tempo nel mondo del software professionale a causa delle contrarietà di Adobe a continuare lo sviluppo di versioni Mac dei propri prodotti. Furono questi professionisti a tenere a galla la vecchia Apple fino al clamoroso successo dell’iPhone. La rincorsa di Adobe si concretizzò con Lightroom, software che negli ultimi anni ha distaccato notevolmente il prodotto di Cupertino.

Nel frattempo Apple è cambiata e ha trovato la sua gallina dalle uova d’oro nella fotografia “scatta & condividi”, resa possibile da iPhone. La prossima ventura Photo.app – applicazione ubiquitaria su iOS e OSX che arriverà nelle prossime versioni dei due sistemi operativi – sarà ottima per la post produzione delle foto da smartphone. O per due aggiustamenti rapidi di un file raw. Nulla di più. Nulla di più tra l’altro di quello che già si può fare con applicazioni già presenti a basso costo sugli App Store.

Joseph Linaschke di ApertueExpert ha un’opinione diversa, più ottimista:
Aperture is a photo editing and management tool written for users used to an old school workflow. Go on a shoot. Sit down to edit. Share when you’re done. But that’s not the world we live in anymore.
Da un lato ha ragione. Aperture ormai era datato. E la gestione delle foto sul cloudche era stata implementata negli ultimi anni era sicuramente farraginosa. Ma l’old school workflow è l’unico motivo per acquistare un software di post produzione professionale. Per chi deve scattare al volo, modificare, aggiungere filtri e pubblicare sui social network esistono già tonnellate di applicazioni per smartphone – oltre alle prime mirrorless con Android. L’integrazione tra libreria e dispositivi è qualcosa in più, nulla di fondamentale. Utile per mostrare il proprio lavoro, ma comunque a valle di un complesso lavoro di post produzione che necessita delle risorse hardware che solo un computer ed un software di un certo livello possono fornire.
Certo la nuova Photo.app evolverà e da qualcosa che all’inizio sarà meno di iPhoto diverrà un programma che permetterà di ottenere qualcosa più del vecchio iPhoto. Nel WWDC 2014 il framework PhotoKit ha mostrato capacità di correzione della distorsione delle lenti ed un filtro denoise valido. Ma…
Tornando alle considerazioni di Joseph Linaschke:

At first, all the features of the old iWork weren’t there. But Apple worked relentlessly and continued to update the software (free updates, by the way) and today those apps are fantastic.

Joseph fa un paragone tra quanto accaduto ad iWork – ma anche a Final Cut – e quanto sta accadendo ad Aperture. Un paragone errato a mio parere. iWork non è mai stato un software per professionisti – è sempre andato bene per un uso domestico ma a livello aziendale l’Office di Microsoft lo asfalta letteralmente. Final Cut ha subito quello che ci si aspettava anche per Aperture: una riscrittura da zero. Il software uscì, incompleto e difettoso. Ma fu rilasciato ed Apple non disse: chiudiamo il progetto Final Cut, ma disse: questo è il nuovo Final Cut. Un anno di convivenza tra la vecchia e la nuova versione e alla fine la nuova versione ha recuperato ciò che già forniva la vecchia, superandola in funzioni.

Senza contare che appare difficile chiedere a chi post produce foto per lavoro o per hobby di attendere i misteriosi tempi di Cupertino per – forse – ottenere funzionalità che già aveva o che può ottenere già da ieri passando alla concorrenza. Chi fa foto di alto livello – professionista o amatore che sia – non pubblica centinaia di foto che nessuno ricorderà. Un fotografo pubblica pochi scatti capaci di emozionare e rimanere impressi nella memoria delle persone. E ha bisogno di certezze e di piani di sviluppo credibili, non delle novità che forse ci saranno in un indeterminato futuro.

Il problema a questo punto è: che fare? La risposta ovvia è migrare a Lightroom di Adobe – oddio, ci sarebbero anche altri software ma a questo punto penso sia meglio passare al migliore sul mercato oggigiorno. Si tratta di imparare un’interfaccia e dei comandi nuovi. Ma non è questo il problema. Il problema è il pregresso. Spostare i file raw da una libreria ad un’altra è semplice. Ma al momento tutto il lavoro di post produzione ottenuto con Aperture non può essere trasferito in Lightroom. Un bel problema. Solo Apple potrebbe risolverlo. A Cook decidere se la sua Apple dovrà mostrarsi come un’azienda comunque affidabile per i professionisti. In caso contrario anche gli utenti di Final Cut e Logic sarebbero a rischio.

C’è anche un altro problema. Di fatto Aperture era l’unica vera concorrenza ad Adobe. E la mancanza di concorrenza non ha mai giovato ai consumatori. Se non fosse stato per Aperture, Adobe non avrebbe mai sviluppato Lightroom nè lo avrebbe spinto ai livelli qualitativi attuali. Se Apple non avesse ribassato il prezzo di Aperture quando inaugurò il Mac App Store, Adobe non avrebbe limato il costo di Lightroom. E la dichiarazione di Adobe di raddoppiare gli investimenti su Lightroom ora che la concorrenza più nota è scomparsa mi lascia un po’ perplesso…

CategoriesApple