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Seguo dalla nascita la strada di Lytro. Avevo scritto già due brevi articoli sull’argomento (uno e due). Come giocattolino Lytro mi interessava, con questa novità della messa a fuoco in post produzione. Ne vedevo lo sviluppo adatto agli smartphone. Con sensori ridotti e lenti fisse l’unico modo per rendere interessanti le foto sono ad oggi i vari filtri di Instagram o di Hipastamatic. Scattare una foto di fretta e giocare con il punto di messa a fuoco prima di pubblicarla sul social network sarebbe stata una novità interessante, se non irresistibile come feature di un nuovo smartphone.

E invece la settimana scorsa, mentre ero a New York City, Lytro è uscita con la Illum, una macchina definita professionale. 1500 dollari/euro circa di costo, un obiettivo 30-250 mm con f 2.0 fisso. E qui mi sono posto qualche domanda…

Una cosa è parlare di una fotografia in mobilità. Lo smartphone lo hai sempre addosso, siamo talmente abituati a tirarlo fuori per scattare foto al volo che nemmeno ci accorgiamo di finire nelle foto del prossimo. Ci fai tante cose, è un piccolo computer, lo paghi 300, 500, 800 euro – quello che ritieni opportuno, e via… Ma una macchina fotografica dedicata ad un professionista è un’altra cosa.

Un professionista sceglie di proposito il punto di messa a fuoco della sua reflex – o della sua mirrorless, visto quanto si stanno diffondendo. Lo fa prima di scattare e compone l’immagine nel mirino in base alla scelta fatta. E’ una discriminante enorme che fa la differenza spesso tra una foto ben fatta ed una foto capace di emozionarci.

Il video di presentazione è interessante, soprattutto per la capacità di story telling espressa dalle foto che cambiano fuoco. Nulla però che non si possa fare però con un normale clip video.

Insomma, non sono così convinto che la strada intrapreso da Lytro sia quella che porterà al successo  il loro light field engine. Vedremo…