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Kurt Vonnegut fu un soldato statunitense della Seconda Guerra Mondiale. Fu catturato dai tedeschi durante l’offensiva delle Ardenne. Internato a Dresda sopravvisse alla totale distruzione della città a seguito di uno dei più devastanti bombardamenti della guerra. Ma come raccontare una vicenda così tremenda?

Ecco il genio. In questo breve ed agile romanzo Vonnegut ci racconta le vicende di Billy Pilgrim: viaggiatore del tempo, dello spazio e dei pianeti impossibili. In un mix interminabile di piani temporali e spaziali, tra realtà e fantasia, l’autore produce un mondo alternativo che ci aiuta ad affrontare la realtà. Anziché usare la fantasia per esorcizzare l’accaduto, la sfrutta per invaderlo e per restituircelo in una maniera alternativa. Il tocco fantascientifico è l’espediente che gli permette di passare da ricordi drammatici a ricordi belli, da ricordi terribili a episodi completamente diversi, rendendo il racconto bizzarro, divertente ma mai triste. Il dramma viene nascosto dalla stranezza e dagli sbalzi temporali e dal modo di guardare le cose del protagonista. I viaggi da un momento all’altro della sua vita, fanno sì che Billy non riviva troppo intensamente i propri ricordi ma li possa affrontare in un modo più filosofico. “Siamo tutti insetti in un blocco d’ambra” è una delle massime della filosofia extraterrestre fatta sua da Billy. Quello che è accaduto accadrà sempre e non c’è niente che si possa fare se non fissare la memoria sui ricordi più belli pensando che le follie e le insensatezze siano parti del paesaggio della nostra vita, inevitabili come un fiume o una montagna.