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MEMO Magazine un valido esempio di storytelling

Il mondo della fotografia è uno dei settori più statici che si affacciano sul mercato del lavoro. L’ultimo grande cambiamento che abbia registrato fu il passaggio dalla pellicola al digitale. Frenato ed osteggiato dai vecchi professionisti che vedevano nell’arrivo di milioni di nuovi parvenu un rischio per la qualità della loro professione. Ma i cambiamenti vanno cavalcati, non osteggiati. E le criticità vanno trasformate in occasioni.

Viviamo ormai – soprattutto con l’avvento degli smartphone, la macchina fotografica sempre con te – nell’era dell’immagine. Grazie ai social web ed alle connessioni ad internet sempre più pervasive siamo sommersi di improbabili selfie e di pessime immagini. Un trionfo del cattivo gusto che non dovrebbe uscire dal confine ristretto di una timeline che scorre e di cui subito ci dimentichiamo. Non dovrebbe, ma in tempi di crisi economica e di declino culturale, ecco che troppo spesso affidiamo i momenti importanti della nostra vita – che sia un matrimonio, un reportage o il corredo visivo di un articolo giornalistico – a delle immagini che non ci trasmetteranno nessuna emozione e che nessuna traccia lasceranno nella nostra memoria.

Ci sono due modi per un fotografo professionista di affrontare il problema: contrastarlo o aumentare le proprie competenze per governarlo.

Contrastarlo di primo acchito può sembrare anche facile. Un esempio può essere l’articolo Crappy vs Snappy, in cui visivamente ci rendiamo conto di come una corretta gestione della luce renda più drammatiche ed interessanti delle scene che di per se sarebbero state banali. Ma di fronte all’inondazione giornaliera di media di bassa qualità l’operazione si rivela sterile.

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Meglio allora imporsi con la tecnica dello storytelling. Con il termine inglese storytelling intendiamo niente più che la combinazione di testo, fotografia e video resi fruibili sugli ormai diffusissimi tablet e smartphone. JPM ne è un esempio antesignano per l’Italia. Ed ora vede la luce un altro valido progetto: MEMO.

La presentazione sul sito è sintetica ma completa

MEMO è una cooperativa di fotografi di fama internazionale, impegnati nella diffusione di un’informazione indipendente basata sui diritti umani. Dopo aver lavorato con importanti testate ed agenzie, ed essere stati premiati con i più grandi riconoscimenti nel campo della fotografia, hanno deciso di unire le loro forze per sviluppare nuove forme di comunicazione mantenendo l’eredità etica del giornalismo classico.

 

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MEMO sfrutta appieno le capacità multimediali di iPad (la versione per Android arriverà…). Già da sola la sezione Targeting education in Pakistan di Diego Ibarra Sanchez sulle stragi di studenti ed insegnanti in quel paese martoriato vale l’acquisto del primo numero. Ma anche le sezioni sulla Libia e le testimonianze delle migliaia di persone imprigionate senza un processo, senza poter contattare i propri familiari sono un pugno nello stomaco.