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Pirati

Non dei Caraibi. Di Somalia. Anzi di Puntland, provincia resasi autonoma nel disfacimento dello stato somalo e autoproclamatasi stato sovrano.

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Questo mio è un pensiero meditato. Un pensiero deciso. Un pensiero sicuramente ritenuto dai nostri politici pericoloso.

Ritengo che legittimare dei criminali, pirati o rapitori – comunque li vogliamo definire, serva solo a rendere endemico il problema e a non risolverlo.

D’altronde in Italia ci siamo già passati, sebbene con modalità diverse. Ero piccolo, quando eravamo infestati dalla piaga dei rapimenti. Persone abbienti del Nord Italia sottratte all’affetto dei propri cari, private della libertà, a volte mutilate dei lobi dell’orecchio, a volte uccise. Lunghe prigionie in Sardegna o in Aspromonte, con la complicità delle popolazioni. Perchè le famiglie pagavano riscatti faraonici. Ed i rapitori, sordidi criminali, elargivano le briciole a pioggia, rendendo dei derelitti loro fiancheggiatori, creando quel muro d’omertà che lasciava in balia del nulla per anni dei poveri disgraziati.

Ammaniti con Io non ho paura ci dà uno spaccato di quel mondo. Un libro che mi piacque subito e molto.

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Ricordo che forte fu la polemica contro la legge che congela i beni di un rapito. Accuse di assassinio. Scusabili quando chi le lanciava temeva per la vita di una persona cara. Ma efficaci. Oggi in Italia non si rapisce più a scopo di riscatto. O almeno non assistiamo più ai rapimenti lunghi anni.

In Somalia si stanno delineando due realtà. Due linee d’azione. Con noi dalla parte sbagliata, se vogliamo dare credito alla nostra stessa esperienza. Ma non è da noi fare tesoro dell’esperienza, no? 🙁

Americani e Francesi da un lato. Italiani e Sauditi dall’altro.

I primi sanno che non si deve cedere. Se cedi fomenti altri scellerati. Se cedi alimenti l’industria della pirateria. E’ difficile reagire. I pirati hanno barche piccole, si nascondono nei porti somali, tra la gente comune. Vengono protetti perchè distribuiscono le briciole dei riscatti. In posti dove letteralmente rischi di morire di fame l’onesto non ha scelta.

Americani e Francesi rischiano e mandano le loro forze speciali a liberare gli ostaggi e ad uccidere i rapitori. Scelte rischiose e a volte difficilmente accettabili. Capita anche che qualche ostaggio muoia. I pirati giurano vendetta. Ma poi dirigono i loro sforzi su prede più tranquille. Le navi dei paesi che non reagiscono. Italiani e Sauditi pagano i riscatti. Lunghe trattative. Molti soldi. Soldi facili, senza fatica.

Finchè dura. Gli armatori, non tutelati dalle marine dei propri stati stanno decidendo di circumnavigare l’Africa. Di tornare alle rotte dell’800. Le rotte di prima del Canale di Suez. Le nostre navi torneranno a salutare il Capo di Buona Speranza a Città del Capo, Sud Africa. E noi ne pagheremo tutti le conseguenze pagando più care le merci che importiamo.

Ma sono l’unico a pensarla così?

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