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Pompi e l’economia basata sull’abuso

Cartello_Pompi

A Via Albalonga c’è lo storico bar Pompi, che si definisce il regno del Tiramisù. Una decina d’anni fa, o forse qualcuno in più, ho vissuto lì vicino. Ed in effetti al tempo il tiramisù di Pompi aveva dei meriti. Poi l’attività si è ingrandita, sono nate delle succursali, il tiramisù è diventato anche al pistacchio e alla fragola. E a mio parere la qualità complessiva è scesa.

E’ tanto comunque che non vado da Pompi. Non merita più la fatica di cercare parcheggio, né di prendere la metro per scendere a Re di Roma. Ma Pompi non ha mai sofferto della cronica difficoltà di parcheggio dell’Appio Latino. Da Pompi la tripla fila era istituzionalizzata. In barba al codice della strada e grazie alla misteriosa noncuranza dei vigili urbani. Con avvilimento e sofferenza degli abitanti e delle altre attività commerciali oscurate da tanta illegalità. Ma la musica è cambiata…

Si, perché il Comune di Roma da un po’ di tempo sembrerebbe aver notato che la città si è sviluppata solo in base all’illegalità diffusa, un po’ sulla falsariga di alcune scene tratte dalla famosa serie Romanzo Criminale.

albalon

Dopo le forti pressioni dei cittadini esasperati da quel marasma, finalmente tra arredi urbani e vigili solerti, Via Albalonga è tornata ad essere percorribile e vivibile. Tutti contenti? Si, tutti contenti.

Ah no, qualcuno no. I proprietari di Pompi. Non devono essere molto convinti della forza del loro brand – magari anche loro hanno assaggiato ultimamente il loro tiramisù e come me hanno constatato che non è più quello di una volta… Comunque hanno affisso il cartello che vedete in apertura dell’articolo minacciando di vendere ai cinesi se il Comune non riprenderà a far parcheggiare in tripla fila. Non molto furbi e ancor meno scaltri questi signori. Con un solo gesto hanno dimostrato di non essere all’altezza di gestire un’attività, hanno dimostrato di essere razzisti e soprattutto di avere in spregio il rispetto della legge. Roba di cui andare orgogliosi tra amici e parenti.

Che Pompi si trasferisca o meno è un problema che appartiene solo alla proprietà. Se io fossi legato all’eccellenza dei loro prodotti li seguirei. Certo non si può pretendere di violare la legge.

Ho sempre sostenuto che il problema dell’Italia sono appunto gli italiani. Questi italiani. Persone di cui questa nazione non ha bisogno e che sono le prime responsabili dei tanti problemi che stiamo vivendo in questi anni.

Comunque un invito ai proprietari di Pompi – che già fanno marcia indietro sulla paventata chiusura. Andatevene. Chiudete. In natura i vuoti sono fatti per essere riempiti. Nuove attività commerciali fioriranno dopo la vostra chiusura, attività migliori della vostra che daranno lavoro alle persone che ora voi impiegate. Ma saranno attività che cresceranno sane, nel rispetto di se stesse, del loro lavoro e del quartiere che le ospita.

[foto tratte da Roma Fa schifo]

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