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Principio attivo e farmaci generici

Normalmente tengo il lavoro fuori da questo spazio. Un po’ perché, sebbene il lavoro sia importante per me come per tutti noi, dedico il mio blog ad argomenti che il lavoro stesso mi da la serenità di affrontare, sollevandomi dalla preoccupazione di dover soddisfare i miei bisogni primari. Un po’ per la delicatezza di alcuni argomenti, la cui trattazione spesso è sottoposta ad una precisa normativa dello Stato. E’ anche vero però che da metà Agosto  una decretazione d’urgenza – un’urgenza di cui nessuno in questo paese, salvo il ministro Balduzzi, ravvisava la necessità – ha apportato modifiche ad un settore delicato, quello del farmaceutico, per la terza volta nello stesso anno. Il tutto condito da ripetute dichiarazioni dello stesso ministro e del prof. Garattini, dichiarazioni che nessuno degli addetti al settore ha mai condiviso, espresse sempre e comunque in assenza di contraddittorio.

A questo si aggiunge la cronica mancanza di professionalità di molti – non tutti – i giornalisti italiani che, dimentichi dell’opportunità di approfondire e controllare le loro fonti, danno il loro megafono a tali tesi. Riporto allora, a maggiore pubblicità, la lettera di un collega informatore scientifico del farmaco (mica siam piazzisti, eh?!?) al Direttore del Tg2, in contestazione di uno dei tanti servizi poco professionali che vengono prodotti nel mercato dei media italiani.

Egregio Direttore,

la mia professione è di informatore scientifico del farmaco e nell’edizione odierna del Suo TG delle ore 13,00 ho ascoltato con attenzione il servizio riguardante il mancato decollo, secondo il redattore che ha scritto il pezzo, dei farmaci generici/equivalenti in Italia, soprattutto dopo il decreto Balduzzi di ferragosto che ne incentiva fortemente l’uso obbligando la prescrizione del principio attivo e non del brand.

Orbene, con questo servizio la Sua testata sta contribuendo ad amplificare una colpevole disinformazione in merito i cui effetti occupazionali sono già – e lo saranno a breve sempre di più – devastanti.

Nel servizio si riporta ancora una volta un falso ideologico (http://www.informatori.it/informatori/falide.htm che il ministro Balduzzi (e spesso anche il prof. Garattini) continuano a ripetere e cioè che i farmaci generici costano allo Stato il 20% in meno e a volte anche molto di meno rispetto ai rispettivi farmaci “di marca” (correttamente “originatori”):

TUTTO CIO’ E’ FALSO! ASSOLUTAMENTE FALSO!

Mi scusi per le maiuscole, ma non si può più tollerare che i TG nazionali e ogni genere di media continuino a propagare queste notizie pesantemente fuorvianti per il cittadino senza che nessuno si prenda la briga di verificare, come deontologia impone, anche se le fonti sono “autorevoli”.

Lo Stato paga sempre e solo lo stesso prezzo per il rimborso dei farmaci, che siano generici o a marchio, e questo prezzo è quello più basso pubblicato il 15 di ogni mese sulle “Liste di Trasparenza” dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco); se c’è una differenza rispetto al prezzo di riferimento (cioè quello che lo Stato paga) pubblicato sulla Lista di Trasparenza, questa è a carico del cittadino ovvero è spesa privata non pubblica!

Per lo Stato NON C’E’ ALCUN RISPARMIO SE VENGONO PRESCRITTI POCO O TANTO I GENERICI! E l’eventuale differenza possono chiederla anche alcuni farmaci generici come anche alcuni farmaci di marca non la chiedono, sono scelte aziendali.

Mi sono esposto pubblicamente (segua il link precedente) denunciando il falso ideologico del ministro e non sono stato querelato per diffamazione…
Ora, La invito a riflettere con me: Il provvedimento Balduzzi sulla prescrizione del principio attivo è stato inserito in una generale decretazione d’urgenza (proprio a ferragosto… mah!) in armonia con la spending review che taglia ora e per sempre la spesa pubblica, quindi anche quella farmaceutica; ma il saldo di questo provvedimento d’urgenza è ZERO!

Ora e per sempre, perchè, ribadisco, lo Stato paga (compra) i farmaci di marca o generici ALLO STESSO PREZZO, il prezzo di riferimento delle Liste di Trasparenza; il 20% in meno per i generici è una bufala! La prego di documentarsi in merito.

Le dirò di più: c’è una legge del ’96, non applicata da tutte le Regioni ma c’è, secondo la quale i farmaci di marca (originatori) non vengono rimborsati (pagati) allo stesso prezzo dei corrispondenti generici, ma addirittura con un ulteriore sconto che può andare dal 1,5% al 3,75%, cioè alla Regione che applica il decreto costano MENO dei corrispondenti generici!

La differenza a carico del cittadino non è mai stata obbligatoria, da diversi anni ormai il Farmacista che riceve una ricetta con un farmaco che richiede una differenza per il cliente, è tenuto per legge a proporre l’equivalente a costo zero per il cittadino e questi sceglie se pagare la differenza o no.

Balduzzi parla di 700 milioni spesi dagli Italiani per pagare queste differenze, ma “dimentica” che almeno la metà sono tickets regionali sulla farmaceutica…
Caro Direttore, scusi la lunghezza ma queste notizie non le divulga correttamente nessuno, vorrei anche chiederLe da dove sono stati attinti i dati di scarsa penetrazione del generico nel dopo decreto, forse la fonte è Assogenerici, l’associazione dei produttori di generici?

Gli unici dati veri e attendibili sull’andamento del mercato farmaceutico in Italia sono pubblicati dall’OsMed (Osservatorio sull’impiego dei Medicinali) dell’AIFA, dal quale potrà desumere anche che i prezzi dei farmaci di fascia A in Italia – pagati dallo Stato – sono più bassi della media europea; ma si dice sempre il contrario…

A questo punto, se Le ho instillato un po’ di sconcerto, si chiederà il perchè di tutta questa campagna pro generico, perchè il decreto d’urgenza che non porta un solo centesimo di risparmio nelle casse statali…

E’ semplice: mettere su un’azienda di generici è facile e pochissimo dispendioso, non c’è ricerca, non c’è produzione, organici ridotti all’osso e, tranne qualche mosca bianca, senza informazione sul medico prescrittore che PER LEGGE ogni azienda farmaceutica deve portare; il mercato è ricco e “assistito” dalla legge (contro ogni libera concorrenza): il Farmacista PER LEGGE paga di meno i farmaci generici e quindi ci guadagna di più rispetto a quelli di marca (41,5% contro 33,33%), quindi li spinge; la normativa per la registrazione dei generici in Italia è semplicemente ridicola rispetto a paesi più evoluti, cioè dà meno garanzie (e oneri molto più bassi per le aziende; le aziende di ricerca con farmaci sotto brevetto in fascia A (cioè dove non esiste ancora il generico) sottostanno a dei tetti di spesa nazionali e regionali che non debbono superare, pena il meccanismo del “payback”, ovvero la restituzione in solido allo Stato dell’eccesso di spesa; in soldoni, se un farmaco di questo tipo è molto efficace e ben tollerato e i medici lo prescrivono con fiducia, non può essere un motore di crescita aziendale oltre un certo limite (ogni anno sempre più basso); i generici non sottostanno al payback.

In America per scegliere con fiducia un generico i medici hanno a disposizione lo “Orange Book”; se non sa cos’è, si informi per piacere e chieda (al Prof. Garattini per esempio) perchè in Italia non lo abbiamo. Aggiungiamo il decreto Balduzzi che obbliga a prescrivere il principio attivo e la scientifica campagna disinformativa pro generici e contro i “marchi” che imbonisce il cittadino di notizie false (i generici costano allo Stato il 20% in meno o anche molto meno…).

Tutto ciò, egregio Direttore, se ha avuto la bontà di prestarmi attenzione fin qui, sta producendo una forte distorsione di mercato con perdite importanti per le aziende di ricerca che, in larga misura multinazionali estere, stanno seriamente pensando di lasciare l’Italia, paese non più attrattivo da tempo, e di delocalizzare altrove produzione, ricerca e sviluppo. I primi ad essere colpiti sono gli informatori scientifici: la Menarini di Firenze ha annunciato mille esuberi; Nycomed, Takeda, Gentili, Lundbeck hanno già in corso la mobilità per 600 informatori, ed è solo l’inizio…

Facciamo il totale: risparmio per lo Stato ZERO; invece perdita di eccellenze produttive e migliaia di lavoratori in mobilità CON MILIONI DI EURO A CARICO DELLO STATO, perdita di reddito e quindi di capacità di spesa (imposte indirette) e perdita di Irpef (che pagano quasi esclusivamente i lavoratori dipendenti).

Un bel grazie al ministro Fornero che invece di occuparsi di far entrare nel mondo del lavoro si è preoccupata solo di far uscire con maggiore facilità: giusta causa per motivi economici, fantastico!

Grazie dell’attenzione Direttore e spero possa rettificare quanto detto nel servizio e occuparsi più in profondità del perchè di tutto questo e soprattutto chi ci guadagna! Perchè c’è chi ci guadagna, eccome! E non è lo Stato…

Riccardo Filograsso

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