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Provo disgusto

Si parla sempre del nostro mendace Robin Hood di quartiere.

 

Una premessa. Doverosa. Sebbene ultimamente i miei strali personali – il mio profondo disgusto, da cui il titolo dell’articolo – siano indirizzati verso un oscuro attivista del Partito Democratico questo non vuol dire che l’altra parte politica goda di migliore considerazione. Nella mia esperienza in seno al CdQ ho potuto osservare questi signori. Ricordo Orneli, ex Presidente del XIII Municipio, PD, le cui parole d’ordine erano le veltroniane costruiamo insieme una città diversa. Parole a cui non è mai seguito nulla di concreto. E, più recentemente Vizzani, attuale Presidente del XIII Municipio, PdL, che non dice nulla di così suggestivo. Ma, concordemente con il predecessore, nulla fa. Che desolazione!

Dopo la premessa, libero sfogo.

E’ tempo di elezioni regionali. Amministrare è cosa difficile ed entrambi gli schieramenti hanno ben pensato di sviare i discorsi su questioni più generiche. Da una parte si è scesi in piazza contro il premier, dall’altra contro il cancro. Almeno questo è quello che è rimasto nella testa della gente non schierata a priori con l’uno o con l’altro. Se le intenzioni fossero state diverse, beh, è sicuramente il caso di cambiare chi gestisce la comunicazione nei due schieramenti.

Questo a livello di Regione Lazio. Ma nel piccolo del nostro quartiere ecco che in questi giorni ferve l’attività capillare dei candidati a sostegno degli aspiranti governatori.

Nessuno si tira indietro, verdi, udc, ecc. E’ però il PD a profondere fin’ora maggiori energie nel mostrarsi il miglio amico del cittadino-elettore di Giardino di Roma. Dai manuali di partito immagino sia emerso che il miglior modo per proporsi da noi come salvatore della patria sia una raccolta firme per la costruzione della fermata del trenino Roma – Lido. Ora, una raccolta firme è un atto civile con cui dei cittadini richiedono alla politica – alla politica, non alla burocrazia – di intervenire su un argomento che la politica stessa stà trascurando.

Se, nel particolare, non esistesse un progetto di costruzione della fermata, ecco che con una vasta raccolta firme si potrebbe chiedere al Comune di costruirla.

Ma, perchè c’è un ma, il solerte Comune di Roma, giunta Veltroni, ha anticipato i tempi e ha già preso accordi con Caltagirone. Il pover’uomo aveva ancora da edificare una certa cubatura destinata ad uso commerciale. Ha chiesto di potere invece tirar sue due palazzi di appartamenti per uso abitativo ed il Comune ha dato il nulla osta, chiedendo in cambio qualche briciola: una stazione della metro, un asilo ed il rifacimento di Via di Malafede.

E’ stato quindi redatto un documento, detto atto d’obbligo, già firmato dalla parte privata. Ora è in Regione. I vari dipartimenti (urbanistica e mobilità di Regione e Comune) debbono decidere chi di loro dovrà pagare l’adeguamento della parte ferrata della fermata. Insomma, una trafila burocratica di nulla osta al progetto e l’apposizione di varie firme per dare copertura finanziaria. Pura burocrazia. Tutte cose che richiedono da parte del Comitato di Quartiere telefonate ed incontri coi vari dirigenti dei vari dipartimenti per aiutarli a dipanare la matassa.

La fermata della metro è un DIRITTO di questo quartiere, certificato da una delibera comunale. Noi tutti la dobbiamo PRETENDERE, non certo ELEMOSINARLA a qualche politicante che nulla ne sa e che la dimenticherà il giorno dopo le elezioni.

Comunque la saga delle firme continua. Non paghi delle oltre 250 già raccolte Sabato al cospetto del mai-visto-nè-sentito-prima candidato Piero Ambrosi, non paghi del volantino elettorale con cui ho finalmente visto la faccia di questo pregevole sconosciuto, il suo galoppino rincara la dose con una triplice raccolta.

Per riprendere il titolo dell’articolo, provo disgusto per la leggerezza con cui questi personaggi prendono in giro il loro prossimo e mi chiedo quali demoni li tormentino così nel profondo da non fargli provare vergogna per le false illusioni che instillano nel prossimo loro.

Personalmente non ho intenzione di tacere e continuerò a sbattergli in faccia le loro bugie oggi e, se continuassero, a rinfacciargli in futuro le loro mancate promesse.

Però di una cosa, piccola, il mendace Robin Hood lo ringrazio. Era da quando comprai casa che non vedevo il plastico dell’Immobildream. Nella mia memoria ricordavo ben tre uscite sulla Colombo, ma forse ricordo male. O forse quello visto da me era un plastico successivo, più allettante per gli acquirenti?!? 🙂