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Redde Rationem

Sarò l’unico ad auspicare la separazione tra Fini e Berlusconi? Non penso.
Non penso nemmeno di essere stato l’unico a vedere la nascita di Pd e PdL come un momento di confusione.
Come tutte le cose imposte dall’alto e non maturate nè volute dalla base. Berlusconi tenta con Fini un deja vù della passata contrapposizione con Casini. Con la differenza che Casini rappresentava un centro che in Italia non interessa più a nessuno. Fini una nuova destra di cui molti sentono il bisogno.

Appare ridicolo il lamento del giovane premier: non mi fanno governare. Fini, Bocchino, Briguglio e Granata? In quattro riescono a bloccare l’opera del PdL?

O forse sono i continui errori di Berlusconi, circondato da una corte dei miracoli buona solo a pronunciare dei sissignore? Serviva rendersi ridicoli col caso Brancher? O far diventare un tormentone Scajola e la battuta su Facebook: attiva anche tu la notifica se qualcuno ti compra casa?!? Serviva tentare di imporre una legge sulle intercettazioni che, al di fuori della su citata corte dei miracoli, nessuno avrebbe votato? Serviva chiudere gli occhi davanti all’incompetenza organizzativa dei propri dirigenti, incapaci di presentare per tempo le liste alle regionali? Serviva in un paese azzoppato da criminalità e corruzione difendere personaggi che neanche a quattr’occhi sanno giustificare il loro oscuro operato?

Serve una nuova destra. Serve lasciare il Titanic del PdL, smettere di mentire e di coprire ladrocini e magagne – vere o presunte che siano. È il momento giusto. Il PD è in agonia, perso nello scontro tra D’Alemiani e centristi. E rimarrà paralizzato fino alla scissione.

È ora di proporre una destra nuova, capace di amministrare onestamente, di non essere manichea, di parlare al paese senza dover salire necessariamente sulle barricate. L’italiano su tre che alle ultime regionali non andò a votare questo chiede: onestà, misura, coraggio.

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