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Referendum irlandese

Unione EuropeaMi dilettavo ultimamente con qualche riflessione sul risultato del referendum in Irlanda sul Trattato di Lisbona.

Sono stato cresciuto, come quasi tutti in Italia, nel mito dell’Europa Unita. Mi si diceva che con due blocchi contrapposti, USA ed URSS, l’UE sarebbe stato un elemento di moderazione. Un’altro auspicio che sentivo quando ero piccolo era che l’Europa c’avrebbe “costretti” ad effettuare quell’ammodernamento del paese che da soli non avevamo la forza di imporci.

Mentre crescevo s’è creata un’Unione Europea basata principalmente su fattori economici. L’euro, moneta forte, ha effettivamente salvato l’Italia dal declassamento. Nonostante i vari crack Parmalat, Cirio, i bond argentini e rubberie varie non abbiamo dovuto dichiarare bancarotta. Certo abbiamo pagato un prezzo. Il nostro potere d’acquisto s’è annichilito. Una volta se guadagnavi 3 milioni di lire eri una persona felice. Ora se guadagni 1500 euro hai difficoltà ad arrivare a fine mese. E molti guadagnano molto meno!

Dopo queste considerazioni mi dovrei sentire filo-europeista. Ma non mi sento così. L’UE infatti è un’entità troppo astratta. E quando si concretizza sfiora il ridicolo. Difficile commentare una commissione che vuole stabilire la curvatura di una banana o il calibro di una mela. Ma purtoppo a Bruxell si è creata una burocrazia auto-referenziale ipertrofica. Costa molto e produce poco. E spesso quello che produce è deleterio.

In più s’è voluta creare una Banca Europea, la BCE, assolutamente autonoma e irresponsabile (nel senso che non risponde del proprio operato a nessuno, se non al proprio statuto – immoto in un mondo che cambia) dandole come unico obiettivo il controllo dell’inflazione. Male enorme, è vero. Ma se si alzano continuamente i tassi d’interesse, avendo come punto fermo solo il controllo dell’inflazione, s’uccide l’economia e, ancor prima, i cittadini che non riescono più a pagare i propri mutui.

Ma il deficit principale che riscontro nell’UE è la mancanza di democrazia! Si prendono degli accordi. Complicati ed inintellegibili. Si stendono trattati, dai testi lunghissimi e faraginosi (roba che se non sei un esperto non hai nessuna capacità di comprenderne il senso) e si invitano i governi-parlamenti ad approvarli. Tutto nel chiuso delle varie sale conferenze, senza spiegare nulla a nessuno.

E ogni volta che si chiede in qualche stato ai cittadini cosa ne pensino questi bocciano immancabilmente tutto ciò.

Allora forse sarà pur vero che l’Irlanda è numericamente irrilevante rispetto alla popolazione europea. Ma nemmeno si può, come chiede Napolitano e compagnia, andare avanti lasciando fuori chi non ci stà. Solo perchè lì si è chiesto al popolo un’opinione, mentre da noi si evita di farlo.

Al contrario sarebbe ora di lavorare per un’Unione Europea che parta dal basso, che sia sentita come patrimonio comune da popoli diversi e non come mero interesse economico.

Ma per fare ciò servono statisti. Gente illuminata.

Speriamo che nel resto d’Europa ce ne siano. Quì da noi i nostri politici sanno solo difendere la loro opinione e tentano di ignorare i segnali che provengono loro da questi eventi.

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