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Sacro GRA

Sacro GRA è un documentario che chiunque viva a Roma dovrebbe vedere. Dovrebbe vederlo perché parla di un classico non luogo di Roma, di quel Grande Raccordo Anulare, che tutti viviamo solo in funzione dello spostamento. Ma basta fermarsi ad osservare le tante storie che lo incrociano per avere uno spaccato di una parte della nostra città che troppo spesso facciamo finta di non vedere.

 

Il GRA, il Grande Raccordo Anulare di Roma, con i suoi 70 km è la più estesa autostrada urbana d’Italia. Ma pochi considerano il Raccordo come spazio urbano da esplorare. Lo ha fatto il paesaggista Nicolò Bassetti che ha esplorato i territori sconosciuti intorno al GRA, arricchendo il suo cammino di incontri straordinari. Questo bagaglio di esperienze, come l’idea stessa di farne una narrazione, lo ha passato poi nelle mani di Gianfranco Rosi, immaginando che potesse trasformarlo in uno dei suoi film da “cinema del reale”.

Sacro GRA è una storia corale popolata da emarginati sociali o più semplicemente tipi strani. Il paramedico che lavora in ambulanza e che a casa cena chattando via computer. In nobile che vive in un palazzotto dove affitta la location per dei fotoromanzi e che vuole diventare Gran Maestro del Ordine di San Casimiro di Lituania. Prostitute in là con gli anni. E così via…

Il film passa da una storia all’altra per raccontare aneddoti e situazioni, riuscendo però nonostante tutto a dare una forma compiuta al racconto. Rosi compie delle scelte originali. Non utilizza una colonna sonora, lasciando nello sfondo i suoni propri delle situazioni raccontate. Come tende a non seguire con la telecamera la narrazione dei personaggi – come per esempio quando alcuni abitanti di un residence vicino l’aeroporto parlano del panorama che si intravede dalle loro finestre e la telecamera resta fissa su di loro. Ma queste scelte, nonostante mi siano saltate subito all’occhio, non mi hanno disturbato. L’unica vera critica che avanzo a Sacro GRA è l’eccessiva lunghezza per il tipo di storia che viene raccontata. Se fosse stato un po’ più breve l’avrei apprezzato maggiormente.

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