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Sicuri di aver vinto?

Il Centrodestra aumenta le regioni che governa e dichiara di aver vinto.

Il Centrosinistra governa ancora un maggior numero di regioni rispetto al PdL e dichiara di aver vinto.

Ma non è finita quà!

Intanto c’è Casini. Se la poteva giocare in tre regioni: Piemonte, Lazio e Puglia. Bene, vediamo che ha fatto: in Piemonte si allea col centrosinistra. Ma vince il centrodestra. Caspita! Nel Lazio si allea col centrodestra. Ma rispetto alle vecchie regionali l’UDC perde due punti percentuali. Disdetta! In Puglia proprio non ci riesce ad allearsi e… arriva terzo su tre. Ultimo! Ma tranquilli: dichiara anche lui di aver vinto.

Finito? Non ancora…

Ci sono Di Pietro, Vendola con Sinistra e Libertà, Grillo coi 5 stelle, e qualche altro sparuto che non ricordo. Hanno vinto anche loro.

Che trionfo ‘ste elezioni italiane! Hanno vinto tutti. Un successo galattico.

Con un piccolo neo, un piccolo problema, che viene messo subito a margine dai tanti politici intervistati. Mai così pochi elettori erano andati a votare. Un problema così piccolo che entrambi i maggiori schieramenti a caldo lo liquidano con due battute.

Quelli del PdL attribuiscono l’astensionismo alla mancanza delle liste di riferimento sulle schede. Come se l’elettore fosse un tale idiota che se non vede il simboletto preferito, preso dal panico, evita di avvicinarsi al seggio. Ma chi pensano che li voti? Dei pecorari balbuzienti?!?

Nel PD attribuiscono il clima gladiatorio della campagna elettorale alla malevolenza del premier. Ma se hanno riempito il centro di Roma di non so quante manifestazioni anti B?!? Ma c’hanno le pigne in testa?!?

Ma torniamo seri e abbandoniamo i politici alle loro stupidaggini.

C’è un problema. Serio. Importante. Un italiano su tre NON ha votato.

Un italiano su tre NON ha votato. Non per disinteresse. Non perchè ha preferito andare al mare. Non perchè mancava la lista di riferimento.

Un italiano su tre NON ha votato per mancanza di offerta politica. E subito stronco le sciocchezze sparate da Casini che vorrebbe un nuovo ginepraio di partitini stile Prima Repubblica. La mancanza di offerta politica non è dovuta al bipartitismo. E’ questa classe politica che ormai non è più in grado di raccontare il paese e SOPRATTUTTO di progettarne uno futuro. La campagna elettorale nel Lazio s’è incentrata su… mi piace o non mi piace Berlusconi. Manifestazioni viola contro il premier, manifestazioni di partito contro lo stesso, manifestazioni del PdL a sostegno, e noiosamente via così…

Ma il Lazio ha un problema. Serio. Troppo serio per i buffoni che hanno animato la campagna elettorale. Il problema è la sanità.

L’autonomia delle regioni si svolge soprattutto nella gestione della sanità. Di fatto ha senso andare a votare il governatore principalmente perchè così si indirizzerà la gestione della sanità.

Guardiamoci indietro. La sanità viene affidata alle regioni. Storace vi pascola ingordamente, lasciando un bel buco. Marrazzo non vuol essere da meno e arriva addirittura a farsi commissariare dal governo la sanità regionale. Beh… quando ristrutturi degli ospedali e poi decidi di chiuderli te lo devi aspettare che i conti poi non torneranno… Ma che vuoi aspettarti da uno che è arrivato a farsi ricattare da quattro poliziotti infedeli?

Comunque, visti i plateali fallimenti sulla sanità di PdL e PD, è gioco forza che l’interesse degli elettori si potesse concentrare proprio su quell’argomento. La Sanità.

Peccato che non se ne sia parlato. Tutti troppo presi ad urlarsi contro. Schierati con me. No, con me. Libertà! Giustizia! Comunisti! Generatori di odio!

Insomma un italiano su tre era lì a chiedersi come i politici volessero risolvere i problemi concreti della regione. E quelli a fare i buffoni in piazza.

Poi, a pochi giorni dal voto, ti si riempiono le cassette delle lettere di brochure, santini, lettere dei vari candidati coi loro programmi. Finalmente! Era ora! Almeno leggo che cosa vogliono fare con la sanità.

Ora, il debito sanitario laziale è impressionante. L’ho detto: la sanità è commissariata. Beh, ci fosse uno dei candidati che affermi di rendersene conto. Chi vuole abolire i ticket per le fasce più deboli – ma non si è già esenti dal ticket per reddito? Chi vuole diminuire il numero delle ASL per tagliare i costi – ma non basterebbe mettere manager onesti e capaci? La famosa Lady ASL ha rubato a man bassa non perchè le ASL di Roma sono troppe, ma perchè era la persona sbagliata messa al posto sbagliato. E così via… Insomma nessuno che ti dicesse con onestà qualcosa come: non c’è una lira quindi se vogliamo in futuro avere ancora una sistema sanitario valido, ora dobbiamo mettere tutti le mani al portafoglio – meglio se ognuno per le proprie capacità. Risparmiare e compartecipare ai costi del servizio sanitario. Anche perchè tanto li paghiamo già ora direttamente. Ticket sui farmaci e sulle analisi. Ticket uguali per tutti, che pesano tanto quindi sui più deboli e poco sui più abbienti. Alla faccia dell’equità sociale sbandierata da PD e PdL!

Insomma, alla fine un italiano su tre – qualcuno in più nel Lazio – s’è trovato a NON poter votare nessun candidato!

E i politici ad ascoltarli non se ne rendono conto. Sono autoreferenziali, incapaci di comunicare. Sembrano dischi rotti che ripetono gli stessi slogan. Riforme è ormai il termine taumaturgico. Formigoni, che come un caterpillar ha rivinto – come sempre mi vien da dire – le elezioni in Lombardia ancora parla di riforme! Ancora?!?

Un tipico atteggiamento che potrei definire da tardo impero, da fine di un’epoca. Forse si stà avvicinando il tempo di seppellire questa velleitaria Seconda Repubblica e fondarne una Terza. Ma su basi diverse. Ormai le distinzioni tra destra e sinistra appartengono alla storia e agli slogan dei politici di professione, coi loro seguaci settari, prigionieri del loro mondo. Con programmi elettorali pressochè identici, forse dobbiamo guardare a motivi diversi per coagulare il consenso.