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The Shadow Planet

The Shadow Planet è un bel fumetto che va ad inserirsi in una nicchia poco affollata in Italia, quella della fantascienza retrò o, come la chiamano quelli di Fantascientificast (podcast italiano dedicato alla fantascienza tramite cui l’ho scoperto), la fantascienza golden age. L’idea nasce originariamente da Gianluca Pagliarani – aka Johnny Blasteroid – e Giovanni Barbieri – aka James Blasteroid – ai quali si aggiunge Alan D’Amico – aka Junior. Grazie ad un valido progetto di crowdfunding è arrivato quest’anno nelle fumetterie e negli store online.


L’incipit è un classico per una certa fantascienza. La nave spaziale dei nostri eroi riceve una richiesta di soccorso da parte di una navicella, la E/Rico, su di un pianeta disabitato chiamato Gliese667. La navicella risulta distrutta 30 anni prima, ma ignorare la richiesta di soccorso è considerato reato. Il comandate della nave spaziale, Jenna Scott, decide di atterrare con l’equipaggio e verificare il segnale di SOS. E da lì iniziano una serie di eventi che non vi anticipo, ovviamente.

È un fumetto ben sceneggiato, ben disegnato (con particolare cura ai dettagli), con i personaggi principali ben caratterizzati, dal tono “adulto” – in un ambiente ristretto e stressante tresche e linguaggio poco forbito sono la norma, l’esatto opposto di quello che ci propongono i grandi blockbuster holliwoodiani.

L’immaginario a cui attingono gli autori spazia dall’orrore nello stile di H. P. Lovecraft alle pellicole cult di Ridley Scott (Alien) di John Carpenter (La Cosa) e di Mario Bava (Terrore nello Spazio).

Voglio soffermarmi su questo ultimo titolo italiano per una considerazione che reputo importante. Terrore nello Spazio è un film del 1965 e magari è uno di quei titoli che potremmo aver sentito nominare, ma che – almeno io – non abbiamo mai visto. Aiutato da YouTube ho colmato la lacuna. Il film, come il nostro fumetto, ha una trama semplice e lineare, dove si è subito immersi nella storia senza che l’autore senta la necessità di fornire spiegazioni pseudo scientifiche per dare verosimiglianza al tutto. Se i nostri eroi indossano una tutina di lattice per andare nello spazio, ok va bene così. Non è una cosa assolutamente possibile nella realtà, lo sappiamo tutti, ma allo spettatore/lettore interessa ben altro. Interessa, per esempio, una trama che si sviluppi senza buchi logici, buchi logici che sono il grande problema dei film di fantascienza odierni. Caduti nel vortice dello “spiegone” a tutti i costi, gli sceneggiatori ed i registi moderni ci offrono storie dalla capacità visiva straordinaria, ma dalla trama debole. Qualche esempio? Giusto un paio.

In Interstellar ci si è avvalsi della consulenza di Kip Thorne, fisico teorico ed uno dei maggiori esperti al mondo di relatività generale. Il film ci ha restituito la strabiliante visione di Gargantua, un buco nero il più aderente possibile alle teorie scientifiche odierne. Non solo. A causa della sua enorme attrazione gravitazionale ci è stato spiegato che il tempo scorre diversamente alla periferia di un buco nero e di conseguenza un’escursione durata poche ore per i nostri protagonisti si è trasformata in un’assenza lunga quarant’anni per chi li aspettava a bordo dell’astronave Endurance.
Finale della storia? La scelta definitiva, su quale pianeta andare con il poco carburante residuo non viene basata su dei dati scientifici ma seguendo un sentimento e quindi si va sul pianeta dove era stato spedito il fidanzato di Anne Hathaway. Un buco di trama più grosso di Gargantua!!!

Oppure pensiamo a Star Wars. Sappiamo da Episodio IV che la Forza è quella cosa che dà al Jedi la possanza. Non è necessario capire cosa voglia dire, tanto ce ne rendiamo conto quando un Jedi sposta gli oggetti a distanza. Nessuna spiegazione quindi, non serve. Dopo molti anni viene girata la seconda trilogia (quella che per alcuni non esiste!) e in Episodio I si parla dei midi-chlorian, forme di vita microscopica sensibili alla forza che vivono in simbiosi con le cellule degli Jedi. Spiegazione non necessaria e poi abbandonata, vista la sua completa inutilità.

Un’opera di fantascienza si basa necessariamente sulla sospensione della incredulità ed in The Shadow Planet non verrete annoiati con inutili spiegazioni ma potrete semplicemente godervi una avventura galattica senza crucci. Finalmente!