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Ultima fermata: Alaska

Alaska_Railroad_MapNel 2013 sono stato in Alaska. Una ventina di giorni nel mese di Agosto – potete leggere il diario del mio viaggio qui. E’ indubbiamente il momento migliore per visitare l’Ultima Frontiera americana, come viene definito il quarantanovesimo stato dell’Unione. Il clima è mite, il sole non tramonta. Si è circondati da infiniti boschi di conifere, solcati da fiumi strapieni di salmoni. Il bello di questi viaggi è la possibilità di poter entrare in contatto facilmente con (i pochi) abitanti stanziali. Gente che spesso si era trasferita lì dalle popolose metropoli statunitensi per cercare il contatto con la natura e la solitudine. E proprio questo ci lasciava sempre sorpresi. Pensare come fosse vivere in quelle lande in inverno. Con così tanta neve da isolare tutto e tutti. Temperature che, visto il posto, sono veramente polari. Spesso trenta gradi sotto lo zero. E la solitudine. Comunità microscopiche come Copper, 12 abitanti. Oppure McCarthy, 31 abitanti. Una vita diversa, sicuramente. Una vita a suo modo, affascinante. Perno della sopravvivenza di queste comunità è quasi sempre l’Alaska Railroad. Attraverso gli 800 km della ferrovia che unisce Seward a Fairbanks transita di tutto: passeggeri, prodotti alimentari e chimici, medicine ed armamenti.

Discovery Channel ha prodotto una serie televisiva dedicata nell’estremo nord americano. Railroad Alaska o Ultima fermata: Alaska, come è stata ribattezzata in italiano, segue le avventure di un gruppo di ferrovieri incaricati di gestire la tratta dell’Alaska Railroad, questa ferrovia che collega le lande più desolate al resto del mondo.
Già il primo episodio è stato un tripudio di emozioni per me. Nell’inverno del nord, con le famose temperature polari di cui parlavo sopra, c’è chi deve gestire le chiatte al porto di Whittier e farne scendere i vagoni per formare il lungo convoglio. Che emozione rivedere Whittier. Whittier è un porto isolato, raggiungibile dalla terraferma solo attraverso un tunnel. Tutti i pochi abitanti, circa duecento per quel che ricordo, vivono in un’unica struttura, una ex caserma. Questo perché Whittier era nata come base militare segreta per contrastare uno sbarco giapponese in Alaska durante la II Guerra Mondiale. Quindi chiuso il tunnel, il porto era conquistabile solo con uno sbarco dal mare. Mentre guardavo il treno che lasciava il porto percorrendo il tunnel, mi tornava in mente quando lo attraversammo con le auto – c’è un semaforo e con l’auto si cammina leggermente sfalsati rispetto alla ferrovia! Ma le avventure di Railroad Alaska non finiscono qui.

Negli ultimi giorni ha nevicato troppo? Ecco che arriva una squadra apposita che deve evitare che al passaggio del convoglio si stacchi una valanga e lo travolga. E cosa fa? Semplice. Oltre a pala meccanica e bulldozer, la squadra ha in dotazione un obice. Si, avete capito proprio bene, parlo proprio di un obice, un cannone. Caricato con proiettili esplosivi, viene utilizzato per bombardare la montagna finché la massa nevosa non precipita a valle. A quel punto i mezzi pesanti possono liberare i binari dai metri di neve che li hanno sommersi e far passare il convoglio. E così via, con binari spaccati dal gelo da riparare in tempo per non bloccare il transito del camion dei rifornimenti. Una corsa contro il tempo, perché non consegnare dei rifornimenti di propano o di carburante può voler dire condannare a morte certa gli abitanti sperduti nel nulla che sono a corto di rifornimenti e che aspettano nel gelo lungo i binari. Letteralmente al gelo. E per ore…

E proprio queste persone continuano a destare la mia curiosità. Queste vite diverse, come le ho sempre definite. Da soli o in coppia, decisi a vivere isolati per mesi dai loro simili. Spesso in silenzio quando vivono da sole. Magari perdendo anche il senso del tempo, consapevoli delle ore del giorno ma meno delle date che si accavallano sempre uguali nel bianco sempre uguale del lungo inverno artico. Persone spesso non giovani, consapevoli di come la loro vita sia appesa spesso ad un filo. Perché se finisci il propano e non riesci a procurartene altro, diventa difficile sopravvivere troppe notti in casa quando fuori la temperatura raggiunge i trenta gradi sotto zero!

E poi ci sono questi treni. Potenti locomotive che trascinano convogli di una lunghezza incredibile. Lunghi convogli che avanzano lenti ed inesorabili sotto le lunghe nevicate del nord. Insomma, come non restare affascinati da questa serie?!?

Al momento ho visto solo il primo episodio di Railroad Alaska, ma ho intenzione di guardarla tutta. Per ora sono state prodotte due stagioni, ma mi sembra di aver capito che ce ne sarà una terza. Sono liberamente visibili in streaming (e doppiate in italiano) sul sito D-Play del canale D-Max. Basta cliccare qui e godersele.

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