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Viaggiatore in terra

Ho letto per la prima volta alcuni dei racconti di Julien Green, un autore franco-americano che ha scritto moltissimo durante il secolo scorso. E vi dico già da subito che è stato proprio un peccato non scoprirlo prima. Nato da genitori americani a Parigi, dopo aver partecipato alla I Guerra Mondiale termina i suoi studi universitari all’Università della Virginia. La maggior parte della sua produzione letteraria si focalizza sull’indagine introspettiva. La problematica sottesa a ogni suo libro verte su un’invincibile fatalità che attutisce o neutralizza ogni volontà e conduce l’individuo alla perdizione, al peccato o a un paralizzante complesso di colpa. Raggiunge in vita un successo notevole, diventando Accademico di Francia nel 1972. Insomma: un letterato coi fiocchi! Ma perché non lo conoscevo?!?

Viaggiatore in terra, nell’edizione di Nutrimenti, è una raccolta di cinque novelle caratterizzate dal tipico stile di Green: al contrario degli autori moderni che lavorano per accumulo, che necessitano di pagine e pagine per spiegare tutto, lui toglie, cela, non dice. La sua tecnica “a levare” è veramente magistrale nel far perdurare un costante alone di mistero sulle sue storie anche quando si leggono più volte – credete non l’abbia fatto?!? I racconti di questa collezione sono brevi e li ho letti almeno un paio di volte!

Nutrimenti va oltre il mero ri-pubblicare la traduzione dell’opera di Green. Affida infatti una nuova traduzione dei testi a quattro diversi autori. Ognuno di costoro ha scritto poi una sua nota, riportata in appendice. Una nota legata ai problemi incontrati nel testo ed alle soluzione scelte per superarli. Una nota che rappresenta un vero valore aggiunto per il lettore, perché offre la possibilità di conoscere in modo più profondo il testo. E che spesso permette di meglio entrare in sintonia con quell’alone di mistero di cui parlavo prima.

Mi ha colpito molto un passo di uno dei traduttori, passo in cui ci parla del suo mestiere. Ve lo riporto

Il traduttore non è che un lettore costretto a mordere il freno, un lettore-tartaruga che cammina su ogni pagina per ore anziché galopparvi in un minuto, ed è proprio la sua lentezza a offrirgli un vantaggio sul lettore-Achille, troppo veloce per cogliere nella coda dello sguardo i piccoli segni di cui il paesaggio è costellato