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broken age, videogame

Broken Age

Appassionati di Monkey Island, Grim Fandango e Full Throttle, attenzione, prego! Tim Schafer ha tirato fuori Broken Age (Atto I)!!!

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Broken Age è la rivisitazione in chiave moderna dei vecchi punta-e-clicca. La chiave moderna non si realizza solo con le note positive della bellissima grafica e della azzeccatissima colonna sonora. Ma, ahimè, con l’estrema semplificazione del meccanismo di gioco. Quattro ore affascinanti, ve lo dico subito: spese benissimo, ma dove è praticamente impossibile arenarsi di fronte un enigma o un cavillo logico per ottenere un oggetto.

Due personaggi, Shay e Vella, che vivono due avventure apparentemente slegate. All’inizio speravo in un revival di Day of the Tentacle – vi ricordate la storia che si alternava tra passato, presente e futuro intrecciandosi continuamente? Nulla di tutto ciò. Si può passare da un personaggio all’altro quando si vuole, senza che questo influisca sulle due storie. Shay è un ragazzo rinchiuso in un’astronave con un’intelligenza artificiale che bada a lui e che gli impedisce di correre il benché minimo pericolo. Vella vive in un villaggio di ex guerrieri ormai dedicatisi alla pasticceria, che deve essere sacrificata ad un terribile mostro che reclama il suo tributo umano di villaggio in villaggio. Inutile dire che i due adolescenti debbono ribellarsi a questo stato di cose e che tocca a voi consentirgli di riuscire nell’impresa.

Avendo scelto di semplificare all’estremo l’interfaccia (dimenticate i vari prendi, dai a, vai a, apri, chiudi, spingi, esamina, parla dei vecchi punta-e-clicca) la narrazione ed i dialoghi sono la struttura portante del gioco, riuscendo comunque a dare un minimo di profondità anche i personaggi secondari con cui i due protagonisti interagiscono. Quattro ore ben spese, dicevo in apertura, in attesa della seconda parte dell’avventura.

E, personalmente, anche in attesa di Grim Fandango Remastered…

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