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2022

Langhe

iPhone 12 Pro, Nikon D750, Nikkor 24-70

Premessa. Siamo partiti dalla classica domanda: dove trascorrere il “Ponte dei Morti” quest’anno? Risposta: ma perché non nelle Langhe?!? Pensa che bello: ci portiamo le macchine fotografiche e portiamo a casa fantastici scatti delle vigne e delle colline resi più interessanti dalle nebbie che si-cu-ra-mente in questo periodo caratterizzeranno quel territorio… 🫢 Peccato non avessimo potuto immaginare che a fine ottobre in Italia sarebbe stata ancora piena estate… 😏 Quindi niente paesaggi malinconici ma solo le splendide colline delle Langhe in pieno sole 😎

28 Ottobre

Abbiamo programmato il weekend lungo in quattro. Siamo in tre a partire da Roma con l’automobile: io, Valeria e Tommaso. Poi, arrivati a destinazione, recupereremo Silvia, la nostra quinta colonna che vive già in zona, ad Acqui Terme. I chilometri sono tanti, poco meno di seicento, e almeno per il viaggio d’andata decidiamo di spezzarli in due, dovendo necessariamente partire da Roma il venerdì solo dopo aver finito di lavorare.

Durante la programmazione optiamo per dormire a Marina di Pisa. C’era venuta una mezza idea di fare un salto in notturna a Piazza dei Miracoli ma ovviamente i prezzi in città in questo periodo sono proibitivi. La Marina invece è ad un tiro di schioppo dal centro ma ci offre un ampio ventaglio di scelte. Prendiamo posto per la notte nel b&b La Papaya (link qui). Ceniamo a due passi in una enoteca dall’originale nome di… L’Enoteca (link qui). A parte la fantasia nel nome, un posto da consigliare: ottimo menù ed ampia scelta nella carta dei vini. Il nostro tour enograstronomico inizia bene.

Come da programma dopo cena raggiungiamo Pisa e ci facciamo un giro in Piazza dei Miracoli. Da brava città universitaria il grosso delle persone in giro a notte fonda sono tutti giovani che vanno e vengono da cene e feste. Il fascino della torre pendente resta immutato… anche se – giuro! – in foto sembra pendere meno 😎

29 Ottobre

Partiamo di buon ora da Marina di Pisa ed arriviamo in perfetto orario a destinazione. C’è anche un po’ di nebbiolina che si sta alzando… La nostra prima tappa sono le Cantine Fontanafredda a Serralunga d’Alba, dove ci attende una visita guidata con degustazione.

Il nostro interesse per questa tenuta è legato alla sua sostanziale differenza con la realtà del territorio in cui insiste. Le Langhe infatti sono caratterizzate da piccoli proprietari, tante famiglie che coltivano da generazioni la propria vigna. A Fontanafredda invece è il grande capitale a mettere a frutto i suoi investimenti su una tenuta di vaste proporzioni. Ma andiamo per gradi e prima di tutto raccontiamo la storia di Fontanafredda.

Dobbiamo tornare ai tempi in cui il Piemonte era parte del Regno di Sardegna, sotto la corona della famiglia Savoia. Vittorio Emanuele II, già sposato con Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, tradiva la moglie con numerose amanti finché, nel 1847, non rimase fulminato dalla bellezza di Rosa Vercellana, detta la Bela Rusin. Costei era una ragazza di 14 anni, figlia di un tamburino dell’esercito regio, e tra i due scoppiò un amore che non finì mai. Rosa diede al sovrano due figli, Vittoria ed Emanuele Alberto, e, anni dopo la morte di Maria Adelaide, ne divenne finalmente la moglie. Essendo una popolana fu celebrato un matrimonio morganatico e Vittorio le attribuì alla bisogna i titoli di Contessa di Mirafiore e Fontanafredda, cedendogli la tenuta che aveva acquistato nel 1858.

Fu quindi Emanuele Alberto di Mirafiore a sviluppare la cantina, trasformandola in un’azienda all’avanguardia, tanto che nel 1887 fu la prima in Europa a realizzare botti in cemento e ad ottenere svariati riconoscimenti per il suo Barolo nel mondo. Emanuele edificò nella tenuta un villaggio intero con cascine, cantine, stalle, una chiesa ed un circolo ricreativo. Passata al figlio Gastone alla morte prematura di Emanuele Alberto, l’azienda fallì nel 1930 sotto i colpi della epidemia di fillossera della vite e della Grande Depressione del ’29. L’azienda agricola fu rilevata dal Monte dei Paschi di Siena, mentre il marchio Mirafiore fu acquisito dalla famiglia Gancia.

In difficoltà perché priva di un brand, la nuova proprietà decise di sviluppare ad hoc il toponimo della zona e nacque così Fontanafredda. Superata la Seconda Guerra Mondiale l’azienda si sviluppò sempre più finché nel 2008 fu acquisita da Oscar Farinetti, proprietario di Eataly, che riunì sotto la stessa proprietà entrambi i marchi: Fontanafredda e Mirafiore.

E la mano della grande distribuzione si vede eccome a Fontanafredda. Hotel a 4 stelle, ristorante “normale”, ristorante stellato nella Villa Reale, il percorso naturalistico nel Bosco dei Pensieri.

Arrivati all’orario concordato, veniamo riuniti ed effettuiamo la visita guidata nella cantina, con le sue enormi botti di rovere a catturare la nostra attenzione.

Dopo la visita procediamo direttamente alla degustazione (link qui). E qui tocca fermarsi per alcune considerazioni. Nulla da dire sui vini. Tre baroli serviti in crescendo di importanza: uno espressione del territorio di Serralunga (un Barolo Serralunga d’Alba del 2018), uno della tenuta di Fontanafredda (un Barolo Fontanafredda del 2016) ed uno della vigna La Rosa, la vigna più prestigiosa della tenuta (un Vigna La Rosa Barolo del 2016). Nulla da eccepire sui vini, lo ripeto. Il primo discreto, il secondo molto buono, il terzo forse il migliore, ma meno nelle mie corde rispetto al secondo.

Quello che ci ha lasciato perplessi è stata la poca cura dei dettagli. Sei Eataly, hai tutto il know-how e le capacità per fare la differenza con i tuoi competitor locali e che fai?!? Degustazione in piedi, ci sono dei tavoli ma niente sedie, nè sgabelli. Acqua per pulire bicchieri e bocca dopo ogni degustazione? Poche bottiglie, insufficienti per tutti e tocca anche richiederle 🤷🏻‍♂️

Si è fatta ora di pranzo e da Silvia (la quinta colonna di Acqui Terme che ci raggiungerà nei giorni successivi ma che già ci passa informazioni più che utili 😎) siamo stati indirizzati per pranzo a La Terrazza da Renza a Castiglione Falletto. Ma siamo nel weekend del Ponte dei Morti, e questa enoteca/osteria non consente prenotazioni. Al nostro arrivo ci comunicano di essere già al terzo turno e di non pensare di riuscire a servirne un quarto.
Trovato con la cucina ormai chiusa anche l’altro ristorante lì vicino (L’Argaj) ripieghiamo sul Love Langhe Cafè, un bar con cucina dove comunque debbo ammettere di aver mangiato bene.

Le Langhe sono costellate dalle grandi panchine del Big Bench Community Project (link qui). Il progetto, avviato dal designer Chris Bangle a Clavesana nel 2010, si propone di incoraggiare gli adulti a riscoprire il sentimento della meraviglia osservando il territorio con occhi diversi. E visto che a Castiglione Falletto ce n’è una che affaccia sulle colline coltivate a vigna, ne approfittiamo per tornare bambini seduti su questa immensa panchinona.

Proseguiamo il nostro itinerario e ci fermiamo a Neive. Neive sta a cavallo tra l’ultima Langa del Moscato e le colline del Monferrato. È un borgo molto piccolo con palazzi di richiamo settecentesco e ci colpisce per la concentrazione di enoteche e wine bar che sembrano spuntare in ogni angolo.

Al tramonto ci spostiamo a Castagnole delle Lanze, cittadina caratterizzata da due portici molto piccoli e molto colorati. Costruiti nel 1864, i portici furono rinnovati nel 2002 dall’artista Vincenzo Piccato che li dipinse con una serie di colori che rimandano al territorio ed ai vigneti, durante la stagione autunnale e la vendemmia. Dal verde al rosso, dal giallo al viola ed al marrone i portici richiamano il cangiare dei colori delle foglie, il vino e la terra. Sulla sommità del paesino c’è un bel parco panoramico con una torre a dominare la collina.

Finalmente raggiungiamo la nostra casa per questo weekend lungo: Casafiò Grotta (link qui). Siamo in un casale isolato nelle campagne di Cassinasco, ristrutturato a regola d’arte e munito di tutti i confort che si possano desiderare: cucina, barbecue, wifi, letti confortevoli e stanze ben arredate.

Per la sera, sempre ben consigliati da Silvia, avevamo prenotato da Case Romane, agriturismo e ristorante a Loazzolo (link qui). Posto consigliatissimo. Pochi coperti, conduzione familiare, cucina tipica ma ricercata, ottima carta dei vini, chef che a fine cena fa il giro dei tavoli per sincerarsi che tutto sia stato all’altezza delle aspettative.

30 ottobre

Ci alziamo nel silenzio e nella pace del nostro casale. Quando avevamo programmato il tour nelle Langhe in molti ci avevano prospettato un paesaggio immerso nella bruma – se non nella nebbia fitta – fino alla tarda mattinata. Come già accennato, sarebbe stato sicuramente uno scenario interessante per qualche scatto fotografico ma il pazzo clima del 2022 ci regala giornate estive calde ed assolate.

Andiamo quindi a colazione a Canelli dove finalmente ci raggiunge anche Silvia, accompagnata da un amico, Claudio, e così tutti e cinque andiamo alla visita delle Cantine Bosca (link qui). La caratteristica peculiare della visita alle cantine sotterranee di questa azienda è che quest’ultime sono caratterizzate da volte imponenti e spazi grandiosi riempiti non solo di bottiglie di spumante messe ad affinare col metodo classico, ma anche di installazioni artistiche. Le cantine sono per la loro architettura chiamate Cattedrali Sotterranee e sono patrimonio UNESCO dal 2014.

Veniamo guidati attraverso i vari ambienti accompagnati da uno spettacolo di luci, suoni e filmati che ci illustra la storia della famiglia Bosca e dei loro vini.

La degustazione è molto divertente, con un alpino che ci serve abbondanti calici di bollicine. Bosca non produce solo spumanti, ma anche vermouth e sparkletini, bevande a bassa gradazione alcolica per mercati esteri. Noi ignoriamo bellamente le innovazioni per l’estero e ci diamo senza remore alle bollicine 🥂🤪

Lasciata Canelli raggiungiamo Barbaresco. Lì abbiamo appuntamento con Bea, una ragazza che avevo conosciuto nel viaggio in Norvegia del 2020 (link qui) e che abita non troppo lontano da qui. Barbaresco è un paesino molto piccolo che occupa la sommità di una rocca che si erge su un’ansa del fiume Tanaro. Visitiamo tutti insieme la Torre di Barbaresco che ospita al suo interno una mostra dedicata ad Andy Warhol. Dalla sommità della torre poi si domina tutto il circondario con una vista mozzafiato da cui spicca il profilo del Monviso.

Pranziamo a due passi dalla Torre sulla terrazza dell’azienda Boffa Carlo con un tagliere misto ed un buon bicchiere di Barbera d’Asti. Terminiamo la nostra visita nella chiesa sconsacrata di San Donato, trasformata in enoteca comunale.

Nel pomeriggio ci spostiamo ad Alba. Famosa per la sua Fiera Internazionale del Tartufo Bianco, con i suoi prezzi da capogiro, e per la Ferrero, Alba si presenta subito come un centro vivace e operoso. Una sagra nella Piazza del Duomo ci accoglie con banchetti e tanta allegria. Facciamo un giro veloce – che comunque comprende la scalata del campanile della Chiesa di San Giuseppe – per poi essere puntuali al tour già prenotato di Alba Sotterranea (link qui). Guidati da un archeologo professionista siamo scesi al di sotto di alcuni edifici del centro città dove sono state rese fruibili le rovine della città romana prima e medioevale poi. Come spesso accaduto in molte città italiane, anche qui alla città romana in rovina si è sovrapposta quella medioevale.

Per cena avremmo dovuto prenotare un locale maaaaa… non l’avevamo fatto 🤷🏻‍♂️ ed è risultato impossibile trovare anche un buco libero ad Alba. Poco male, su suggerimento di Claudio basta una telefonata e, presa la macchina, raggiungiamo il ristorante Civico 18. Vicino Asti, a venti minuti da Alba. Lontano per chi abiti qui ma “dietro l’angolo” per noi abituati alle distanze di Roma.

31 Ottobre

Come prima tappa della giornata raggiungiamo Monforte d’Alba. La parte antica del paese è caratterizzata dalle case tutte addossate sul pendio del colle. Le stradine ripide salgono fino alla sua piazza e al famoso anfiteatro a cielo aperto, con una vista che spazia sui vigneti circostanti e sul panorama sottostante.

L’anfiteatro a cui accennavo è l’Auditorium Horszowski, un anfiteatro ricavato dalla pendenza morfologica naturale del terreno, inaugurato nel 1986 dal famoso pianista Mieczysław Horszowski. L’anfiteatro si presenta a gradoni rivestiti di erba e si presenta con un palco costituito da un muro di cinta e il portale dei giardini Scarampi. L’auditorium ha un’acustica così perfetta che è stato sede di rappresentazioni teatrali, proiezioni di film, grandi concerti tenuti da artisti illustri (come ad esempio Paolo Conte e Massimo Ranieri) e della rassegna nazionale di musica Jazz, Monfortinjazz.

Dopo un’altra foto su una panchina gigante (ammetto che ce ne sono talmente tante sulle mappe che dopo un po’ tendevamo ad ignorarle a meno che non fossero proprio sul nostro cammino) siamo andati a La Morra. Anche questo un piccolo borgo ma con una terrazza che permette alla vista di spazzare su buona parte del circondario. Approfittiamo per una rapida pausa pranzo perso Mangè (link qui) per poi spostarci a Barolo.

Lasciata La Morra ci fermiamo alla Cappella del Barolo, una chiesetta tutta colorata nei pressi del vigneto di Brunate. La chiesetta in origine era stata costruita ma mai consacrata ed utilizzata solo per il ricovero di attrezzi. La sua trasformazione in istallazione artistica fu dovuta all’artista britannico David Tremlett, che era in vacanza nelle Langhe. Tremlett coinvolse Sol Lewitt nell’impresa e nel 1999 portarono a nuova vita l’edificio.

Tappa successiva Barolo, nel cui castello era in corso il Wine Tasting Tour (link qui), una manifestazione enogastronomica dove era anche possibile degustare fino a 36 diversi vini della zona, serviti dai dispenser Enomatic. Grazie ad una card elettronica era possibile mescere un assaggio, mezzo bicchiere o un bicchiere intero e pagare il totale direttamente alla fine del tour.

Dopo la visita di Barolo raggiungiamo la nostra ultima prenotazione per una degustazione, presso la cantina Fratelli Serio e Battista Borgogno (link qui). L’azienda sorge sul colle di Cannubi, riparato da colli più alti e quindi in una posizione ideale per la coltivazione delle vigne. Ma un’altra caratteristica di Cannubi è l’essere al confine tra due diverse conformazioni del terreno che caratterizzano due diverse zone delle Langhe.

Nello specifico le colline del Barolo sono nate per sollevamento del mare nel periodo miocenico terziario e sono ricche di calcare. Ma la composizione del terreno è varia: da tempo sono note due zone dette Tortoniana ed Elveziana e la differente composizione del terreno da origine a vini con caratteri ben definiti: all’Elveziano, ricco di marne grigie brune molto compatte, appartengono i comuni di Serralunga d’Alba, Monforte e Castiglione Falletto. Da queste zone si ottiene un Barolo strutturato, alcolico, atto ad una lunga conservazione. Al Tortoniano, ricco di marne azzurre, meno compatte, appartengono i comuni di La Morra e Barolo. Il Barolo ottenuto è meno strutturato, di eccezionale finezza olfattiva e adatto a un invecchiamento più limitato.

Dopo una abbondante degustazione – dove apprezziamo anche il barolo chinato! – ci spostiamo per cena ad Acqui Terme, una città dai palazzi eleganti e con questa Piazza della Bollente dalla cui fontana salgono i fumi dell’acqua a 74 gradi! Ceniamo all’Angolo Divino (link qui) e dopo cena abbiamo il tempo per un’altra rimpatriata con Mariella e Luciano, una coppia di Nizza Monferrato che avevo conosciuto nel viaggio in Uzbekistan (link qui)

1 Novembre

Per il ritorno optiamo per un’unica tirata. Partiamo senza troppa fretta – dobbiamo mettere in sicurezza nel bagagliaio il bottino di bottiglie acquistate nelle varie cantine – ma nel pomeriggio siamo di ritorno a Roma.