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2024

Seychelles

iPhone 12 Pro, Nikon D5300, Nikkor 18-200

Le Seychelles sono una località fantastica: mare turchese, spiagge bianche e rocce di granito rosa smussate dagli agenti atmosferici a fare da contorno. Capodanno però è risultato un periodo dubbio per andare. Il meteo è stato variabile, da giornate di sole pieno a periodi di pioggia battente. Chiedendo in giro anche le risposte che abbiamo collezionato sono state parimenti variabili. Si andava dal tassista che ci diceva: piove da agosto (stagione secca) e non è normale (il nostro classico “non ci sono più le mezze stagioni”) a chi ci diceva che in fondo siamo ancora nella stagione delle piogge e che qualche rovescio, anche corposo, sia normale. Fatto sta che un paio di giorni di sole pieno siamo riusciti a goderceli. E che la pioggia battente l’abbiamo avuta solo la sera di capodanno (niente festa in spiaggia ma piano b con alcool e musica al chiuso) e la mattina del primo gennaio (ma avevamo il traghetto da Praslin a La Digue, quindi ci siam persi poco) e l’ultimo giorno (sul traghetto per Mahe). E pure col tempo velato, son sempre trenta gradi e spiaggia e bagno non ce li ha tolti nessuno!

Sono andato con Avventure nel Mondo (link qui), una formula che chiamano Seychellesexpress da 10 giorni che però, grazie ad un loro pessimo piano voli, si è compressa in sei giorni pieni.

28-29 Dicembre

Mi spiego meglio. Perché non partire il 28 dicembre alle 23, fare scalo ad Addis Abeba ed arrivare alle 14,30 del 29 dicembre a Mahè?!? È tanto che viaggio con Avventure nel Mondo come tour operator e sono sempre stato abbastanza fortunato con i piani volo. Questa volta no e mi resterà il dubbio se avessi fatto meglio a rinunciare al viaggio. Però era molto tempo che volevo andare alle Seychelles ed in passato le date proposte non si incastravano mai con le mie ferie. Questa volta si ed ho preferito far finta che la logistica mi andasse bene.

Comunque sia, siamo arrivati a Mahè nel pomeriggio e se ci fossimo affidati al traghetto di linea per spostarci a Praslin (si pronuncia pralèn) con i tempi saremmo stati sul filo del rasoio. Abbiamo invece optato per un più comodo trasferimento privato su motoscafo, così da avere agio per recuperare i bagagli, cambiare parte del contante in rupie locali e sbarazzarci degli abiti pesanti con cui eravamo partiti. Io ho anche attivato una esim con traffico dati illimitato acquistata con Holafly (per chi non lo sapesse, la esim è una sim virtuale che permette ai cellulari che la prevedono di dirottare il traffico dati su un operatore locale mantenendo quindi la connettività di rete come se fossimo in Italia).

La popolazione delle Isole Seychelles è composta dai discendenti degli schiavi africani portati sulle isole per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero, cocco e tè sviluppate dai colonizzatori europei (prima francesi e poi inglesi). Successivamente si unirono a loro lavoratori a contratto cinesi e indiani. Nel tempo si è verificata una notevole mescolanza delle quattro razze (vale a dire europea, cinese, indiana e africana) con il risultato che la gente delle Seychelles, i “Seychelloise”, hanno caratteristiche fisiche uniche. La loro cultura e lingua sono chiamate “creole”, una miscela di francese e africano con un tono cantilenante unico per tutte le isole del gruppo Mascarene, gruppo di isole che comprende anche La Réunion e le Isole Comore.

La popolazione è a maggioranza cristiana e quindi siamo arrivati in un posto caldo ma pieno di addobbi natalizi: lucine, babbi natale, cose così che alla temperatura di 30 gradi fanno sempre una sensazione strana. Dall’imbarcadero un pulmino privato ci ha portato alla nostra residenza: Casadani Luxury Guest House (link qui), dove avevamo già prenotato la cena per non doverci sbattere dopo il lungo viaggio.

30 Dicembre

Il sole splende su di noi e sulla nostra giornata di escursione alla Ile Curieuse. L’isola originariamente era chiamata Ile Rouge per via del terreno rosso che la caratterizza, ma fu poi ribattezzata “La Curieuse” in omaggio alla nave “Curieuse“ con cui l’esploratore Marion Dufresne ne solcò le acque nel 1768.

Abbiamo prenotato il tour con Ziblo Boat Charter (link qui), che fa base a Cote d’Or, una bella spiaggia sul lato nord di Praslin. Ci accompagna come guida la signora Elena, italiana da vent’anni trapiantata alle Seychelles. Dal 1833 alla metà del 20° secolo Curieuse fu sede di una stazione di quarantena per lebbrosi. Oggi solo pochi ruderi e la vecchia Casa del Dottore, un piccolo edificio coloniale francese del 1870 ora adibito a museo e centro visitatori, sono testimoni di questa epoca.

Dopo una breve traversata effettuata su due imbarcazioni, pendiamo terra sulla bianchissima spiaggia di Anse Jose.

Seguiamo Elena al centro visitatori. Qui, oltre ad un bagno ed una doccia, c’è un grande spazio coperto dove ci prepareranno e serviranno il pranzo, una nursery per le giovani tartarughine e… un certo numero di enormi tartarughe di terra che brucano tranquillamente il prato! Sono circa 500 le tartarughe giganti di Aldabra che popolano quest’isola. L’atollo di Aldabra, che si torva più o meno a metà strada tra Mahè e le Isole Comore, ospita circa 100 000 tartarughe giganti, la più grande popolazione mondiale di questi animali. Storicamente, tartarughe giganti come quella di Aldabra erano comuni in molte isole dell’oceano Indiano occidentale, così come in Madagascar, e la documentazione fossile indica che un tempo le tartarughe giganti erano molto più comuni, ed erano presenti in ogni continente e in molte isole con l’eccezione dell’Australia e dell’Antartide. Si pensa che molte delle specie presenti nelle isole dell’oceano Indiano siano state portate all’estinzione dalla caccia eccessiva da parte dei marinai europei, e già nel 1840, con l’eccezione della tartaruga gigante di Aldabra, tutte le tartarughe giganti degli atolli indiani si estinsero. Ragion per cui l’accesso all’atollo è severamente regolamentato e precluso ai turisti.

Per darvi un’idea delle dimensioni di queste tartarughe contate che il loro carapace è lungo in media 122 centimetri ed hanno un un peso medio di 250 kg. Elena ci spiega tutto sulle tartarughe giganti, da cosa mangiano alle loro abitudini. In questa zona ce ne sono quattro-cinque che girano indisturbate. Elena ci fa anche notare come il prato all’inglese sia perfetto, salvo qualche stelo che spunta qua e là. Questo perché le tartarughe brucano assiduamente solo le piante di cui si nutrono, ignorando le altre. Assistiamo anche a due tentativi di accoppiamento, con questi massicci maschi che salgono sul carapace della femmina. Ma lei, nonostante il peso, resta indifferente ai tentativi e prosegue a brucare nonostante le insistenze del maschio. Che finite le energie poi scivola a terra e lì resta mezzo morto Insomma delle scenette ilari che suscitano i nostri più disparati commenti

Elena ci accompagna poi in una passeggiata di un chilometro circa da Anse Jose ad Anse Laraie e ritorno. Il percorso è reso agevole da una lunga passerella che permette di ammirare la foresta di mangrovie, dove coesistono sei delle sette specie di mangrovie delle Seychelles. Fun fact: Elena ci sottolinea come questa sia la passerella più lunga dell’arcipelago, ben 433 metri. Ma anche che sia l’unica passerella dell’arcipelago. Al Ministero del Turismo piace vincere facile.

Dalla passerella comunque è possibile ammirare numerosi granchi, alcuni belli grandi ed altri, come i granchi violino, molto piccini.

Concluso il tour torniamo in spiaggia e ci dedichiamo ad un primo bagno. Il sole splende, l’acqua è calda e turchese. Ci scateniamo con le foto soprattutto sul finire della spiaggia, dove i graniti così tipici rendono il panorama da sogno.

Dopo pranzo è tempo di altro relax in spiaggia e poi di snorkeling. Con i due motoscafi andiamo prima davanti Anse Laraie e poi davanti l’isoletta di St. Pierre. Lo snorkeling sinceramente non è eccezionale. Da quello che ci spiegano, qui i coralli crescono sulle rocce anziché costituire una classica barriera. Sicuramente una condizione unica ma, sebbene ci siano molti pesci a gratificare lo snorkeling, manca quello spettacolo multicolore a cui normalmente associamo le immersioni nelle acque tropicali.

Comunque sia, paghi della nostra gita, torniamo a Cote d’Or dove la Ziblo ci offre una degustazione di rum! Tre bottiglie di marca Vasco. Un rum all’aroma di vaniglia e cocco (24 gradi), un rum con aroma di caffè (anche lui 24 gradi) ed un rum scuro a 40 gradi. Grande entusiasmo del gruppo per il primo (che non mancherà nei nostri dopocena successivi) anche se io l’ho trovato troppo stucchevole ed avrei preferito puntare alla versione classica.

Rimaniamo a Cote d’Or per cercare un locale dove poter festeggiare il capodanno. Sebbene la spiaggia non sia grandissima, questa è la zona più viva dell’isola ed in effetti ci sono vari resort con i rispettivi locali costruiti direttamente al bordo della spiaggia. Ci fermiamo al Cafe des Arts (link qui) dove, tra una birra ed un bagno, aspettiamo il tramonto.

Prese le nostre info (organizzano festa con musica sulla spiaggia, si può venire anche dopo cena e pagare il biglietto che include due drink) torniamo al nostro residence e, docciati, andiamo a cena al Lobster Bay Restaurant (link qui).

31 Dicembre

Prima tappa della giornata, visita guidata alla Vallée de Mai (link qui). Questa valle è un’area naturale protetta, iscritta tra i patrimoni naturali dell’UNESCO. Sebbene possa essere visitata in autonomia, abbiamo preferito avere una guida che ci illustrasse storia, fauna e flora di questo parco. Ed anche in questo caso a farci da guida abbiamo un italiano, Vincenzo. Sardo e da diciott’anni trasferitosi alle Seychelles.

Vincenzo si rivela una guida molto preparata ed appassionata (ha anche da poco inaugurato una struttura residenziale molto carina che trovate qui). La Vallèe deve la sua unicità agli oltre 1.400 esemplari del leggendario Coco de Mer che vi si trovano. Il Coco de Mer è la palma con la più grande noce del mondo e cresce spontaneamente solo sulle isole di Praslin e di Curieuse. Ha un tronco perfettamente dritto e grandi foglie a forma di ventaglio. L’albero femmina produce un frutto a forma di cuore (o meglio di grembo di donna… ça va sans dire) che può pesare fino a 25 kg – Vincenzo ci fa posare con un esemplare di circa 16 kg!

A causa della sua forma insolita aveva in passato un grande valore tra le coppie di amanti ed era considerato un tesoro ambito tra le corti reali. Dall’aspetto non meno bizzarro tuttavia sono gli alberi maschi di questa specie: possiedono infatti infiorescenze a forma fallica che sporgono per vari metri dalle corone di foglie! Non c’è da meravigliarsi quindi se in passato si fosse diffusa la leggenda che il maschio e la femmina di questi alberi si accoppiassero tra di loro in segreto durante la notte.

La palma è a rischio di estinzione. Per questo è vietato il consumo del coco de mer (sembra abbia un sapore unico e che sia molto buono, oltre ad avere capacità vasodilatanti – quindi può dare ipotensione ma può anche avere un effetto simil viagra) ed il commercio dei semi è strettamente regolamentato. Se ne vendono circa un migliaio l’anno, muniti di certificato di originalità ed al prezzo variabile tra i 200€ ed i 600€.

Avevo attribuito all’inizio di questo capitolo al coco l’aggettivo di leggendario. E l’ho fatto a bella posta, perché finché non furono scoperte queste isole un alone di mistero ammantava l’origine di questo cocco così originale.

Come ho accennato il seme è molto pesante e alla maturità è privo di mallo. Questo fa sì che, casomai finisca in mare, prima affondi e solo poi, marcendo e producendo al suo interno gas, galleggi – sebbene sia ovviamente ormai incapace di riprodursi, fatto che ne rende impossibile la diffusione naturale mediante il trasporto con galleggiamento mediato dalle correnti marine, come avviene per la classica palma da cocco! I coco quindi venivano ritrovati sulle spiagge delle Maldive dai pescatori o in mare dai mercanti occidentali che, non trovando mai a terra la pianta di origine, erano arrivati a supporre che si trattasse dei frutti di un albero che crescesse sotto la superficie del mare! Da cui il nome di coco de mer.

Anche la biologia della pianta ha il suo fascino. Il metodo di impollinazione non è ancora ben chiaro. Vincenzo ci riportava fosse mediato dal vento, sebbene la pianta femmina abbia uno stigma (la parte superiore del pistillo su cui si posa il granulo pollinico) con un’area di non più di 4 mm2 e rimanga ricettivo per un periodo di tempo molto breve. Incuriosito ho fatto qualche ricerca ed ho trovato questo paper pubblicato su Academia.edu (link qui) dove si afferma che possano essere invece delle mosche della famiglia delle Dolicopodidi (note anche come mosche dalle zampe lunghe) a svolgere la mansione di impollinatori. Quello che comunque colpisce è lo scarso successo nel processo di impollinazione, visto che sulla pianta femmina sono presenti solo pochi cocchi rispetto al potenziale complessivo.

Molteplici specie animali endemiche delle Seychelles utilizzano questa palma come rifugio e cibo, tra cui il pappagallo nero delle Seychelles, il bulbul delle Seychelles (un passeriforme) e diverse specie di geco. Oltre alla pianta del coco, la Vallée ospita anche sei delle sette specie di palme delle isole e molte altre varietà vegetali. È anche una zona ricca di sorgenti di acqua dolce.

Lasciata la Vallée de Mai raggiungiamo Anse Lazio (pronunciare sempre ala francese: ans laziò). Mentre quando eravamo sotto il folto delle palme il tempo era discreto (sole e qualche rapido scroscio tropicale, con noi tranquillamente al riparo sotto le ampie foglie del palmeto), adesso è più velato. Ci godiamo mare e spiaggia e pranziamo in ordine sparso chi con un gelato, chi con della frutta e chi, tra cui il sottoscritto, con un pesce in salsa creola al Le Chevalier Bay Restaurant (link qui). Per raggiungere la spiaggia del pomeriggio ci dividiamo. Alcuni preferiscono raggiungerla a piedi grazie ad un sentiero lungo la costa. Io, non fidandomi del meteo, preferisco andare col grosso del gruppo sul pulmino. Raggiungiamo il campo da golf del Lemuria Resort (roba da ricchi… guardate qui) e pagato il pass raggiungiamo la spiaggia attraverso un sentiero che si snoda tra le buche.

Anse Georgette è un angolo incantevole se non fosse… per il diluvio che ci investe già nel campo da golf. Ma dopo un po’ spiove e comunque… fa caldo: bagno e birra, chè il baretto sulla spiaggia ha riaperto appena ha smesso di piovere. Anche il gruppetto a piedi ci raggiunge. Si son divertiti, sebbene il momento di pioggia battente non sia stato il massimo tra le rocce.

Torniamo a Casadani per riposarci e prepararci per il capodanno. Piove a dirotto ormai e la festa sulla spiaggia a Côte d’Or è ampiamente sfumata. Mettiamo subito in atto il Piano B!!! Un manipolo anfibio raggiunge il market più vicino per acquistare bollicine ed altro alcol. La cena l’avevamo già prenotata qui e la direzione ci garantisce una cassa bluetooth per la musica.

1 Gennaio

Stamane ha smesso di piovere (per poco) e ne approfittiamo per passeggiare lungo la spiaggia vicino Casadani. A metà mattinata raggiungiamo l’imbarcadero del traghetto a Baie St. Anne (link qui) e sotto la pioggia lasciamo Praslin per raggiungere La Digue (si pronuncia ladigh).

Un transfer ci recupera al porto e ci porta alla nostra nuova sistemazione: Villa Veuve Casadani Hotel – annex apartments (link qui). I nostri appartamenti sono pronti ed accoglienti ma le biciclette che avevamo prenotato non sono ancora disponibili. La Digue infatti è un’isola molto piccola e si gira tranquillamente in bicicletta.

Comunque sia torniamo nella zona del porto e pranziamo indiano al Tarosa Bar and Restaurant (link qui). Il meteo è nuvolo ma non ci facciamo scoraggiare e, dopo pranzo, a piedi raggiungiamo Anse Severe. È una spighetta carina, con acqua molto bassa prima di una barriera corallina che rende il mare molto calmo.

Non ci tratteniamo molto e proseguiamo verso Anse Patates. Più piccola, niente barriera e quindi con mare più agitato e belle rocce granitiche a fare da contorno si rivela un bel posto per passare il pomeriggio.

Per l’ipotetico tramonto (spoiler: col cielo coperto ovviamente non si vedeva nulla) siamo tornati ad Anse Severe dove ci sono anche un’altalena e dei baretti per goderselo. Comunque il primo gennaio è festivo e turisti o non turisti i baretti sono chiusi. Però l’altalena è libera 😇

Per cena ci fermiamo direttamente al Natural Bar Grill & Drinks (link qui), specializzato in barbecue di carne o pesce. Ovviamente noi optiamo per il pesce!

2 Gennaio

Finalmente muniti di bici e con un sole che spacca le pietre a splendere in cielo decidiamo di andare verso quella che dovrebbe – e sarà – la più bella spiaggia di La Digue.

Prima biciclettata per raggiungere la spiaggia di Grande Anse. Una spettacolare larga spiaggia bianchissima, palme e rocce ad incorniciarla, onde alte e potenti a rendere entusiasmante il bagno (per chi non ha paura di giocare coi cavalloni ovviamente). Ah… pochissima ombra. Se ci andate accaparratevi subito la poca che trovate o portatevi qualcosa per crearvela. Il sole picchia!

Dopo esserci goduti un po’ Grande Anse decidiamo di proseguire. Indossiamo le scarpette da scoglio ed attraverso un sentiero che scavalca una collinetta rocciosa in una decina di minuti siamo a Petit Anse. Ma non ci fermiamo perché in nostro obiettivo è alla fine del sentiero. Dopo un saliscendi più ripido tra le rocce si apre davanti a noi la magnifica, la splendida Anse Cocos!!! (Si pronuncia ans cocò)

Frequentata da pochissimi turisti, acqua cristallina, una piscina naturale che si apre ad uno dei margini della spiaggia, baretto che offre succhi di frutta e cocktail, ristorantino con pesce freschissimo grigliato mentre voi vi godete gli ultimi bagni della mattinata. Pure un po’ d’ombra sotto le palme. Cosa volere di più?!? Nulla… e quindi passiamo qui tutta la giornata.

Visto che il tempo regge, per il tramonto ci spostiamo a Anse Source d’Argent. Ora io ve lo dico ma ovviamente è la mia opinione. Questa è una delle spiagge più belle e rinomate di La Digue e delle Seychelles. Ma vista dopo Anse Cocos…

Comunque qui sono state girate alcune scene di film come “Emanuelle”, “Robinson Crusoe – La storia vera”, “Cast Away” e molte pubblicità commerciali. Il posto è bello ma appunto un po’ troppo affollato e commerciale (sempre per i parametri delle Seychelles, dove l’ingresso dei turisti è contingentato e commerciale si limita ad un baretto più strutturato ed all’affitto di kayak). Il fascino di questa spiaggia è l’alternarsi di graniti, sabbia e palme che regalano scorci unici. Qui inoltre è possibile anche fare snorkeling direttamente dalla spiaggia, perché come già accennato alle Seychelles i coralli crescono direttamente sugli scogli.

Ceniamo al Reggae Bar (link qui), un bar/ristorante ispirato a Bob Marley e appunto al reggae. Evitate i posti troppo vicini alle casse della musica. Ho finito la cena che ero stonato

3 Gennaio

Oggi avremmo avuto una escursione in barca con snorkeling presso le isole di Petite Soeur, Grande Soeur e Felicitè. Ma il meteo volge al brutto e lo stesso skipper ci sconsiglia l’uscita. Ci disperdiamo a gruppetti per l’isola e con alcuni pedaliamo sulla strada a nord, superando Anse Patates per raggiungere la fine della strada ad Anse Fourmis. Il tempo sta per non reggere più e, tornando indietro, ci fermiamo al Chez Jules Restaurant (link qui) presso la vicina Anse Banana per gustare un succo di frutta o un the mentre fuori viene giù un diluvio. Abbiamo fatto bene a rinunciare alla barca.

Più tardi ci riuniamo col gruppo al Chez Marston Restaurant (link qui) per pranzo per poi passare il pomeriggio in spiaggia alla Anse Source d’Argent – sembra che per oggi abbia piovuto abbastanza anche se il sole non riesce a fare capolino. Per accedere alla spiaggia bisogna comprare per una decina d’euro circa il biglietto d’accesso alla Union Estate Farm (link qui), un’azienda agricola coloniale dove si possono ammirare tartarughe giganti, piantagioni di vaniglia e la Plantation House, uno dei più vecchi esempi di architettura coloniale delle Seychelles. Acquistato nel pomeriggio però il biglietto resta valido anche il giorno successivo.

Vista la giornata difficile andiamo a cena al locale più in dell’isola: il Fish Trap Restaurant & Bar (link qui).

4 Gennaio

Il tempo regge e torniamo nuovamente all’Anse Source d’Argent per un’escursione sui kayak trasparenti della Crystal Water (link qui). Optiamo per il tour di un’ora così da poter ammirare dal mare la costa. Certo col cielo coperto perdiamo i fantastici colori dell’acqua, però comunque le rocce sotto cui siamo stati nei giorni precedenti assumono maggior interesse viste dal mare: abbiamo le rocce che si baciano, due enormi graniti che formano un coco de mer e tante altre conformazioni che la nostra paraidolia rende vivide.

Dopo il kayak, di nuovo in bici. Il cielo si sta aprendo e ce ne torniamo a Grande Anse. Pranziamo sparsi, io un piatto veloce al Loutier coco (link qui), un ristorantino alle spalle della spiaggia, e ci godiamo finalmente il sole nella nostra ultima giornata di mare.

Per il tramonto saliamo (anzi: ci facciamo portare con un transfer) al Belle Vue (link qui), un baretto/ristorante sulla cima dell’Eagle’s Nest Mountain, a 300 metri d’altezza. Le nuvole si sono riaddensate ma il panorama è spettacolare.

Per la sera siamo di nuovo al Reggae Bar che ci aveva promesso un barbecue. Ok… in realtà il pesce l’hanno cotto in cucina ed il barbecue serve solo a riscaldare le pietanze di contorno. Ma è comunque tutto buono ed abbondante

5 Gennaio

Piove a dirotto ma tanto noi dobbiamo prendere il traghetto per Praslin-Mahe. Si balla (per chi non è abituato al mare grosso) o è un viaggio noioso (per chi invece è abituato). A Victoria, la capitale dell’arcipelago, il meteo è più clemente – smette di piovere mentre sbarchiamo.

Andiamo a visitare il Sir Selwyn Selwin Clarke Market, un vivace mercato coperto risalente al 1840 dove sono venduti pesci, fiori, frutta e verdura locale. Neanche entriamo che restiamo basiti dal bancone del pesce su cui vagano indisturbati degli aironi (o comunque uccelli simili agli aironi). Come sempre diffidare dalle apparenze e chiedere spiegazioni a ciò che non si capisce ci aiuta ad allargare i nostri orizzonti. Gli uccelli non sono lì a beccare il pesce ma gli insetti che sennò vi si poggerebbero sempre sopra!!!

Pranziamo velocemente al News Cafe (link qui) per poi spostarci verso la zona della Clock Tower – un mini Big Ben argentato – e del National Museum of History. Dopodichè è ora di andare in aeroporto